Corriere di Verona

UN VIAGGIO NELLA BELLEZZA DI DOLOMITI E ALPI GIULIE TRA OTTOCENTO E NOVECENTO

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danno alle stampe The Dolomite Mountains. Tra il 1861 e il 1863, con le mogli al seguito, i due turisti setacciano l’allora quasi sconosciut­o territorio dei rilievi che incornicia­no il nordest italiano. È l’inizio della fama per le Dolomiti, che diventano di moda oltre Manica come elitaria meta del Grand Tour.

Promossa da Comune di Conegliano e Civita Tre Venezie, la rassegna prende avvio col volume dei due inglesi a cui è accostato il best seller Il Bel Paese (1876) dell’abate Antonio Stoppani, che dedica i primi capitoli alle Alpi Carniche

e ai Monti Pallidi. Quindi le tele di Cortina del pittore ed esperto alpinista Edward Theodore Compton, insieme topografic­he e dalle pennellate impression­iste. Dalla montagna romantica alla pittura del vero, è una gara di virtuosism­i cromatici, a catturare il variare di luci e stagioni e a intrappola­re il sentire dello scenario alpestre, da Giovanni Danieli a Giovanni Salviati - con le sue rosate Cime di Lavaredo e vette de La Marmolada - e al suo maestro Guglielmo Ciardi, che si inerpica dal Grappa all’Altipiano di Asiago e alle Dolomiti con cavalletto e tavolozza, «stordito» dalla luce montana. Echi simbolici, rimandi biblici, atmosfere rarefatte dominano i lavori di Francesco Sartorelli e la sua elegiaca l’Ave Maria (1890), di Traiano Chitarin con la Giuliva alba dal Grappa -Luce (1924) di stampo divisionis­ta e di Teodoro Wolf Ferrari con Val Vescovà,

che ha i colori della modernità.

Una sala è dedicata all’abilità di alcuni artisti nel rappresent­are lo scintillan­te bianco del manto nevoso. Esempi sono il grande Monte Serva (1896) di Millo Bortoluzzi e le vallate cadorine di Carlo Costantino Tagliabue e Tito Zivelonghi. Ma ecco i contrappun­ti dell’excursus, il primo dei quali è negli ammiccanti manifesti della Collezione Salce (spiccano quelli di Franz Lenhart) che raccontano una montagna felice e dinamica promovendo Cortina e le sue manifestaz­ioni sportive.

Le altre interpunzi­oni sono ritratti: alla pioniera dell’alpinismo al femminile Irene Pigatti; a Giuseppe Mazzotti, autore del fortunato La montagna presa in giro (1931); e a Napoleone Cozzi e i suoi deliziosi acquerelli sulle Dolomiti Friulane. Il più noto cantore delle alture carniche è Giovanni Napoleone Pellis. Il monumental­e Viatico in montagna è la silenziosa raffiguraz­ione di un corteo funebre nel borgo di Sauris di Sopra nella Valle dei Lumiei. Spettacola­ri sono le Grotte di San Canziano di Ugo Flumiani, un groviglio dai forti contrasti chiaroscur­ali di gallerie e caverne ricoperte da stalattiti e stalagmiti che si specchiano nell’acqua. Altre guglie e crinali, il finale varca i confini esplorando picchi sloveni e croati. Nuovi valori mistici al paesaggio innevato trapelano dalle tele moderniste e sintetiste di Gabrijel Jurkic.

La montagna, aspra e dolce al contempo, come incessante fonte d’ispirazion­e.

La rassegna

È un itinerario visivo tra romanticis­mo, verismo e simbolismo

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