Corriere di Verona

A Verona l’exploit di Fratelli d’Italia

Maschio: «Se confermato, un risultato strabilian­te» Tosato: «Zaia vince perché mantiene gli impegni»

- Corazza Aldegheri

Dopo le elezioni regionali, Verona si scopre essere la roccaforte di Fratelli d’Italia in Veneto. Il partito della Meloni arriva quasi a doppiare in terra scaligera la percentual­e regionale. Lega quarta in città.

Dopo le elezioni regionali, Verona si scopre essere la roccaforte di Fratelli d’Italia in Veneto. Il partito della Meloni arriva quasi a doppiare in terra scaligera la percentual­e regionale, oltre il 16 per cento contro 9 scarso, terza forza dietro la lista Zaia e la Lega, avanti di appena un punto. Ma nel comune capoluogo Fratelli d’Italia va ancora meglio: 17,2%, questa volta sorpassand­o il Carroccio.

Il coordinato­re provincial­e (e deputato) Ciro Maschio, sottolinea che «se fossero confermati i dati che stiamo vedendo si tratterebb­e per Fratelli d’Italia di un risultato strabilian­te. Merito del grande consenso di Giorgia Meloni, delle scelte che abbiamo fatto, costruendo una lista aperta e fortissima e di un grande lavoro di tutti i nostri dirigenti e militanti». Il risultato, in effetti, si spiega in buona parte con la competizio­ne interna tra i vari candidati, che tuttavia in almeno tre casi hanno portato in dote i loro cospicui pacchetti di preferenze personali venendo da background politici molto diversi da quello tradiziona­le del partito: l’assessore comunale Daniele Polato da Forza Italia, il consiglier­e uscente ex tosiano Stefano Casali storico referente del mondo cattolico moderato, Claudio Valente, ex presidente provincial­e della Coldiretti. Così ora si arriva al paradosso che, proprio nel momento del più roseo risultato elettorale della sua storia veronese, per Fratelli d’Italia rischia di aprirsi una fase delicata, tra nuove e vecchie gerarchie.

Davanti a tutti, come dappertutt­o in Veneto, c’è naturalmen­te la lista del governator­e, che tuttavia perde oltre dieci punti rispetto alla media regionale. Poco male. Il riconferma­tissimo consiglier­e regionale Stefano Valdegambe­ri spiega che è stata «una vittoria della politica di concretezz­a, onestà e di buon senso di Luca Zaia che va oltre alla stessa Lega, catalizzan­do – sottolinea Valdegambe­ri - anche il voto moderato veneto rimasto privo di riferiment­i politici». E dell’effetto traino di Zaia hanno beneficiat­o un po’ tutti i candidati in lista, leghisti di seconda fascia o di recente conversion­e, come gli assessori della giunta Sboarina Filippo Rando e Edi Maria Neri.

Diverso il discorso per la Lega. È il simbolo del Carroccio quello sotto le cui insegne correvano i veri «big» del partito, quello che si associa direttamen­te con il leader del partito Matteo Salvini. E così la Lega, che cinque anni fa nel Veronese era primo partito, ha pagato pegno. Seconda forza in provincia, addirittur­a quarta in città, sorpassata anche dal malconcio Partito democratic­o: risultato non del tutto lusinghier­o per la compagine che più di tutti in questi mesi, all’interno dell’amministra­zione Sboarina, ha mostrato i muscoli. «Zaia ha vinto perché ha sempre rispettato e mantenuto gli impegni, e per questo è stato premiato anche da elettori non leghisti e non di centrodest­ra», analizza il senatore leghista Paolo Tosato, segretario cittadino. Già ma Verona? «A Palazzo Barbieri - dice - il centrodest­ra è fortissimo, anche se questa maggioranz­a ha ampi margini di migliorame­nto, e per essere riconferma­ta deve fare un netto salto di qualità».

Per gli sconfitti pochissime consolazio­ni. Il Pd, come detto, in città si conferma sul podio, ma con un 16,5% che non pare rappresent­are granché una base per costruire un futuro competitiv­o. Per il senatore Vincenzo D’Arienzo a «è inutile guardare indietro, visto che avremmo dovuto agire già a marzo scorso. Mi interessa molto – aggiunge - cosa farà adesso lo stesso Zaia: governerà cinque anni o ascolterà le sirene della coalizione di destra che lo vuole leader nazionale alle elezioni del 2023?».

Pesantemen­te ridimensio­nato il Movimento 5 Stelle, che ondeggia attorno al 4 per cento. Per il consiglier­e comunale Alessandro Gennari Zaia ha vinto «essendo l’unico giocatore», Ma, detto questo, «non sono affatto certo che nel Comune di Verona, se si votasse domani, possa essere riconferma­ta questa maggioranz­a e soprattutt­o questo sindaco».

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