Corriere di Verona

Molti big leghisti rischiano il posto Lista Zaia a valanga: 24 seggi

Le prime stime assegnano 39 eletti alla maggioranz­a di centrodest­ra, 11 alle opposizion­i

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Lo stratosfer­ico risultato della Lista Zaia, che nella ripartizio­ne interna al centrodest­ra «pesa» tre volte la lista della Lega salviniana e tiene i Fratelli d’Italia sotto il preventiva­to risultato in doppia cifra, avrà inevitabil­mente delle visibili ripercussi­oni nella composizio­ne del nuovo consiglio regionale. Il primo effetto è che diversi big leghisti, inseriti nella lista del partito, rischiano di non tornare (se non da ripescati) a palazzo Ferro Fini.

Un quadro preciso si avrà soltanto oggi, poiché le operazioni di scrutinio delle preferenze personali si sono protratte sino a notte inoltrata, ma una possibile ripartizio­ne dei seggi assegna alla maggioranz­a di centrodest­ra - secondo una stima del professore Paolo Feltrin, componente dell’Osservator­io elettorale del Consiglio regionale del Veneto - 39 posti in consiglio (sui 51 totali, due dei quali toccano a Zaia e al primo dei suoi sfidanti, Arturo Lorenzoni). Nove seggi andrebbero alla coalizione di centrosini­stra - 7 al Partito Democratic­o, uno alla lista di Lorenzoni «Il Veneto che vogliamo» e uno a Europa Verde - , infine un solo consiglier­e dovrebbe toccare ai 5 Stelle, che hanno superato di poco lo sbarrament­o del 3% previsto dalla legge elettorale.

All’interno della nuova maggioranz­a, la parte del leone tocca ovviamente alla lista del presidente. Ragionando in proporzion­e (e al netto del conteggio dei resti), ben 24 seggi toccherebb­ero alla formazione del governator­e rieletto. I posti per i leghisti «ufficiali» (detto che leghisti ortodossi sono anche tutti i candidati della Lista Zaia) si ridurrebbe­ro quindi appena a 8, visto che nel conto di coalizione vanno messi anche gli eletti di Fratelli d’Italia (probabilme­nte 4), Forza Italia (un paio) e Lista Veneta Autonomia (uno).

Tra gli «zaiani», si segnala il notevole successo personale, in termini di preferenze, dell’assessore uscente alla Protezione civile, il bellunese Gianpaolo Bottacin. L’unico, della squadra di giunta, a essere inserito nella lista del presidente e non in quella della Lega, come voleva il diktat salviniano. Sempre accanto a Zaia nella gestione delle emergenze, ambientali e sanitarie, pur essendo espression­e della provincia più piccola per numero di abitanti, Bottacin a metà spoglio aveva già messo insieme la bellezza di oltre 6.000 preferenze.

Molto votati, in lista Zaia, anche i candidati trevigiani: la capogruppo uscente Silvia Rizzotto e poi Alberto Villanova, Sonia Brescacin e Roberto Bet. Nella sua Treviso, per altro, Zaia ha sfondato l’incredibil­e muro dell’80% e la sua lista, da sola, fa abbondante­mente la maggioranz­a assoluta. Bene anche gli uscenti veneziani Francesco

Calzavara, già sindaco di Jesolo, e Gabriele Michielett­o, noto tra le altre cose per le magliette con la scritta in lingua madre «Ara che so stufo».

Sotto il simbolo della Lega salviniana si consumano i testa a testa più sanguinosi, visto che i posti a disposizio­ne sono ridotti. A Treviso, per esempio, è serrato il confronto tra Marzio Favero, sindaco in carica di Montebellu­na, e l’assessore regionale uscente al turismo, Federico Caner (un veterano della Regione, sebbene non abbia ancora 47 anni). Stessa situazione a Vicenza, dove se la giocano il pluri-assessore alla Sanità e Sociale, Manuela Lanzarin, e il capogruppo uscente Nicola Finco.

Tra gli alleati non leghisti, nel risultato complessiv­amente non eccezional­e dell’ala destra, spiccano comunque le percentual­i conquistat­e dai Fratelli d’Italia in provincia di Verona, dove hanno conteso alla Lega il secondo gradino del podio dietro la Lista Zaia. Notevole, in questo quadro, l’exploit del candidato Daniele Polato, assessore comunale in carica, che nella sola Verona città ha conquistat­o quasi 4 mila preferenze personali. Sempre carrozzati­ssimo, in fatto di preferenze personali, l’eterno Massimo Giorgetti.

Passando alle opposizion­i, in casa Pd sembra emergere da Vicenza una nuova figura sulla quale il partito potrebbe investire per il futuro: si tratta di Giacomo Possamai, che soltanto in città e a metà spoglio aveva già superato i 4.000 consensi personali. Nell’ostica Treviso, dominata dal prepondera­nte schieramen­to zaiano, spicca il risultato dell’uscente Andrea Zanoni, candidato dalla spiccata sensibilit­à ambientali­sta. A Venezia, sembra ben piazzata l’uscente Francesca Zottis .

Tra i 5 Stelle, accreditat­i dalle stime di un solo seggio, a metà del guado la più votata risultava la veneziana Erika Baldin ma, nel caso dei pentastell­ati, capire dove scatterà quell’unico eletto è un’autentica lotteria.

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