Il boom di Polato blinda Sboarina Valdegamberi da record
Il più votato di FdI in tutto il Veneto. Il sindaco soddisfatto Due assessori vanno in Regione, si apre il valzer nomine
La prima festicciola è la sua. In una trattoria accanto alle Arche Scaligere, Daniele Polato brinda al risultato elettorale, e ne ha ben d’onde. È lui il più votato di Fratelli d’Italia nell’intero Veneto, il vincitore di una delle sfide più attese, quella interna a FdI, con 4 big tutti dietro di lui, da Stefano Casali a Massimo Giorgetti, da Massimo Mariotti a Claudio Valente. Una «conta interna» il cui esito cambia il futuro del partito ma che pesa molto anche sulla geografia politica generale e su quella di Palazzo Barbieri in particolare. Polato, assessore comunale agli Enti e alla Sicurezza, è il candidato in assoluto più votato in città, in una consultazione che poteva essere un terremoto e che invece si è rivelata quasi un’iniezione ricostituente per la giunta Sboarina. Per il sindaco, infatti, i risultati elettorali paiono essere andati tutti nel verso giusto. «È andata esattamente come avevo immaginato che andasse», chiosa Sboarina il giorno dopo, con un sorriso a 32 denti. Ed è difficile dargli torto. Proprio Polato, recordman delle preferenze nel capoluogo, era il suo candidato di punta (dietro la scontata cortina fumogena della neutralità istituzionale).
Gli alleati-rivali della Lega, dopo mesi di punzecchiature e bisticci, si sono fermati ad un 14 per cento che li colloca al quarto posto nella classifica cittadina, dietro la Lista Zaia (che è di ben 17 punti percentuali più avanti) ma anche dietro Fratelli d’Italia e dietro lo stesso Pd. E se alcuni nel centrodestra (nella Lega ma non solo) avevano sottolineato anche nella lunga notte dei risultati la necessità per la giunta di «fare un salto di qualità» o di una sorta di «tagliando» politico-amministrativo, il sindaco replica con un altro sorriso (ma già nella prima riunione di giunta, ieri mattina, avrebbe invitato tutti a riflettere prima di fare altre dichiarazioni del genere).
Parlando invece del rivale elettorale del passato e del futuro, Flavio Tosi, gli uomini più vicini al sindaco spiegano che può sì festeggiare l’elezione di Alberto Bozza, ma aggiungono che le sue 1.951 preferenze sono un «risultato buono ma non esaltante». Adesso comunque si guarda alle prossime mosse, a partire dal rimpasto di giunta e dalle nomine ai vertici di Agsm, Ant e VeronaMercato.
Due assessori (lo stesso Polato e Filippo Rando, leghista della lista Zaia) volano in Regione: chi li sostituirà? Il posto di Polato spetterebbe in teoria a Forza Italia (nella cui lista era stato eletto, nel 2017), e il favorito sarebbe Stefano Bianchini: ma Massimo Ferro e gli altri «berlusconiani doc» potrebbero avere qualcosa a che dire, visto che Bianchini si è sempre dichiarato «polatiano» di ferro. Il posto di Rando spetterebbe invece alla Lega, che peraltro potrebbe perdere anche l’assessorato di Edi Maria Neri (candidata senza fortuna in Regione) che però verrebbe assegnato a Verona Domani (probabilmente ad Andrea Bassi). Quanto alle nomine, continua il tam-tam su Paolo Paternoster alla guida di Agsm (la sua candidatura è stata ufficialmente depositata dal leghista Roberto Simeoni). Ma si vedrà. Altro quiz: Polato si fermerà al consiglio regionale, o entrerà nella nuova giunta Zaia? A favore del veronese (che dovrà battere la concorrenza della vicentina Elena Donazzan, assessore uscente) una promessa di
Giorgia Meloni, come «compensazione» ai suoi seguaci veronesi per l’elezione del «non veronese» De Caro al Senato. Andasse così, entrerebbe in consiglio regionale Stefano Casali. Ma in caso contrario potrebbero nascere problemi con lo stesso Casali e con Verona Domani (che a Casali fa riferimento).
Tutte da capire, poi, le ripercussioni che il voto avrà nella Lega veronese. Il distacco dalla Lista Zaia è stato più ampio di qualsiasi previsione, tra i big del partito c’è qualche mal di pancia ed anche la delegazione in giunta, a Palazzo Barbieri, rivela qualche incrinatura, tenuta fino ad oggi accuratamente celata. Ma che c’è. Al giovane gruppo dirigente capitanato da Nicolò Zavarise, il compito di evitare che le crepe si allarghino.
Sul fronte politico opposto, pochi sorrisi. Il Pd era al 15,88 alle comunali 2017 ed è arrivato al 16,59 in città, l’altra sera. Siamo lì. Chiara la vittoria interna di Anna Maria Bigon (che conferma la leadership sul Pd dei deputati Alessia Rotta e Diego Zardini), buona la battaglia di Elisa La Paglia, mentre molti si aspettavano di più da Giandomenico Allegri. Michele Bertucco, infine, si è confermato uno dei più popolari leader politici veronesi (1.474 preferenze personali, sulle 2.449 dell’intera sua lista) ma di più non poteva fare, visto in pochi dei suoi elettori conosceva il candidato presidente (Lorenzoni) da lui appoggiato. Per tutto il centrosinistra, in ogni caso, evidente la necessità di studiare nuove strategie, possibilmente con un buon anticipo rispetto alla scadenza del 2022.