Gli studenti in ateneo, ma locali vuoti
Continua la crisi del quartiere universitario. Crollo anche delle domande di affitto
L’università è iniziata, gli studenti dove sono? A chiederselo sono i titolari dei tanti bar, ristoranti e fast food della zona, oltre che delle librerie.
L’università è iniziata, gli studenti dove sono? Se a chiederselo sono i titolari dei tanti bar, ristoranti e fast food della zona, oltre che delle librerie universitarie, la risposta è ancora ottimista: «Magari ci sarà ancora da aspettare un po’, in fondo alcuni corsi devono ancora riprendere». Ben più fosca la previsione, invece, di chi affitta gli appartamenti, che l’anno scorso riuscivano a malapena a dare risposta all’altissima domanda da parte dei fuori sede. Visti dalle agenzie immobiliari, gli universitari sono proprio scomparsi. Settembre dovrebbe essere il mese in cui si cerca una sistemazione, ma la fotografia che arriva da alcune realtà immobiliari sembra drammatica.
Tranchant i dati di Tecnocasa: «I contratti di affitto per gli universitari sono calati dell’80% — spiega il team manager veronese del gruppo, Albergo Caldera — e uno studente su dieci ha deciso di non rinnovare il contratto dell’anno prima». Piccola cartina di tornasole anche dagli studenti stranieri. L’Isu, l’international students union da anni «fa da ponte» tra chi arriva da un altro paese per studiare e chi affitta. In questo periodo, solitamente, si parlava di centinaia di richieste (in media 300), ne sono arrivate una cinquantina. Ma gli affitti? «Allo stato attuale — nota Igor Fracaro, coamministratore dell’Isu — non ci sono cali marcati, anche se la disponibilità è molto più alta. Bisognerà aspettare qualche mese».
Nel secondo semestre 2019 Tecnocasa valutava un costo medio, per gli universitari di 450 euro per una monolocale, 550 per un bilocale, 700 per un trilocale (da spartirsi, ovviamente). Però, se si cercava stanze si poteva scendere fino a 350. Ora la «singola» si può trovare già attorno ai 250-300 euro nelle soluzioni più economiche. C’è, poi un fenomeno che riguarda in particolare Veronetta piuttosto che altre zone universitarie di altre città: l’offerta viene aumentata anche dalla massiccia immissione sul mercato di appartamenti turistici, o ex Bed & Breakfast chiusi da mesi.
Insomma, non il migliore segnale per la ripartenza del quartiere che i commercianti auspicano da tempo. A luglio un gruppo di esercenti si era incontrato con il rettore Pier Francesco Nocini e con il sindaco Federico Sboarina, ricevendo assicurazioni. «Ma allo stato attuale non vediamo grandi miglioramenti — dice Francesco Leone de La Nuova Idea Cafè, in via dell’Artigliere — aspettiamo qualche settimana, ma temiamo che non sarà sufficiente a rientrare da quanto perso».
Se vicino al Polo Zanotto c’è qualche flebile speranza, sul lato Santa Marta, invece, prevale il pessimismo. Tra via Mazza e via Cantarane molte attività hanno aperto negli ultimi cinque anni, seguendo l’evoluzione del nuovo polo di Economia. Venuti meno studenti e professori, però, hanno perso anche gran parte dei clienti. «Noi pensiamo seriamente di chiudere — dice Carlo Zamboni, titolare di Thesy, bar — copisteria fino all’anno scorso colmo di avventori — siamo in passivo da febbraio, già prima del lockdown le nostre entrate erano calate del 25%, solo per la minor frequenza. Ora siamo a un -70%. Stiamo aspettando ottobre e novembre per le valutazioni». Qualcun altro, invece, ha già abbassato la serranda: tenere aperto significava solamente fare ulteriori debiti.
Le case
Gli affitti in calo dell’80%, ma al momento i prezzi resistono
Il barista Non vediamo grandi miglioramenti Aspettiamo qualche settimana, ma forse non sarà sufficiente