Favilli: «È una grande occasione»
All’Hellas per dimostrare che la fama di predestinato che gli è stata data fin dal debutto tra i professionisti è meritata. Andrea Favilli (nella foto Grigolini-Fotoexpress) si presenta, ultimo giocatore in ordine di tempo ad arrivare al Verona, ingaggiato in prestito con diritto di riscatto dal Genoa. «La proposta dell’Hellas mi ha convinto subito — spiega Favilli — ho conosciuto Ivan Juric proprio al Genoa, la sua presenza e le parole che mi ha detto sono state fondamentali per me, come quelle del direttore, Tony D’Amico». Fisico «bestiale», alto e forte, Favilli ha pagato, nel corso dei primi anni di carriera, il dazio imposto da quegli infortuni che ne hanno limitato l’impiego, costringendolo a prolungati stop. «Mi è mancata la continuità — continua lui — e punto a trovarla qui. Sento di essere un attaccante da doppia cifra in serie A». Uno lo vede così potente e ritiene che sia la classica punta che riceve palla spalle alla porta e fa salire la squadra, un «armadio» da combattimento. In realtà, oltre ai muscoli c’è di più in Favilli. «Mi piace attaccare la profondità». Musica per le orecchie di Juric, con quella tendenza di Favilli al gioco verticale che è una traccia chiara nella visione del calcio dell’uomo di Spalato. Un impiccio burocratico non ha consentito all’attaccante di essere convocato con la Roma, di sicuro ci sarà con l’Udinese e chissà che non ci sia subito spazio per lui, magari a gara in corso. Favilli ha scelto la maglia numero 11, probabilmente quella che, più di tutte, racchiude storie e leggende gialloblù, la stessa indossata in epoche diverse da Gianfranco Zigoni e Preben Elkjaer, miti dell’Hellas, e che è stata portata fino a pochi mesi fa da Giampaolo Pazzini, che di gol con il Verona ne ha fatti 50 in cinque stagioni. «So quanto pesi e che cosa rappresenti — osserva Favilli — ma poi sono io ad andare in campo». Come dire: adesso tocca a me. Anche perché Favilli non lo nasconde: «Il Verona è una grande occasione».