Il catalogo Ikea non si stamperà più a Verona Parlamentari in campo
L’ultima doccia fredda è stata la cancellazione di una delle commesse più importanti: il catalogo Ikea. Milioni di copie che, per tutta Italia, venivano stampate al vecchio stabilimento Mondadori, a Verona. Non ci sarà più: nessuno si sostituirà all’Elcograf, perché il colosso svedese ha deciso di rinunciare alla carta. Dietro questa scelta, che forse la multinazionale presenterà come «etica», c’è tutta la crisi del settore del rotocalco. Una crisi che lo stabilimento di Borgo Trieste, da anni di proprietà del gruppo Pozzoni, sta pagando carissima. La questione è stata al centro, ieri mattina, di un incontro organizzato dal sindacato Ugl, a cui ha partecipato il sindaco Federico Sboarina con il direttore delle risorse umane del gruppo, Maurizio Vercelli Dequarti (nella foto) e, per il sindacato, Alessandro Zenati e Alberto Pietropoli. Videocollegati i parlamentari veronesi: Ciro Maschi (Fratelli d’Italia), Alessia Rotta (Partito democratico), Paolo Paternoster (Lega) e Francesca Businarolo (Movimento 5 Stelle). Si è trattato di uno dei primi «vertici» con proprietà è sindacato (benché solo una sigla, Cgil, Cisl e Uil non erano d’accordo): la speranza è quella di intervenire per riuscire a scongiurare l’ipotesi di adeguamento del personale, al termine della cassa integrazione (prorogata fino a fine marzo) per Coronavirus. «Il fatto che questo scenario non sia immediato — afferma Sboarina — ci dà il tempo per giocare d’anticipo e agire preventivamente. Sto organizzando un incontro in Comune d’accordo con tutte le sigle sindacali a cui parteciperanno i parlamentati veronesi, i capogruppo in Consiglio comunale e i rappresentanti delle Rsu aziendali». Per Maschio, «Il confronto è stato utile: tutti devono fare uno sforzo, il Governo più di tutti. Stiamo uniti e continuiamo a lavorarci». Businarolo paventa il rischio esodati: «Siamo al lavoro per evitare, anche con soluzione normative, questa possibilità. I lavoratori hanno diritto a un futuro nell’azienda».