Corriere di Verona

Verona 2022, ecco il dossier della (fallita) candidatur­a

«Verona 2022», progetto da quasi 6 milioni: pregi e debolezze

- Di Angiola Petronio

È composto da sessanta pagine il dossier per la (ormai fallita) candidatur­a di Verona a Capitale italiana della Cultura 2020. «Progetto del Comune di Verona e PTSCLAS», società di consulenza con sede in via Solferino a Milano, «manifesto che mira a disegnare una città infinita» che in pochi hanno potuto leggere e che prevedeva un investimen­to di quasi 6 milioni.

Il sunto è in un dialogo in dialetto, scritto per l’occasione dal regista teatrale Alessandro Anderloni, tra Shakespear­e e Dante: «Dise ’l Bardo: ”El fato l’è che qua tuti i è sicuri, come ò scrito, che no’ gh’è mondo fora da sti muri. I è convinti d’erghe tuto parché i gà la me Giulieta e de far el belo e el bruto col pogiolo e la caseta». Quello che invece vorrebbe essere l’incipit parte ricordando i «tempi difficili del coronaviru­s» e recita: « in questo tempo si è immaginato il dossier che segue: una visione, un progetto, una speranza per gli anni che verranno, mai così attesi».

Il dossier in questione è quello di «candidatur­a a capitale italiana della cultura 2022». Un «oggetto del desiderio», visto che a vederlo e leggerlo sono stati pochi. E tra questi i membri della commission­e tecnica del ministero per i Beni e le attività culturali che la «speranza» espressa nel’incipit l’hanno brutalment­e stroncata, estromette­ndo Verona dalle 10 città finaliste, attirandos­i le accuse, da parte del sindaco Sboarina ma anche di Vittorio Sgarbi, di «scelta politica» per aver fatto passare tra le dieci finaliste quasi solo città amministra­te dal Pd.

Progetto per il quale il Comune di Verona era pronto ad impiegare 2 milioni e 600mila euro, altre «fonti di terzi» non specificat­e 1.498.000 euro, mentre 600mila euro sarebbe arrivati dalla voce «sponsorizz­azioni» e un milione tondo tondo dal Mibact, per un costo totale di 5 milioni 698mila euro. Sessanta pagine, il dossier. «Progetto del Comune di Verona e PTSCLAS», società di consulenza con sede in via Solferino a Milano, «manifesto che mira a disegnare una città infinita, senza confini, che si apre a nuovi, molteplici mondi». Bollato da chi l’ha potuto solo «intuire», come «dilettante­sco» e vera fucina di quella clamorosa bocciatura. Parte, il dossier, da una sorta di racconto della città. Com’è, abitanti, flussi turistici, con 13 righe che liquidano il capitolo sul centro storico di Verona e la sue mura inseriti tra i patrimoni dell’Umanità dell’Unesco. Seguono i «personaggi illustri», che a Verona, in 2.500 anni di storia non sono mancati. Lista che si limita a sei nomi, con un solo veronese di nascita. Quel Giovan Francesco Caroto che in una trentina di righe viene impastato con Dante, Mantegna, Mozart, Goethe e anche quei Romeo e Giulietta, citati dal Bardo nel dialogo di Anderloni. Tant’è.

«La candidatur­a - si leggeè un percorso che nasce da lontano». E che ha portato al «programma VR22», quello che si apre con l’«human culture», la «cultura che va in ospedale», l’ArTherapy, la nuova formula delle lettere a Giulietta (da rileggere il Bardo di Anderloni), il progetto Quid di moda etica. Per arrivare al nucleo, quel «Mondo 2:community building - rigenerare una città» dove «lo spazio urbano è uno spazio collettivo che appartiene a tutti». E in effetti di «collettivo» c’è molto: dall’Arsenale al Saval, dal Villaggio Dall’Oca Bianca alla «Verona dei nuovi parchi». Dai cantieri dell’ex caserma asburgica con l’apertura giusto nel 2022 di ArsLab, ai progetti del Tocatì fino a quelli di RiVer. Progetti che poi s’intersecan­o con la fruibilità del sistema museale per il quale sono previste nuove strutture e nuovi «metodi», solo accennati nel dossier che però specifica come «i musei civici saranno interessat­i da un nuovo sistema di illuminazi­one». E anche «un accenno - molto più corposo di tanti altri - ai numerosi eventi che animeranno la stagione 2021». Quell’«anno di Dante» che però cade dodici mesi prima del fatidico 2022.

C’è poi il capitolo «mondo 4: smart city, green city: la città nuova per l’ambiente», dove la Zai si trasforma da Zona agricola industrial­e prima in «zona altamente innovativa» per arrivare a «zona artisticam­ente itinerante», con il festival 6to6 che si terrà... nel 2021. Dossier molto «descrittiv­o», quelle 60 pagine. «Il programma Vr22 - vi è scritto - è un progetto della città che guarda oltre i confini temporali dela candidatur­a e dell’otteniment­o del titolo». E lì, forse, sta l’inghippo.

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La copertina del dossier per la candidatur­a di Verona a capitale della Cultura 2022
Sessanta pagine La copertina del dossier per la candidatur­a di Verona a capitale della Cultura 2022

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