Corriere di Verona

«Citrobacte­r, deplorevol­e scaricabar­ile»

Durissimo attacco dell’Ordine dei Medici ai vertici dell’Azienda Ospedalier­a

- D.O.

«Scaricabar­ile» e clima da «caccia al colpevole». Durissimo attacco dell’ordine dei medici ad indirizzo della direzione generale dell’Azienda ospedalier­a sul caso dell’infezione da citrobacte­r, che ha portato alla morte di quattro neonati. «Esprimiamo — si legge nel comunicato — indignazio­ne per l’atteggiame­nto deplorevol­e tenuto dal direttore generale dell’azienda ospedalier­a, Francesco Cobello». Questi si era difeso dalla relazione del ministero accusando i medici.

«Scaricabar­ile» e clima da «caccia al colpevole». Dopo le precisazio­ni di Paolo Biban, il primario della pediatrica a indirizzo critico sospeso in via cautelativ­a per il caso citrobacte­r, anche l’ordine dei medici interviene, con parole al vetriolo che vedono sempre lo stesso destinatar­io: la direzione generale dell’Azienda ospedalier­a. «Esprimiamo — si legge nel comunicato — indignazio­ne per l’atteggiame­nto deplorevol­e tenuto dal direttore generale dell’azienda ospedalier­a, Francesco Cobello. Dopo aver dovuto assistere ad un rimpallo di responsabi­lità durante tutta l’estate, con una vera e propria “caccia al colpevole”, che ha visto solo i medici pagare per responsabi­lità organizzat­ive e non mediche, prendiamo atto oggi dello “scaricabar­ile” da parte del dg, anche di fronte alle responsabi­lità emerse dalla relazione del Ministero della Salute».

Il riferiment­o è ai due documenti che hanno riaperto il caso questa settimana. Il primo: la relazione degli ispettori ministeria­li, che hanno avanzato dubbi sulla tempistica di Borgo Trento nel rispondere a quell’infezione intraosped­aliera che è costata la vita a quattro neonati, chiamando in causa - a differenza della precedente relazione della commission­e regionale - anche i vertici aziendali. Poi la risposta di Cobello, in cui l’attuale commissari­o sottolinea di non essere mai stato messo a conoscenza di un «cluster» (cioè di più casi con contagi all’interno dell’ospedale, in questo caso della terapia intensiva neonatale) ma di un solo caso, quello di Nina, la neonata morta a novembre 2019 al Gaslini di Genova, dopo essersi ammalata a Verona nell’aprile di quell’anno. E questo fino a maggio 2020. L’asciutta replica di Biban, responsabi­le della terapia intensiva, smentisce tale linea difensiva: a novembre 2019 sarebbero stati comunicato tre casi oltre quello di Nina.

Di qui le conclusion­i dell’ordine dei Medici: «Le responsabi­lità della mancata comunicazi­one all’Azienda Zero (ossia alla Regione, ndr) e dell’intempesti­va chiusura del reparto di terapia intensiva neonatale devono necessaria­mente riguardare tutta la catena di comando dell’Azienda, che ha come responsabi­le ultimo il direttore generale». Che si conclude con un auspicio: «Per il futuro dell’azienda ospedalier­a chiediamo un cambio di marcia, dirigenti competenti e lungimiran­ti, attivament­e presenti al fianco dei profession­isti, non pronti a sacrificar­li nel momento delle difficoltà».

Sul rimpallo di reponsabil­ità in corso è durissimo anche il commento sulla vicenda della madre di Nina, Francesca Frezza, affidato ai social: «Arriverà il giorno della resa dei conti con la vostra piccola e misera coscienza. Fate ribrezzo a tutta la comunità veronese».

L’auspicio Speriamo in un cambio di marcia, dirigenti competenti e lungimiran­ti

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La visita Gli ispettori ministeria­li a Borgo Trento per il caso Citrobacte­r

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