Corriere di Verona

«Il circo è la casa della fantasia»

L’esordio con Clown’s Circus, il circo Togni in Arena, poi Fieracaval­li, il carnevale di Venezia, Gardaland, l’Accademia circense e il Cedac «E pensare che mi ero iscritto a Giurisprud­enza...»

- Lorenzo Fabiano (114.continua)

Eviene il giorno in cui la vita ti accende. The Shock of the Lightning, in un celebre brano degli Oasis. È il 1973, Antonio Giarola ha 16 anni: famiglia di Legnago, sette fratelli: papà e mamma li portano una sera al circo dei Cavedo, storica famiglia circense: «Nell’intervallo mio padre conobbe Giancarlo Cavedo e da quella sera divennero amici. Fu così che mi avvicinai al mondo del circo» racconta Antonio, allora studente, controvogl­ia, di ragioneria: «Una prigione, per un ragazzo come me che scriveva poesie e suonava la chitarra». Antonio entra nell’ufficio di consulenza del lavoro del padre, avviatissi­mo, e s’iscrive a giurisprud­enza a Ferrara. Pare tutto già scritto, e invece non è così. Perché la corrente è accesa.

Il ragazzo resiste due anni ma alla fine rompe gli argini: Dams a Bologna, voti altissimi. Per un po’ bluffa ma poi…«Mio padre se ne accorse. “No te me la conti mia giusta” mi disse. Avevo 23 anni, ero già sposato con un figlio ed ero il più giovane consulente del lavoro in Italia, ma anche il più infelice». Giancarlo Cavedo sta intanto per chiudere il circo; ne parla con Antonio: «E tu come lo faresti?» gli chiede. «Clown bianchi, cavalli, atmosfera felliniana, il circo che non c’è più» gli risponde. Così lo mettono su insieme. Già, ma con che soldi? «Mio padre stava per acquistare sette appartamen­ti per ciascun figlio. “Non lo voglio, papà. Aiutami piuttosto nel mio progetto”. Oggi i miei fratelli hanno una casa. Io no, ma fu il più bell’investimen­to della mia vita». È il 1984, Antonio carica moglie e figlio in roulotte, scrive la sceneggiat­ura di Clown’s Circus e ne è il regista: «Il circo dei miei sogni. Collaborò Enzo Maria Caserta, il mio primo maestro, con sua moglie Giovanna. Ero giovane e inesperto, artista e non imprendito­re. Mi ritrovai senza soldi nei debiti. E dopo tre mesi di quella vita, mia moglie mi aveva lasciato». Si laurea, si rialza e riparte nel 1985, quando lo chiama Roberto Gobbi, direttore generale di Veronafier­e: «Conosceva Clown’s Circus, mi propose di dare alle animazioni serali di Fieracaval­li uno spettacolo più consono. Nacque così il Gala d’Oro: da allora ne sono il regista e Dario Milanese, il mio fedele braccio destro». È il suo trampolino. Nel 1987 inizia la collaboraz­ione in Italia e all’estero con Livio Togni; nel gennaio del 1991 porteranno il Circo Togni a Verona in Arena, dove mai si era visto un tendone: «La foto del mio amico Marco Bertin fece il giro del mondo. Quando la videro i francesi, vollero il Circo Togni al Bois de Boulogne a Parigi. Fu un successo incredibil­e». Nel 1987 tocca al Carnevale di Venezia: «Mi ero proposto, senza avere risposta. Un’amica mi condusse da una veggente: “Hanno bisogno di te, vai”. Andai e mi scritturò Bruno Tosi, grande regista del Carlo nevale». A stretto fianco di Cino Tortorella dal 1989, per due anni, 1990 e 1991, è alla regia degli spettacoli di strada del Carnevale. Seguiranno la Regata Storica del 2001, uno spettacolo al Teatro La Fenice («Fui il primo a portarvi i cavalli») e la grande festa per il centenario dell’Hotel Excelsior. È il decollo. A una puntata di Blitz, trasmissio­ne televisiva condotta da Gianni Minà, incontra Federico Fellini: «Persi la voce dall’emozione. Era il mio mito. Con Nando Orfei, affiancai sua figlia Ambra alla regia di Omaggio a Federico. Lo spettacolo terminava con una scena ripresa dal suo film il Clown». C’è poi la sua Legnago, dove dal 2009 al 2011 Antonio dirige il Salieri Opera Festival: «Uno degli spettacoli

«Tipi veronesi» è una proposta domenicale del Corriere di Verona che intende raccontare, attraverso la storia di personaggi più o meno famosi, l’evolversi della nostra città. Uno sguardo al passato rivolto al futuro affidato alla penna del nostro collaborat­ore Lorenzo Fabiano. Per eventuali segnalazio­ni scrivere a corrieredi­verona@corriereve­neto.it o lorenzo.fabiano@me.com

portammo all’Ermitage di San Pietroburg­o. Il Festival era un gran bel biglietto da visita per Legnago. Mi spiace non si faccia più e spero possa riprendere».

Direttore artistico di Gardaland nel 2017 e del Carnevale veronese dal 2019, Antonio Giarola è fondatore dell’Accademia Circense e del Cedac (Centro Educativo di Documentaz­ione delle Arti Circensi) di Verona, di cui è presidente; un anno fa a Fieracaval­li è sorta l’Accademia Gala d’Oro, scuola di drammaturg­ia equestre: «Insegniamo a essere attori a cavallo». Insieme alla sua compagna Elena, Pierrot ai tempi del Clown’s Circus, progetta il futuro: «Ci siamo ritrovati dopo tanti anni. Vorrei tirare i remi in barca, mantenere qualche direzione artistica e rotolarmi nei colori della mia pittura». Il circo è la sua vita: «È un mandala dove tutto è possibile. Nella sua rotondità c’è la perfezione, un’arte che raccoglie tutte le altre arti. È il nido della mia attività artistica, la casa della fantasia dove alla fine torno sempre».

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La passione Antoniio Giarola è fondatore dell’Accademia circense del Cedac

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