«Acquisti rapidi e forniture in salita: così lockdown e web accorciano le filiere»
Cosa mostrano gli stop in Electrolux e la linea Amazon in De Longhi
Undicesimo comandamento, filiera corta. Un fornitore di componenti o di materia prima che si trovi a dieci fusi orari di distanza è troppo lontano per garantire l’invio della merce ordinata in tempi certi: la rapidità e la flessibilità imposte dall’e-commerce non tollerano ritardi nella consegna del prodotto richiesto anche solo di poche ore. Sul tema, accennato in tempi non sospetti ma acuito dal Covid, sembrano convergere sempre di più osservatori dell’economia e del lavoro; e non è più una discussione solo accademica.
Un esempio concreto molto netto su come la catena della fornitura esiga un ripensamento giunge da Electrolux, multinazionale leader in uno dei settori che nella pandemia registrano le maggiori crescite di mercato e che si è trovata costretta, nei giorni scorsi, a sospendere alcune linee in più impianti banalmente per l’esaurimento delle scorte di lamiera d’acciaio. Da un lato la mancanza di un «piano B», ossia un fornitore di riserva da attivare in tempo reale, dall’altro una domanda formidabile sul capriccioso canale on-line ha messo in crisi gli impianti di Susegana, Porcia (Pordenone) e Forlì.
«Nel loro insieme le vendite sul web di elettrodomestici – fa presente Massimiliano Nobis, segretario generale della Fim Cisl del Veneto – a questo punto dell’anno risultano essere cresciute del 49% rispetto al 2019. Electrolux, che produce articoli più impegnativi come frigoriferi, forni o lavastoviglie, si è ‘fermata’ al +25% che è comunque un’enormità. Per volumi, visto lo stop di primavera, siamo sui livelli dell’anno scorso; ma l’online porta con sé necessità di cambiamenti velocissimi su tempi di produzione e approvvigionamento».
In pratica restare appesi a container di componenti che partono magari dalla Cina e che possono bloccarsi a qualproduttivi che frontiera per Covid o per un qualsiasi potenziale imprevisto non si può più, dato che i modelli di consumo non torneranno quelli di prima. «Abbiamo più di uno studio di mercato – aggiunge Nobis – a confermare che chi abbia preso confidenza con i canali online nella straordinarietà del momento rimarrà in seguito legato a questa abitudine. Non foss’altro che per risparmi medi del 10%-15% permessi dalla concorrenza sul web fra i venditori. E tutto questo, in prospettiva, potrebbe andare a beneficio dei tessuti locali».
Altra azienda e altro segmento dell’elettrodomestico, in cui l’incremento del business on-line se non è aumentato del 50%, anno su anno, poco ci manca. Alla De’ Longhi, di Treviso, esistono da circa due anni ambienti di produzioni chiamati «linea Amazon» attivati in tempi non sospetti e ora spinti a pieno regime. «In realtà – precisa il segretario Fiom Cgil di Treviso, Enrico Botter – si tratta di impianti organizzati in modo da poter produrre rapidamente anche piccoli lotti di determinati articoli, in gergo si dice ‘trainati dalla domanda’, dunque idonei a spostarsi velocemente da un oggetto all’altro per rispondere a ciò che sulle piattaforme web viene richiesto. Questo, sul piano sindacale, introduce interessanti questioni di riconoscimento di competenze multiple ai lavoratori; è un argomento che ci riserveremo di portare un po’ alla volta a maturazione nelle relazioni con l’azienda».
Maurizio Castro, commissario straordinario di Acc Compressors, ammette che sul modello consolidato negli ultimi anni secondo il quale, «nell’ideologia organizzativa della globalizzazione, si è assunta l’intercambiabilità dei mercati a seconda dei criteri di specializzazione, con la destinazione di produzioni strategiche per l’occidente ad aree del mondo a basso costo, oggi incombono rischi. Vediamo il ritorno agli Stati nazionali, un mondo liberoscambista è utopia e tutto il presupposto della delocalizzazione produttiva è drammaticamente saltato». Perciò, prosegue il manager, «il chilometro zero diventerà la regola anche nella fornitura. Le materie prime si pagano allo stesso modo ovunque e le differenze dei costi di energia e personale alla fine non sono così impattanti – conclude – rispetto al prezzo che si rischia di pagare con l’interruzione in qualsiasi punto di una filiera lunga».