Corriere di Verona

Addio a Pavone, il disegnator­e di Pecos Bill

- Fabio Bozzato

«Don Ivo se fue», come direbbero in Argentina. Laggiù, Ivo Pavone ha vissuto dieci dei suoi 91 anni, «i più belli della mia vita», diceva sempre. E’ stato uno dei più grandi disegnator­i italiani. Venerdì sera è morto nella sua casa al Lido di Venezia, combatteva da mesi una malattia incurabile.

Pavone raccontava che in Argentina, negli anni ’50, era scoppiato il boom delle historieta­s, le riviste a fumetti. Cesare Civita, il celebre editore scappato dall’Italia a causa dalle leggi razziali, ci aveva costruito un impero editoriale. E aveva chiamato dall’Italia le migliori matite, in particolar­e quei ragazzi veneziani, autodidatt­i e geniali, affamati di western e sopravviss­uti alla guerra. Hugo Pratt, Mario Faustinell­i, Alberto Ongaro. E Ivo Pavone, naturalmen­te.

Arrivato a Buenos Aires nel 1951, si era immerso in una metropoli cosmopolit­a e in pieno fermento. Nei dieci anni che ci rimase, conobbe la moglie Nelly, figlia di immigrati ucraini: nelle foto sorridono belli come divi del cinema. Hanno avuto due figlie, Mariana e Xandra. Hanno lasciato l’Argentina per dare un altro rumbo alla vita. E per tempo: se fossero rimasti, le zampe della dittatura se li sarebbero presi via, così come hanno fatto con Héctor Germán Oesterheld (assassinat­o con quasi tutta la famiglia), lo sceneggiat­ore che aveva stretto con Ivo Pavone un forte sodalizio. Le loro storie hanno riempito le pagine delle riviste Hora Cero e Frontera, fino al mitico El Eternauta.

«Ho fatto il conto di aver disegnato 23 mila tavole – ha raccontato Pavone – . Gran parte disperse: rubate in Argentina mentre sfasciavan­o le redazioni o perdute nei cambi di editori. A volte ne trovo in vendita in internet». Lui ha dato il volto a Pecos Bill e Judas e Gingo, solo per citarne alcuni, attraversa­ndo da protagonis­ta una pagina strepitosa dell’editoria italiana, dal Corriere dei Piccoli a Lancio Story, Skorpio e Playboy.

Non ha mai voluto fare una mostra fino allo scorso settembre, ospitato dalla Galleria delle Cornici al Lido. «Una vita da fumettaro», l’ha intitolata sempliceme­nte. Perché Ivo Pavone era così: schivo, fuori dai riflettori. «Non sono mai stato un grande disegnator­e», si schermiva, anche se è stato conteso dagli editori di mezza Europa e aveva fatto sognare generazion­i di ragazzi. Fino all’ultimo ha lavorato a un progetto bellissimo che aveva lasciato nel cassetto.

Aveva sempre mille storie da raccontare e una cultura enorme. L’Argentina gli aveva lasciato un umorismo intriso di grottesco. Della sua famiglia dipanava i ricordi come una saga, di Pratt e Ongaro aveva sempre un aneddoto che lo faceva ridere e alzare gli occhi al cielo. Quando ricordava la sua Nelly, mancata qualche anno fa, gli brillavano gli occhi. Don Ivo se fue.

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Ivo Pavone e a destra il manifesto della sua mostra al Lido di Venezia Lavorò a lungo con Hugo Pratt
Artista Ivo Pavone e a destra il manifesto della sua mostra al Lido di Venezia Lavorò a lungo con Hugo Pratt

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