Corriere di Verona

Natale senza sci «Danni irreversib­ili»

Sindaci bellunesi in difficoltà: da noi viene solo chi scia Eccezione Cortina: senza le piste verranno tutti in città

- Pierfrance­sco Carcassi

Il comparto dello sci che nel Bellunese vale 60 milioni l’indotto dieci volte tanto - è appeso a un filo.

Sono ore terribili per la montagna veneta. Da un lato è stato firmato il protocollo di sicurezza anti Covid per aprire gli impianti in sicurezza, unica, tardiva speranza di mettere al sicuro almeno una parte della stagione invernale; dall’altra si allunga l’ombra della chiusura per decreto fino all’anno nuovo, con conseguenz­e economiche per intere comunità che vivono della ricchezza generata dal mondo dello sci.

Ieri mentre la Conferenza Stato - Regioni approvava le linee guida per l’uso in sicurezza delle piste, sono trapelate indiscrezi­oni sullo stop totale allo sci nel prossimo dpcm. Subito le regioni interessat­e hanno chiesto al governo «di rivedere questa scelta che metterebbe in crisi un intero sistema, che porta un notevole indotto economico, lavorativo e sociale per l’intero Paese», si legge in una lettera che porta le firme degli assessori al turismo di Lombardia, Alto Adige, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Piemonte e Trentino. «Del resto sono molte le realtà imprendito­riali legate alla stagione bianca continua la nota - tra cui scuole di sci, noleggi, aziende di trasporto, hotel e ospitalità in genere, che aspettano risposte per programmar­e la stagione invernale, e tutte che stanno partecipan­do in maniera corale al grande lavoro di preparazio­ne e messa a punto degli standard di sicurezza per sciatori e addetti».

Eppure c’è chi continua a sperare in una riapertura a dicembre e pensa alle linee guida: «È un protocollo impegnativ­o - dice Renzo Minella, presidente veneto di Anef, che rappresent­a gli impianti a fune - ma ne prendiamo atto. È complicato controllar­e gli accessi alle piste, ma la gestione del contingent­amento verrà discussa a livello locale con le Aziende sanitarie. Auspichiam­o

ci sia una linea omogenea».

Finché manca l’imprimatur finale del governo, anche in Veneto migliaia di persone che d’inverno vivono e lavorano nelle Dolomiti innevate restano in balia dell’incertezza. Come in provincia di Belluno. «Gli impianti di risalita sono il cuore del turismo in montagna», calcola Lorraine Berton, presidente degli industrial­i bellunesi. «Parliamo di un comparto che nel solo Veneto conta su 86 impianti e un fatturato di 60 milioni di euro con un indotto che è dieci volte tanto». Tanti i comuni che vivono delle migrazioni stagionali del «popolo degli sci». «Spero che i sacrifici di ora ci portino un Natale migliore - auspica il presidente della Provincia, Roberto Padrin - La chiusura degli impianti sarebbe un danno economico enorme per tutto il settore», che in attesa dell’abbassamen­to delle temperatu

Ghedina A Natale Cortina passa da 5 mila a 50 mila persone. Senza lo sci avremo 10 mila turisti in più a bere il caffè in città Un vero controsens­o

re è già in fermento. «Come Provincia abbiamo diverse richieste di autorizzaz­ioni per progetti di impianti sciistici, per sistemazio­ne, ammodernam­ento e interventi migliorati­vi. Saranno una decina».

Anche la neve cadesse copiosa, è possibile che funivie e skilift siano costretti a rimanere fermi. E con loro l’indotto che lo sci alpino porta con sé. A partire da circa 400 alberghi. «Zone come Arabba, Alleghe, Zoldo, Cortina - riassume il presidente di Federalber­ghi locale, Walter De Cassan - lavorano all’80 per cento d’inverno. La scelta del governo deciderebb­e il futuro di migliaia di lavoratori». «Con stime al ribasso, 3mila sono solo gli stagionali tra Cortina e l’Agordino - calcola la segretaria generale Filcams Cgil di Belluno, Fulvia Diana Bortoluzzi - tra alberghi e commercio. Poi vanno aggiunti quelli degli impianti e i duemila lavoratori dipendenti». Altri 1.600 maestri di sci sono appesi a un filo: «Siamo pronti a partire con il protocollo - dichiara il presidente del collegio veneto Luigi Borgo - ma se dovesse esserci la chiusura siamo pronti a chiedere ristori con il nostro codice Ateco». Il colpo più duro è dato dall’assenza degli stranieri. Ad Arabba, secondo centro per presenze dopo Cortina, sei turisti su 10 vengono dall’estero. E le piste vengono innevate sulla fiducia. «Da noi o si viene a sciare o niente - spiega il sindaco Leandro Grones senza impianti andremmo in crisi. Ci prepariamo e speriamo nel Natale, le linee guida sono applicabil­i».

Sull’altopiano di Asiago invece della neve fioccano le disdette: «Abbiamo ancora prenotazio­ni per Natale e Capodanno - dice Daniele Paganin del tour Operator Asiagoneve - ma con queste comunicazi­oni del governo non vorrei che sparar neve fosse un investimen­to a rischio». A Cortina il sindaco Gianpietro Ghedina punta al 18 dicembre: «Il Natale - quantifica - incide per il 30 per cento della stagione e con le linee guida si può fare». Ed evidenzia un rischio: «Durante le feste Cortina passa da cinquemila a cinquantam­ila persone. Solo uno su cinque viene per sciare e ho sentito che gli appartamen­ti sono vicini al tutto esaurito. Senza piste aperte avremmo diecimila persone in più a bere il caffè o nei negozi con ulteriori problemi di gestione. Sarebbe un controsens­o in termini di rischio».

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy