Corriere di Verona

Chievo, all’orizzonte il Lecce dell’amato Genio

Venerdì super anticipo di B al Bentegodi: i pugliesi sono guidati in panchina dall’ex Corini

- Matteo Sorio

Lettera C, Chievo e Corini. «Genio», per tutti. Coi tacchetti, la regia da Oscar nei vecchi Mussi Volanti: 19982003, dalla B alla A, dalla A alla Uefa. Alla lavagna tattica, le due salvezze a chiamata: nel 2013 sostituend­o Di Carlo, nel 2014 per Sannino.

Soffierà vento d’alta classifica, venerdì sera al Bentegodi, in quel Chievo-Lecce che, anticipand­o il nono turno di B, sfodera un incrocio dall’unico precedente. Club della Diga contro Corini-allenatore. Come l’11 dicembre 2016, quando a due anni dall’esonero Genio ritrovava il Chievo e il Chievo gli rovinava il debutto col Palermo: blitz al Barbera nel giorno del centesimo graffio in A di Pellissier, cioè il totem che Corini aveva avuto il coraggio di mettere in discussion­e. «Il Chievo è il club che mi ha permesso di rinascere come calciatore ed è stato anche il club che mi ha dato la possibilit­à di allenare in A: di questo li ringrazier­ò sempre», così l’uomo di Bagnolo Mella alla vigilia di quel match. Oggi: Lecce in striscia e secondo a 15 punti, Chievo a quota 14 ma con una gara da recuperare. Il passato è una cornice che merita la spolverata. S’è detto di come Aglietti stia riproponen­do fisso il 44-2 caro al Chievo della Favola: di quel Chievo Corini fu la bussola, il play che disegnava rasoterra ma anche parabole per raggiunger­e Eriberto e Manfredini, portando il destro pure su punizioni (uno degli ultimi veri specialist­i a Veronello) e rigori (22 segnati su 27 tra A e B).

Quando in via Galvani lo battezzaro­no al timone da massimo torneo, l’allora ds Sartori spiegò tra le righe che dopo Corini il Chievo non aveva più avuto chissà quanti giocatori con quella personalit­à. Prima sostituzio­ne: 2012, fuori un Di Carlo dal ciclo esaurito, sotto Corini la scossa mentale, salvezza aritmetica con due turni d’anticipo, ma anche qualche passaggio a vuoto di troppo, da cui la mancata conferma. Seconda sostituzio­ne: fuori Sannino, sotto

Corini lo scatto giusto, però due mesi senza vincere e alla fine la nave in porto per il rotto della cuffia. Nell’estate 2014 il rinnovo fin lì più lungo mai accordato in A dal Chievo a un tecnico: triennale. Accordo rotto dopo appena sette gare del nuovo torneo di fronte a una squadra che fisicament­e cedeva alla distanza.

Riletto, al Corini stratega in quel di Veronello era riuscita la sterzata in corso d’opera ma non la guida certa sul tragitto lungo, complici gli alti e bassi e un rapporto tra preoccupaz­ione difensiva e trazione anteriore sbilanciat­o sulla prima. Guida del Chievo col carattere di chi chiede voce sul mercato, Corini, il tutto nel delicato momento in cui il rapporto tra Sartori e Campedelli franava, fino all’addio dell’oggi ds dell’Atalanta, terremoto sportivo consumatos­i proprio mentre Genio sperimenta­va l’incarico clivense dall’inizio. Tra allora e oggi sei anni, le panchine di Palermo, Novara, Brescia — promozione in A, poi in A le difficoltà amplificat­e dalle bizze di Cellino — e adesso il Lecce pensato insieme a Corvino. A quasi cinque lustri dal primo incrocio, Genio ritrova il Chievo da avversario, e stavolta di qua anziché Maran c’è quell’Aglietti già compagno di spogliatoi­o all’Hellas poi proprio al Chievo, tra 1998 e 2000. Si gira sui vagoni di prima classe cadetta. E non è detto che, con il Lecce, non sia solo un antipasto di future lotte per il paradiso.

Lavagna tattica

Dal 1998 al 2003 la classe e l’estro in campo per la promozione in serie A e poi l’approdo in Uefa

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Al timone Eugenio Corini alla guida del Chievo: per lui due buone salvezze

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