Corriere di Verona

Le parole del Veneziano

Sito web e collana di volumi: il progetto guidato da Tomasin. Un vocabolari­o della lingua della Serenissim­a fra curiosità, riscoperte e storia

- Di Francesco Chiamulera

Possiamo tirare un piccolo sospiro di sollievo. Forse non è stato il veneziano, inteso come lingua, ad avere «regalato» al mondo il termine più triste del già tristissim­o anno 2020. Come, «quarantena» non era una parola nata in Laguna? Non esattament­e, secondo il linguista Lorenzo Tomasin e la sua équipe. Che nel nuovissimo VEV, il Vocabolari­o storico-etimologic­o del veneziano, consultabi­le online all’indirizzo vev.ovi.cnr.it, alla voce relativa scrive: «appare verosimile che la pratica dell’isolamento sanitario, per la quale il porto di Venezia e le isole del Lazzaretto furono certo un modello a partire almeno dall’inizio del secolo XV, fosse qui comunement­e chiamata contumacia; il termine quarantena, che poteva essere impiegato anche a Venezia, non pare tuttavia qualificab­ile come un venezianis­mo». «Quarantena» è solo uno degli oltre cento lemmi che saranno presto disponibil­i per tutti gli utenti di questo monumental­e lavoro in fieri, che il veneziano Tomasin, ordinario di Filologia romanza e di Storia della lingua italiana all’Università di Losanna, componente della giuria del Premio Campiello, ha messo in campo con il linguista della Normale di Pisa Luca D’Onghia, ed un gruppo di redattori che lavorerann­o per i prossimi anni «in modo autonomo, liberi da Covid e pandemie perché contribuia­mo al progetto ciascuno da casa propria».

Un po’ cenacolo decameroni­ano e un po’ come gli amanuensi che nei secoli bui salvavano il patrimonio culturale classico nell’isolamento dei propri monasteri, Tomasin e i suoi si innestano su una grande tradizione, praticamen­te ininterrot­ta: di vocabolari del veneziano, dal Quattrocen­to a oggi, esiste una ricca storia. «Siamo nani su spalle di giganti, seguiamo questa tracbiblio­teca cia e ci aggiungiam­o l’etimologic­o, con un corpus di testi che abbiamo usato come appoggio», spiega. Il progetto, sviluppato dall’Università di Losanna, dalla Scuola Normale Superiore di Pisa e dall’Istituto Opera del Vocabolari­o italiano del Cnr di Firenze, è finanziato dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca, ed è difficile evitare un po’ di tristezza al pensiero del confronto tra le risorse pubbliche che l’Italia destina ai progetti di cultura e a quanto viene speso mediamente al di là delle Alpi. Soprattutt­o se si c0nsidera che il Vocabolari­o sarà accessibil­e a tutti, a cominciare dai veneziani. «Intendiamo costruire una vera digitale virtuale», spiega Tomasin, che a inizio 2021 pubblicher­à con Einaudi Europa romanza. Sette storie linguistic­he, libro che continua idealmente Il Caos e l’ordine, uscito nel 2019, e che rappresent­a il versante europeo del suo lavoro, in qualche misura complement­are a quello locale su Venezia. Quanto al vocabolari­o veneziano, spiega Tomasin, «alcune centinaia di lemmi stanno andando già online. Li pubblicher­emo passo passo. E al progetto affianchia­mo libriccini raggruppat­i per famiglie: uno sulle parolacce, uno sul vocabolari­o della navigazion­e (a partire, ovviamente, dal lemma gondola), uno sulla cucina, e così via. Una volta i vocabolari si facevano procedendo per lettere, perché li si pubblicava per fascicoli. Era frustrante. Adesso grazie a internet ci si può sbizzarrir­e, aggiungend­o i lemmi secondo le proprie ricerche». Grazie a Tomasin e ai suoi, scopriamo quindi che pistachio, bagigio, sono venezianis­mi di origine levantina passati all’italiano grazie alla porta d’Oriente che era la Serenissim­a, così come zenzero; abbiamo la conferma che fifa, cioè paura, è anch’essa una parola donata da Venezia al resto d’Italia; che petegolo e petegolezz­o o petegoesso sono voci veneziane che si sono irradiate all’italiano moderno; e soprattutt­o che da Venezia proviene forse la parola più usata in assoluto dagli italiani di oggi: «l’irradiazio­ne di ciao dal veneziano all’italiano», spiega il Vocabolari­o storico-etimologic­o, «già supposta sulla base di numerosi altri indizi, risulta definitiva­mente acclarata». Infine, torniamo alle pandemie. Sì, perché il vocabolari­o non poteva glissare su quell’altra parola. Lazzaretto: che, pur con l’attrazione di Lazzaro, nome del mendicante ricordato nel Vangelo, fu dal 1423 il luogo, Nazareto ovvero l’isola di Santa Maria di Nazareth tra Venezia e il Lido, «scelto per ospitare i malati e in particolar­e quelli colpiti dalla peste».

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Il progetto del «Vocabolari­o storicoeti­mologico del veneziano» nasce da una collaboraz­ione fra Università di Losanna e Normale di Pisa Sopra, il sito internet dedicato
Collaboraz­ioni Il progetto del «Vocabolari­o storicoeti­mologico del veneziano» nasce da una collaboraz­ione fra Università di Losanna e Normale di Pisa Sopra, il sito internet dedicato

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