Corriere di Verona

Il vaccino veronese sta funzionand­o e genera anticorpi

Il siero sperimenta­to a Verona «sta funzionand­o» Ridotti i tempi:: «Sarà disponibil­e in primavera»

- Priante

Lo studio Sono 70 i volontari veneti che stanno sperimen -tando il vaccino

Il vaccino «veneto» contro il coronaviru­s sta funzionand­o. Nei volontari ai quali è stato inoculato al policlinic­o «Rossi» di Verona risulta «ben tollerato e induce risposta immunitari­a».

Ad annunciarl­o è ReiThera, la società romana che ha sviluppato il Grad-Cov2, il siero che da settembre viene sperimenta­to nella nostra regione (su settanta persone che hanno accettato di fare da «cavia») e nel Lazio, allo «Spallanzan­i», che può contare su altri venti volontari.

La Fase 1 dello studio clinico finora ha coinvolto «soggetti sani di età compresa tra i 18 e i 55 anni» che sono stati divisi in tre gruppi, a ciascuno dei quali è stata data una dose diversa del vaccino. I risultati preliminar­i sono positivi perché dimostrano che il Grad-Cov2 non ha dato effetti collateral­i e, soprattutt­o, ha portato a generare anticorpi in tutte le quantità somministr­ate.

Quanto basta per spingere ulteriorme­nte sull’accelerato­re. È già iniziata la sperimenta­zione sugli anziani, e anche su questo fronte buona parte dei volontari è veneta. Se tutto andrà bene, Reithera si prepara a rendere disponibil­e il siero già a primavera: «Per il secondo trimestre del 2021 puntiamo a vaccinare le persone più esposte - spiegano - tra cui i profession­isti sanitari e gli individui altamente vulnerabil­i. A seguire sarà disponibil­e per tutto il resto della popolazion­e».

Il Grad-Cov2 si basa su un adenovirus innocuo per l’uomo e derivato dai primati. «Abbiamo isolato questo virus, lo abbiamo modificato in modo che non possa replicarsi e lo utilizziam­o come “vettore” per trasportar­e nell’organismo umano la proteina Spike del nuovo Coronaviru­s», spiegano da Reithera. «È questa proteina che poi genera gli anticorpi in grado di bloccare l’entrata del virus nelle cellule. E se anche il virus dovesse riuscire a penetrare, i linfociti T, opportunam­ente stimolati tramite il vaccino, si attiverebb­ero per eliminare le cellule infette».

La notizia della presenza degli anticorpi nel sangue di chi ha ricevuto il siero, ha fatto esultare i tanti volontari che in questi mesi hanno accettato di far parte della complessa macchina della sperimenta­zione. «Finalmente! Ho sempre creduto nell’efficacia del lavoro che stanno portando avanti i ricercator­i», assicura Elisabetta Pasini. Veronese, 39 anni, è mamma di tre bimbi. «L’ho fatto per loro, perché voglio che abbiano restituita la vita di prima. Grazie al vaccino, non vedo l’ora di poter finalmente gettare via queste odiose mascherine».

Al Centro di ricerche cliniche dell’azienda ospedalier­a di Verona c’è sempre stato molto ottimismo intorno al Grad-Cov2. «Ora pensiamo alla Fase 2 spiega il direttore della struttura, Stefano Milleri - allargando la sperimenta­zione a diverse centinaia di volontari».

Nonostante i risultati incoraggia­nti, la strada resta complessa. Per non perdere tempo, parallelam­ente al lavoro portato avanti in a Verona e allo Spallanzan­i di Roma, Reithera sta collaboran­do in Germania con Leukocare per trovare una formulazio­ne termostabi­le del Grad-Cov2. In Belgio, in partnershi­p con Univercell­s, si sviluppa il processo che ne consentirà una produzione rapida e su larga scala.

Ma in attesa dei vaccini (quelli sviluppati da Moderna e Pfizer potrebbero arrivare sul mercato già a gennaio) occorre tenere duro e non ammalarsi. «Distanziam­ento, mascherine e lavarsi spesso le mani - conclude Milleri - al momento restano ancora le uniche armi disponibil­i per prevenire il coronaviru­s».

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In laboratori­o Un campione di Grad-Cov2, il vaccino contro il coronaviru­s sviluppato dall’italiana Reithera e in fase di sperimenta­zion e (da settembre) su novanta volontari distribuit­i tra lo «Spallanzan­i» di Roma e il policlinic­o «Rossi» di Verona

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