Quel confine «bugiardo» tra le due sponde
Torri pensa a chiudere. E Sirmione punta a riaprire
Lago di Garda si è colorato di rosso e giallo. In tempo di Covid accade che sulla sponda bresciana siano blindati in zona rossa, mentre a pochi metri c’è chi vive più «liberamente» in zona gialla, come veronesi a sud e i trentini a nord.
Il Lago di Garda si è colorato di rosso e giallo. Colori dell’autunno e degli infuocati tramonti sul lago, dove persino i confini si confondono in una linea «immaginaria» in mezzo al lago. Un bacino suddiviso in tre Regioni, dove la vita degli abitanti, però, si uniforma nella cosiddetta «Regione del Garda». In tempo di Covid accade che sulla sponda bresciana siano blindati in zona rossa, mentre a distanza di pochi metri c’è chi vive più «liberamente» in zona gialla, come i veronesi a sud e i trentini a nord. E nelle rivalità ataviche tra popolazioni del versante occidentale con quello orientale, (tra cui i pescatori bresciani che non possono lanciare l’amo mentre quelli veronesi sì), accade anche che i numeri dei contagi non siano tutti rossi o gialli. Sebbene le realtà di vita siano ben diverse.
Entrando in Lombardia, infatti, arrivando lungo la strada gardesana da Peschiera (Verona) a Sirmione (Brescia), al cartello di cambio regione il traffico si annulla quasi, tutto sembra «sospeso». Oltre ci sono negozi, ristoranti e bar chiusi, mentre fino a cento metri prima tutto pullula ancora di attività commerciali. E sul percorso succede anche che vi si incontri una piccola frazione di Peschiera del Garda, Rovizza, dove il confine geografico cade proprio nella strada omonima che l’attraversa: chi risiede sul lato destro è veneto e il dirimpettaio è lombardo. Di fronte alla piazzetta con il monumento ai caduti, (in Lombardia), risiede la «veneta» Nardina Massei: il suo cancello di casa è collocato in provincia di Brescia, mentre la scala di ingresso alla villetta è in provincia di Verona. Anche la chiesa, a dieci metri di distanza è mentre la trattoria è veneta, il bar-alimentari, invece, è bresciano e si può consumare solo con l’asporto. Massei racconta: «Quelli che abitano di fronte non si allungano neanche fino dentro casa mia ed io, che esco solo per andare a fare la spesa, prendo il senso unico della strada in direzione Peschiera e vado al supermercato là, non voglio incorrere in sanzioni».
Poi se ci siano «migrazioni» da una regione all’altra è impresa quasi impossibile da controllare. Nessun «sbarramento» lungo la strada. Dopo un fine settimana di «sospensione», quello del 14-15 novembre, quest’ultimo weekend di sole ha visto la ripresa degli spostamenti sulla sponda veronese del lago di Garda, (con relativi bar affollati). È accaduto anche a Torri, dove il sindaco Stefano Nicotra, visto il crescere dei contanon gi, arrivati ormai a quota 40 persone, limite oltre il quale ha annunciato di essere pronto a chiudere il paese. «Domenica 22 novembre c’erano 210 macchine nel solo parcheggio del castello, cosa che per il periodo non si è mai vista negli anni precedenti – dice Nicotra – La gente non ha ancora capito che in questo momento così difficile sarebbe opportuno che rimanesse nel proprio Comune». Precisa, però, che sarà nelle sue competenze fermare le attività commerciali, ma che potrà «solo» chiudere vie, piazze, spiagge e sentieri, come il famoso ponte tibetano in località Crero. Il trend dei positivi, però, potrebbe a breve tornare ad amalgamare le zone in un «arancione» diffuso, poiché se a Peschiera, in zona gialla, con poco più di 10mila abitanti, gli attuali positivi sono 110, a Sirmione, in zona rossa, gli attuali positivi sono 42, meno della metà, su 8.300 abitanti. Lo precisa la sindaca di Sirmione Luisa Lavelli, che aggiunge: «Assieme a tutti i sindaci della provincia di Brescia abbiamo chiesto al Presidente della Regione Fontana e al governo di venire declassati dalla zona rossa, poiché noi bresciani abbiamo degli indici diversi da altre province della Lombardia».