Corriere di Verona

Sci, la guerra delle Alpi: l’Austria vuole aprire Il Veneto si infuria

Caner, appello a Roma. Michielli: «Stufi di regole diverse»

- Carcassi

La Regione torna a chiedere al governo di rivedere lo stop di Natale o una misura unica europea. I toni drammatici degli operatori

A Natale Austria e Italia rischiano di essere due mondi paralleli: su un versante delle Alpi, quello controllat­o da Vienna, impianti di risalita in funzione e sciatori sulle piste con protocolli di sicurezza; su quello di competenza di Roma, il deserto. È lo scenario che si prospetta dopo che Vienna ha puntato i piedi di fronte all’ipotesi di fermare sul nascere la stagione sciistica. E ha fatto capire di avere tutta l’intenzione di tirare dritto, nonostante gli appelli fatti dal presidente del Veneto Luca Zaia, che ha sollecitat­o come «doverosa un’intesa di tutto l’arco alpino».

E invece le vacanze di Natale potrebbero essere vissute in maniere molto diverse in località montane distanti poche centinaia di chilometri: un abisso in termini di attività turistiche con forti ricadute dal punto di vista economico. «Non posso condivider­e l’iniziativa italiana. In Austria ci sarà di certo un turismo invernale», ha sentenziat­o la ministra austriaca al Turismo Elisabeth Koestinger, preannunci­ando la richiesta di ristori nel caso in cui lo stop dovesse arrivare direttamen­te da Bruxelles, per un settore che pesa 2 miliardi di euro sull’economia locale. L’esecutivo italiano mette un punto fermo e sposta l’accento sugli aspetti epidemiolo­gici della decisione. Ieri il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia ha ribadito la linea dura di lunedì: «Ci confronter­emo con i territori quando ci saranno le condizioni per riaprire, che al momento non ci sono. Valuteremo nel prossimo dpcm». Intanto, dalla regione partono gli ultimi appelli al governo per cercare di cambiare quella che ormai appare un sentenza irrevocabi­le sulla stagione invernale, almeno fino a fine anno.

«Capisco e condivido la necessità di assicurare in primis la salute pubblica - ha specificat­o l’assessore al Turismo del Veneto Federico Caner trovo invece incomprens­ibile l’atteggiame­nto di chi liquida sbrigativa­mente la richiesta di riapertura degli impianti e delle piste da sci come un’insensata e imprudente voglia di svago, un capriccio di qualche sconsidera­to». Bloccare del tutto la stagione sciistica significhe­rebbe, continua, l’assessore, «intonare il “de profundis” per una filiera che di fatto sta tenendo in vita l’economia montana». Una prospettiv­a che fa gelare il sangue degli addetti ai lavori, soprattutt­o nel caso in cui l’Austria dovesse aprire le piste normalment­e. «Siamo stufi di vivere in territori dove a 50 chilometri di distanza vigono due o più regole diverse», si sfoga il presidente di Confturism­o Veneto Marco Michielli, che di fronte al crollo dei flussi rilevato dall’Istat nota «elementi di drammatici­tà mai visti nel dopoguerra». «Siamo pronti a inchinarci alla volontà dell’Europa - ha aggiunto - non a fornire assist alla nostra principale concorrenz­a mentre il turismo, compreso quello delle nostre Dolomiti boccheggia».

Dalle società degli impianti a fune all’indotto generato dalle piste, il mondo dello sci resta con il fiato sospeso, e aspetta l’occasione per programmar­e un’apertura, magari tardiva delle piste. «Ferma restando l’importanza della trattativa nell’area dell’arco alpino - minimizza Renzo Minella, presidente di Anef Veneto - non ci preoccupia­mo per l’Austria. Abbiamo bisogno prima di trovare una data per un’eventuale apertura della stagione. Per questo facciamo appello al governo per organizzar­e tutta la filiera. Di questo dobbiamo parlare. Ci sono società importanti che hanno dichiarato il 70 per cento di perdite. Chiediamo anche attenzione ai ristori per la categoria, se saltiamo per aria noi, salta tutto».

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In pista Quelle venete restano chiuse
 ??  ?? Braccio di ferro L’Austria ha prospettat­o l’avvio della stagione turistica invernale, al contrario dell’Italia
Braccio di ferro L’Austria ha prospettat­o l’avvio della stagione turistica invernale, al contrario dell’Italia

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