Corriere di Verona

Il corto racconta chi è vittima

Sparapan: «Sulle donne c’è ancora molto da fare»

- Peluso

«Ho davvero qualcosa da dire? Se la risposta è sì, si comincia». Ha solo 22 anni Matteo Sparapan, ma è già un regista a pieno titolo, per il talento, lo sguardo critico e la maturità narrativa. Finora ha girato due film low budget, proiettati al cinema del suo paese e un cortometra­ggio, Mia, che andrà in onda oggi alle 18.31, durante il programma in streaming «Succede alle 31» sulla pagina Facebook di Heraldo. A seguire, il regista parteciper­à a un talk sul tema della violenza di genere.

Alberto, quando ha pensato di scrivere Mia?

«È successo durante il lockdown, ma ci pensavo da un po’. Trovarmi a parlare con Irene Lovato, che studia psicologia, mi ha aiutato a essere meno superficia­le coi personaggi. Ho cercato di raccontare la violenza fisica filtrata dalla violenza sociale: nel corto, i vicini di casa chiamano la polizia quando la protagonis­ta, positiva al tampone, esce di casa senza rispettare l’isolamento, ma non quando subisce violenza domestica. Ci sono centri violenza, numeri di telefono, comunità, ma non sarà mai abbastanza finché il femminismo non diventerà una causa di tutti».

Quando ha capito che c’era cinema nel suo futuro?

«Ho suonato il pianoforte fino all’età di 15 anni. Quando ho capito che la musica non sarebbe stata la mia strada, ho cercato un altro gesto artistico per esprimermi e il cinema ha preso il sopravvent­o. Leggevo le interviste ai grandi registi come David Lynch, Paul Thomas Anderson e Steven Soderbergh e notavo che, sebbene avessero ambizioni e scelte artistiche diverse, quando davano consigli per gli aspiranti registi, erano tutti concordi nel dire “prendi un iPhone e inizia girare” e così ho fatto».

Con un iPhone?

«Mia è girato tutto con l’iPhone. Tre anni fa ho iniziato ricostruen­do scene di altri film, aggiungend­o azioni, sfumature, dettagli. Per me il cinema è come una sartoria: si parte da un modello e poi va adattato alla taglia. Il mio cinema è così, artigianal­e». Prossimo film?

«Sono laureato in Lingue e Letteratur­e straniere e ora sto seguendo un corso triennale alla Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti. Nel frattempo sto scrivendo una sceneggiat­ura a quattro mani con Matteo Bianchini. Il sogno è di fare un passo in avanti, ma sempre senza concorsi: mi piace la costruzion­e, non la competizio­ne. Se sono riuscito a realizzare il sogno di vedere il mio nome sul grande schermo, è perché intorno a me ho sempre una squadra di amici, tecnici e attori di alto livello. Anzi, possiamo parlare solo di loro e non di me?».

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