Il «Superbonus 110%» vale 14 miliardi La Cna: «Può rilanciare lavoro e filiere»
C’è un dato che balza immediatamente agli occhi nell’esaminare l’impatto del «superbonus» varato dal governo per stimolare il recupero edilizio e la riqualificazione energetica degli edifici: quei 14 miliardi di euro di investimenti che l’incentivo al 110% potrebbe generare, nel solo Veneto, dal 2021 al 2026. Il tutto, grazie a 1,7 miliardi di detrazioni fiscali che, sommate all’impatto dei bonus tradizionali e dalla possibilità di cessione del credito, potrebbero alzare il totalizzatore (delle detrazioni) fino a quota 5,6 miliardi, con un incremento complessivo del 41%. Potrebbe essere questo l’impatto del superbonus sull’economia regionale secondo le stime della Cna veneta e dello Studio Sintesi di Mestre. Un vero propulsore che, di fatto, alimenterebbe una ripresa vigorosa, specie se - come vorrebbe il presidente regionale dell’associazione, Alessandro Conte - l’incentivo «fosse esteso anche ai capannoni» e si riuscisse ad intercettare il flusso di denaro generato dal Recovery Fund. Insomma, dopo il Covid l’edilizia potrebbe essere l’unico (o fra i pochi) settore a riprendersi e recuperare parte di quel 28% di occupati (48.445 posti) perso dalle costruzioni in dieci anni, pari al 16,3% delle imprese di costruzioni e al 25% di quelle legate all’edilizia. Ma vediamo le cifre: Il superbonus varrebbe 309 milioni di detrazioni per la Provincia di Padova, seguita da Treviso (308), Verona (300), Vicenza (297) Venezia (264), Belluno (114) e Rovigo (60) in sei anni. Ed avrebbe un impatto diretto non solo sull’edilizia, ma anche su ingegneria civile, lavori specializzati (impiantistica, pittura etc...), industria del legno, dei materiali da costruzione e dell’arredo. E considerando che, secondo la Cna, il meccanismo degli incentivi ha già attivato 24 miliardi di investimenti dal 2010 in poi, le potenzialità sono alte. «Ma è necessario che il governo si impegni ad inserire nella Legge di Bilancio il prolungamento del superbonus per il prossimo triennio (la scadenza è fissata al 31 dicembre 2021, ndr.) - esclama Conte -. Consideriamo questa misura un volano straordinariamente importante per l’intera filiera delle costruzioni e ne sollecitiamo l’estensione anche ai capannoni, per migliorare le condizioni di sicurezza. Non si capisce infatti perché questa tipologia di immobili non sia ricompresa tra i beneficiari». Un elemento di preoccupazione, comunque, è la burocrazia. «Da un’indagine del Centro Studi di Cna che ha coinvolto un centinaio di imprese venete - dichiara il segretario Matteo Ribon - il 70% ritiene che il provvedimento potrà dare nuovo impulso alla filiera dell’edilizia. Tra i fattori di questa iniziale difficoltà vi è la presenza di difformità catastali, spesso pressoché irrilevanti, ma che non consentono di procedere con l’intervento. Inoltre, per effetto dello smart working nella pubblica amministrazione, la richiesta di accesso agli atti diventa difficoltosa: anche per questo è necessario garantire il prolungamento per i prossimi anni».