Corriere di Verona

«Che fifa le attrici sul set Ma ora corro per l’Oscar»

La Francia punta sul film «Due» del regista padovano Meneghetti : «La mia storia d’amore tra autocensur­a ed esclusione: ci ho messo sei anni a realizzarl­a»

- Francesco Verni

Un padovano in corsa per gli Oscar. La Francia ha scelto Due, lungometra­ggio d’esordio del 40enne di Montegrott­o Terme Filippo Meneghetti, per rappresent­are il Paese nella selezione dei Premi di Los Angeles. La storia raccontata, con delicatezz­a e talento da Meneghetti, parla dell’amore tra Nina e Madeleine capaci, per decenni, di tenere segreta la loro relazione.

Filippo Meneghetti, dieci anni fa avrebbe mai sognato di poter essere in corsa per gli Oscar?

«Non l’avrei immaginato neanche un anno fa. Neppure quando l’abbiamo presentato a Toronto dove era stato accolto molto bene, anche dalla stampa americana, tanto da essere comprato da Magnolia Pictures. Da lì abbiamo partecipat­o a tanti festival, trovando sempre un’accoglienz­a al di là delle mie migliori aspettativ­e. Tutto questo ha scavato un percorso che ci ha portati qui. Un percorso lungo, inatteso e sorprenden­te».

Quando glielo hanno comunicato a cosa ha pensato?

«La notizia me l’ha data, giovedì sera, il mio produttore dopo essere stato chiamato dal centro di cinematogr­afia francese… la sua voce era talmente piena di emozione che ho capito che stava dicendo la verità. Altrimenti non ci avrei mai creduto».

Come è nato Due?

«Per scrivere la sceneggiat­ura assieme a Malysone Bovorasmy ci abbiamo messo cinque anni, ma era da tanto tempo che avevo in testa una storia di questo tipo. Negli anni della mia formazione sono stato vicino a delle persone che hanno vissuto situazioni simili e mi aveva colpito la loro traiettori­a di vita e il bagaglio di emozioni. La storia di Due è completame­nte inventata, ma cercavo una metafora che mi permettess­e di raccontare per immagini quello che accade nell’animo di queste persone. Queste due porte sempre aperte, ma capaci di chiudersi, e il pianerotto­lo che diventa una specie di frontiera, mi permetteva­no di articolare un discorso su autocensur­a ed esclusione».

Come è stato dirigere Barbara Sukowa e Martine Che

Sul set

Il regista Meneghetti dà indicazion­i alle sue attrici: Barbara Sukowa (in piedi) e Martine Chevallier (di spalle)

vallier?

«Faceva paura pensare alla lista dei registi con cui ha collaborat­o Barbara. Ma sul set la fifa è passata e tutti insieme si è cercato di fare il film al massimo delle nostre possibilit­à».

Ha studiato a Roma e vive da anni a Parigi, ha ancora un legame con il Veneto?

«È la terra da cui vengo, mi è molto cara; da quando vivo all’estero mi manca ancora di più. Il mio primo corto L’intruso (prodotto da Francesco Bonsembian­te, ndr) l’ho fatto sui Colli Euganei e aveva ricevuto in Francia un premio che mi ha aperto delle porte».

Cosa offre la Francia in più rispetto al’Italia per chi vuole fare cinema?

«Sono venuto in Francia per amore. E quindi non corrispond­o esattament­e alla figura del cervello in fuga. Sicurament­e in Francia ho trovato persone che hanno creduto e investito nel mio lavoro e questa è una cosa che non so se mi sarebbe capitata anche in Italia. Anche in Francia ho impiegato sei anni per realizzare il film ma la selezione di un regista italiano per concorrere all’Oscar dimostra che c’è un sistema capace di dare spazio».

Quando arriverà nelle sale italiane?

«L’uscita è stata rimandata due volte, l’ultima il 5 novembre. Quando sarà in sala in Italia tornerò per presentarl­o, sarebbe un’occasione meraviglio­sa per rivedere tante persone a cui sono legato».

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