Corriere di Verona

Il Chievo va ko beffato dal Lecce nel recupero

Passa il Lecce degli ex: Garritano replica a Stepinski, la decide Falco al 93’. E fa festa Corini

- Matteo Sorio

Tra la miglior difesa e il miglior attacco di B, alla fine della fiera, vince il secondo. Anche perché, mentre Aglietti deve rinunciare a due titolari della retroguard­ia su cinque, Corini può permetters­i di chiamare al tavolo un paio di carte come Pettinari (giocherebb­e titolare dappertutt­o) e Falco (decisivo).

Squadrone com’è, il Lecce gioca un’ottava sopra il Chievo per pulizia e qualità, non per coraggio o equilibrio. Fa la differenza il lignaggio, scolpito nella rosa di Corini, al primo successo contro questi colori da ex. «Sono probabilme­nte i più forti e completi di tutta la B», inquadrava Aglietti alla vigilia. Di certo, l’avversaria più gallonata vista fin qua. Dentro a una serata dai ritmi frenetici, il Chievo si mette la veste operaia, accetta che sia il Lecce a menare spesso le danze, si rannicchia quando c’è da parare i colpi, non lesina nulla quando spiragli di contropied­e gli s’aprono davanti. A un altro vecchio volto di casa, Stepinski, risponde il bomber di famiglia, Garritano, poi ecco Falco, sbucare all’ultimo, al 93’, fra le pieghe di un finale che vede Leverbe e soci in puro assetto di resistenza, e oplà: resta fermo a 14 gettoni, il club della Diga, sesto posto a -4 dalla vetta, aspettando le gare di oggi ma con un match da recuperare. Sul match col Lecce, la mannaia del gap, ma anche dei forfait. All’ultimo, Aglietti, perde Semper e Renzetti, portiere e terzino sinistro: out, pure, Ciciretti e De Luca. Non il massimo, di fronte a un Lecce in smoking.

Un Lecce che azzanna alto, come gli piace fare. Fiato sul collo, il Chievo si scopre spesso impreciso, nell’uscire, o perché sbaglia le misure, o perché non si fida del lancio. Per qualità, l’urto altrui si sente tutto: Tachtsidis è un lupo di mare, Paganini un peperino, Mancosu sta dietro Coda e Stepinski, roba per palati fini. Difatti il Chievo deve dosarsi, più d’altre volte, sapendo che basta un niente perché, tra i gialloross­i, qualcuno rompa gli schemi. Vale, ad esempio supremo, il vantaggio ricamato da Mancosu, furbo tra le linee, forse aggiustand­osela pure col braccio: il piede di Coda, la testa di Stepinski (11 reti in 57 gare col Chievo tra 2017 e 2019), tutto morbido. Mai aveva sofferto così, il gruppo di Aglio, la timbrica altrui. Immediato, a dimostrare scorza, il pari di Garritano s’incastona comunque in un frangente parecchio a favore degli ospiti, sempre a insistere sulle corsie.

Al Lecce il timone, al Chievo le ripartenze. Finché Corini alza Zuta per Calderoni e Canotto s’accende sbilancian­do un attimo la gara. È l’ultimo tocco a difettare, però, sponda gialloblù. Il segnale spinge Corini a rinfrescar­e gli avanti. Di qua, mancano le prime alternativ­e. Obi e Djordjevic lasciano per Viviani e Margiotta, per logorio fisico. Invece Corini coglie forze acute. Finisce col Chievo a difendersi a cinque, tutto a protezione. Troppo? Sta di fatto che il punto scappa via lì.

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Duello Palmiero cerca di contrastar­e il controllo palla di Tachtsidis

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