Uccisa aggrappata all’auto quasi 32 anni ai due assassini
Omicidio Stoicescu, il dolore della nipote: «Una pena troppo lieve»
Quel maledetto 13 marzo di un anno fa a Noventa Vicentina dovevano rubare l’auto con diecimila euro all’interno ma hanno finito per uccidere la donna che ha cercato di impedirglielo, la 50enne romena Mihaela Stoicescu, di Minerbe (Verona). E ieri per i due trasfertisti del crimine, due napoletani, è arrivata la condanna: quasi 32 anni totali, ottenuti con lo sconto di un terzo della pena previsto dal rito. Una sentenza che fa sbottare i parenti della vittima, per i quali sono previsti risarcimenti per i danni morali di oltre 450mila euro, risarcimenti destinati però a rimanere sulla carta visto che i due sono nullatenenti e disoccupati. «Troppo pochi quegli anni di carcere per aver tolto la vita alla nostra Mihaela» le parole della nipote, che era con la zia il giorno della rapina e dell’omicidio. Si chiude così in tribunale a Vicenza il processo a carico di Maurizio Buoniconti ed Enrico Pace, 46 e 30 anni, in cella a Padova e Vicenza, condannati dal giudice Roberto Venditti rispettivamente a 16 anni e a 15 anni e 8 mesi di reclusione. Buoniconti e Pace erano stati arrestati su ordinanza nel giugno del 2019. I carabinieri del nucleo investigativo di Vicenza erano risaliti a loro dopo aver passato al setaccio le immagini di un centinaio di telecamere installate lungo il percorso, scandagliato cinque milioni di tracce telefoniche e rovistato nei cestini dell’autostrada, trovando tra i ticket non pagati quello con un parziale di impronta di Buoniconti. Il pm Angelo Parisi, che aveva sollecitato per entrambi l’ergastolo, contestava loro l’omicidio volontario aggravato, la rapina e il riciclaggio. Reato, quest’ultimo, non riconosciuto a Pace e relativo alla targa clonata della Fiat Panda usata per spostarsi da Napoli al Veronese e al Vicentino e seguire nipote e zia, che erano partite dalla Bassa Veronese per fare tappa in diversi uffici postali così da prelevare i soldi per il datore di lavoro della più giovane. Alle 13 circa le due donne erano in centro a Noventa. La vittima, impiegata in una azienda veronese di ortofrutta, stava fumando una sigaretta in piedi vicino all’auto, in attesa della nipote, quando è stata avvicinata dai due uomini che l’hanno strattonata e colpita. Lei ha opposto resistenza. È risalita in auto e in parte si è seduta, puntando i piedi e aggrappandosi alla maniglia mentre i napoletani tentavano di scaraventarla fuori dall’abitacolo, anche mentre pendeva all’esterno, con il conducente (Pace) che ha continuato a spingerla fuori e per riuscire a liberarsi di lei ha cozzato contro le vetture in sosta. E quando la donna è finita sull’asfalto, l’ha investita. Così per i carabinieri e i consulenti del pm.
«La condanna? Troppo poco per aver ucciso mia zia e per quello che vale una vita- il commento della nipote Alexandra Gabriela Marescu, 34 anni del Veronese - e comunque non c’è cifra che ci ripagherà di tanto dolore». Lei, con la mamma e i due fratelli della vittima, si erano costituiti parte civile con l’avvocato veronese Stefano Giuseppe Gomiero chiedendo oltre un milione di euro (il giudice ne ha stabiliti meno della metà, con cinquemila euro da liquidare per le spese legali). «Una pena congrua per la scelta del rito - il commento del legale lette le motivazioni che verranno depositate fra 90 giorni valuteremo le iniziative da intraprendere» e cioè un contenzioso con il Fondo vittime della strada o con la compagnia assicurativa.
Risarcimenti Riconosciuti 430mila euro ai parenti della vittima, ma i malviventi non hanno denaro