Conte citato a giudizio da ristoratori e albergatori
La causa intentata dall’avvocato Sandrin per un centinaio di albergatori, commercianti e ristoratori
Un atto di citazione al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. La firma, su quell’atto, è dell’avvocato d’impresa Maria Cristina Sandrin. Dietro di lei c’è l’adesione di un centinaio d’imprenditori veneti. L’obiettivo: ottenere ristori anche per marzo e maggio.
Un atto di citazione al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Lo firma l’avvocato d’impresa Maria Cristina Sandrin, 60 anni, origini padovane, trapiantata a Verona, candidata alle scorse elezioni regionali nella lista di Fratelli d’Italia. Dietro di lei c’è l’adesione di un centinaio d’imprenditori veneti. Parliamo d’imprenditori della ristorazione, dell’alberghiero, del commercio, del settore produttivo: tra le realtà veronesi, l’Antica Bottega del Vino, il ristorante Al Cristo, il ristorante Piper, la catena Gallo’s (sempre ristoranti), la Pizzeria Mattarana, l’enoteca Bacco d’Oro e il Nobis Cafè. E Sandrin, protagonista di un’iniziativa abbastanza inedita, sostiene che «ci sono gli elementi per obbligare lo Stato a ristorare gli imprenditori con il fondo perduto non soltanto per il mese di aprile ma anche per il mese di marzo e maggio scorso, cioè per tutto il periodo di lockdown patito durante la prima metà del 2020».
L’atto di citazione è di ieri, si basa anche sulla richiesta di un equo indennizzo e Sandrin dice di averci lavorato per cinque mesi, raccogliendo poi le adesioni man mano che si spargeva la voce. Tutto nasce dal bonus a fondo perduto introdotto dal vecchio Decreto Rilancio per imprenditori, autonomi e partite Iva con ricavi o compensi inferiori a 5 milioni e con fatturato di aprile 2020 inferiore ai due/terzi rispetto ad aprile 2019: quel contributo si applicava calcolando una percentuale pari ai minori ricavi 2020 articolata nel 20% per i soggetti con ricavi non superiori a 400mila euro nel 2019, 15% per i soggetti con ricavi fino a 1 milione nel 2019 e 10% per i soggetti con ricavi fino a 5 milioni nel 2019. Spiega, Sandrin, evitando di entrare nei dettagli tecnici degli appigli giuridici trovati: «Detto che il dl usa la parola “ristoro” facendo sì che tale azione non sia suscettibile di valutazione economica per dimostrarne l’equità, nell’atto chiedo su quali basi siano calcolate quelle percentuali». Ad esempio, due aziende dallo stesso fatturato possono essere più o meno in salute, a seconda dei rispettivi margini operativi. E il ristoro adeguato per una, per un’altra può essere una «mancetta, con cui non si salva certo la continuità aziendale». Dice Sandrin: «Vivo ogni giorno, da mattina a sera, il dramma di imprenditori che vengono in ufficio da me e piangono, che mi dicono che dovranno lasciare a casa i dipendenti». La sua accusa, verso il governo, è di «incompetenza sul piano delle decisioni economiche». E adesso c’è quella citazione. Il deposito dell’atto al tribunale di Roma, dove Sandrin ha fissato udienza per il 5 maggio 2021: «Ora decorre il tempo perché la controparte esamini l’atto e si costituisca».
La controparte è appunto il presidente del Consiglio, Conte. E quel governo che in Veneto e a Verona, tra febbraio e oggi, ha ricevuto più d’una contestazione, anche pubblica, specie da quel settore terziario trainante per l’occupazione e, ora, messo in ginocchio da Dpcm e ordinanze. Risale giusto agli ultimi due giorni appena trascorsi la protesta di un centinaio di ristoranti e bar del centro, chiusi per protesta contro quel dl valido fino a venerdì 15 che autorizzava ad aprire a regime normale soltanto il 7 e 8 gennaio. Intanto, Sandrin rimarca: «Ci sono molte altre aziende che aderiranno ai nuovi atti di citazione».
Maria Cristina Sandrin Vivo ogni giorno il dramma di imprenditori che vengono in ufficio da me e piangono