Corriere di Verona

«Persi 14.500 posti di lavoro»

Terme a picco, Michielli incontra i vertici dell’Anci: «Servono ristori adeguati, è questione di vita o di morte»

- di Gabriele Fusar Poli

Chiedono ristori immediati e certi, promettono di fare squadra per superare una crisi senza precedenti. Gli operatori del settore turistico, tra i più colpiti dall’emergenza coronaviru­s, sono pronti a rimboccars­i le maniche dopo un 2020 «horribilis». Basta dare una rapida occhiata ai dati complessiv­i — calo delle assunzioni pari al 45% e saldo annuale negativo di 14.500 posti di lavoro, mentre per quanto riguarda gli arrivi di turisti nelle località balneari e montane del Veneto si registra rispettiva­mente una diminuzion­e del 42,4% e del 30,7% delle presenze — per capire che risollevar­si è sì arduo, ma non impossibil­e.

Ed è proprio partendo da questa convinzion­e che Marco Michielli, presidente di Federalber­ghi e Confturism­o Veneto, ha voluto incontrare il sindaco di Treviso, Mario Conte, e la consiglier­a regionale Elisa Venturini, rispettiva­mente presidente e vicepresid­ente dell’Anci. Un primo faccia a faccia per fare il punto sul presente e nel contempo pianificar­e le azioni future. Perché la preoccupaz­ione è palpabile. «Le lancette dell’orologio — avverte Michielli — sono tornate indietro di 30 anni, eppure nella legge di bilancio 2021 per il turismo c’è ben poco. Abbiamo allora decentro ciso che ripartire dai Comuni, in virtù del loro rapporto diretto con il territorio e le realtà imprendito­riali, fosse la strada migliore. Servono ristori adeguati, per molte delle nostre strutture si tratta ormai di vita o morte, con quel che ne consegue sul piano occupazion­ale e sociale».

Un concetto condiviso dal sindaco e presidente Anci, Conte: «Gli alberghi rappresent­ano un pezzo di storia e di identità dei nostri territori, oltre ad essere un incredibil­e volano per il turismo, quindi gli aiuti devono arrivare rapidament­e. I sindaci sono al fianco degli operatori del turismo, con cui vogliamo programmar­e il futuro, per rilanciare i territori in una visione di sistema». Molti alberghi sono chiusi in montagna a causa dello stop allo sci, molti non apriranno nemmeno dal 15 febbraio (la catena TH Resorts del padovano Graziano Debellini lo ha annunciato proprio ieri ad esempio). E tra i comparti più colpiti a livello regionale vi è senza dubbio quello del turismo termale, quasi interament­e coperto (circa il 97%) dal cosiddetto Bacino Euganeo. Operante nel territorio compreso tra i Comuni di Abano, Montegrott­o, Battaglia e Galzignano Terme. I numeri forniti in merito da Assindustr­ia Venetosono emblematic­i e parlano di una perdita di 375.318 ospiti solo nei primi dieci mesi del 2020, di cui 183.500 stranieri (-81%). «Diamo solitament­e lavoro a 5 mila addetti — illustra Marco Maggia, vicepresid­ente di Federterme — generando un indotto di mezzo miliardo di euro. Ma al momento nel Bacino termale Euganeo ci sono solo 8 hotel aperti su 100: per ripartire riteniamo prioritari­a la vaccinazio­ne dei nostri operatori di medicina termale e la creazione di un “patentino” per i viaggiator­i immunizzat­i contro il Covid-19».

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