Corriere di Verona

Pronto soccorso, ricoveri azzerati Verona respira

- Davide Orsato

«Nelle ultime ore non abbiamo avuto nessun paziente Covid in attesa ne pronto soccorso. E, parallelam­ente, sta diminuendo in modo importante anche il tempo d’attesa per i tamponi che vengono prescritti». Lo ha detto ieri il dg dell’Usl Scaligera Pietro Girardi, certifican­o che a Verona la seconda ondata è di fatto conclusa.

Il primo campanello d’allarme dell’epidemia ha smesso di suonare. I pronto soccorso degli ospedali, ormai da qualche giorno a questa parte, hanno smesso, con poche eccezioni di accogliere pazienti con gravi sintomi Covid. Questo fine settimana potrebbe essere il contraltar­e di quello del 10 e dell’11 ottobre, il giorno in cui gli ospedali veronesi si sono accorti, quasi a sorpresa, di essere «dentro» la seconda ondata. La tendenza si era già notata negli ultimi bollettini della Regione Veneto, ora la conferma arriva dal direttore dell’Usl Scaligera, Pietro Girardi. «Nelle ultime ore — ha spiegato ieri — non abbiamo avuto nessun paziente Covid in attesa ne pronto soccorso. E, parallelam­ente, sta diminuendo in modo importante anche il tempo d’attesa per i tamponi che vengono prescritti».

È una sorta di circolo virtuoso: calano le persone con sinil tomi gravi, tali da richiedere il ricovero ospedalier­o e, parallelam­ente, calano le persone venute a contatto con positivi al virus Sars-Cov-2 e quindi sono sempre in meno a richiedere­te i test. Due indizi che portano verso la stessa conclusion­e: a Verona la seconda ondata (tale la considera l’Usl), durata ben quattro mesi, si sta concludend­o. E l’azienda sanitaria locale ne trae le conseguenz­e, pensando già alla ripresa delle attività ambulatori­ali: «Dal primo di febbraio — fa sapere Girardi — ricomincer­emo con le attività ambulatori­ali. Ma, già da lunedì potrebbe ricomincia­re l’attività programmat­a a livello di sale operatorie».Gli ultimi dati regionali confermano il trend. Ieri i pazienti Covid in area non critica sono scesi, per la prima volta dal 23 novembre, sotto quota 500 (488, per la precisione), mentre restano ancora a livelli da «picco pandemico» quelli in terapia intensiva (74, tre in più rispetto a giovedì). Il dato relativo a i pazienti «di area medica» resta comunque importante, perché consentono di «liberare» i reparti degli ospedali che hanno più sofferto negli ultimi mesi: Mater Salutis di Legnago e il Fracastoro di San Bonifacio, consentend­o di concentrar­e i pazienti Covid a Villafranc­a, come da piano regionale. Sempre ieri, l’azienda zero ha contato quattro decessi in provincia di Verona, anche questo uno dei dati più bassi degli ultimi mesi. Prosegue, inoltre, la «caduta libera» degli attualment­e positivi, l’ultimo dato parla di 11.078 persone, il dato più basso dal 14 novembre, pari a un’incidenza di circa l’1,2%.Un quadro che porta più di una speranza anche in vista della ripresa delle scuole: «Con la conferma della zona arancione — prosegue Girardi — confidiamo in un ulteriore calo la prossima settimana». Ottimismo che si arresta, però, quando si parla di vaccini. Meno di cento le dosi somministr­ate ieri, tutti richiami. «La prima settimana — rende noto il direttore generale — avevamo vaccinato quante più persone possibili poi, però, con l’annuncio della diminuzion­e nelle consegne abbiamo cominciato a fare accantonam­enti, per garantire il richiamo tra la terza settimana e il mese, come indicato. A regime avremo la capacità di vaccinare 24 mila persone al giorno, ma se i vaccini che arrivano sono questi dovremo aspettare».

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Inversione di tendenza La seconda ondata, a Verona, pare essere in via di conclusion­e

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