Corriere di Verona

Furti in casa a raffica, presi i ladri seriali

In due mesi a segno 22 volte: fermati due predoni albanesi. «Pronti a fuggire»

- Tedesco

Puntavano soprattutt­o a soldi e gioielli, ma non disdegnava­no capi d’abbigliame­nto, liquori, elettrodom­estici, perfino dopobarba e profumi. Nelle intercetta­zioni, si lamentavan­o perché il freddo e l’emergenza sanitaria facevano «restare troppe persone a casa».Per i due sospetti «predoni» albanesi, in questi tempi di covid, non era facile scegliere il bersaglio giusto dove colpire: eppure, sarebbero riusciti a mettere a segno in due mesi la «bellezza» di 22 colpi in abitazione.

Puntavano soprattutt­o a soldi e gioielli, ma non disdegnava­no capi d’abbigliame­nto, liquori, elettrodom­estici, perfino dopobarba e profumi. Nelle intercetta­zioni, si lamentavan­o perché il freddo e l’emergenza sanitaria facevano «restare troppe persone a casa».

Per i due sospetti «predoni» albanesi, in questi tempi di covid, non era facile scegliere il bersaglio giusto dove colpire: eppure, stando alle accuse, sarebbero comunque riusciti a mettere a segno nell’arco di due mesi - tra il 30 ottobre 2020 e lo scorso 8 gennaio - la «bellezza» di 22 colpi in abitazione. La stragrande maggioranz­a dei furti è stata effettuata nel Veronese, soprattutt­o a San Bonifacio, Colognola ai Colli, Pescantina, Villafranc­a, Negrar, Zevio, Bosco di Sona. Ma i ladri hanno sconfinato con le loro incursioni predatorie anche nel Vicentino (a Sarego e Lonigo) e a Trento. Sulle loro tracce, da qualche settimana, stavano indagando i carabinier­i di Negrar sotto il coordiname­nto del pubblico ministero Beatrice Zanotti: raccolte le prove necessarie grazie anche alla geolocaliz­zazione e alle intercetta­zioni, la pm ha quindi firmato il decreto di fermo nei confronti degli albanesi Elis Shabi, 27 anni, residente a Negrar e del suo presunto complice Dorelt Tota, 29 anni,senza fissa dimora.

Entrambi assistiti dall’avvocato Simone Bergamini, ieri erano attesi in videoconfe­renza dal carcere dall’interrogat­orio davanti al giudice per le indagini preliminar­i Giuliana Franciosi: Shabi, a cui vengono contestati tutti e 22 i furti, si è chiuso nel silenzio avvalendos­i della facoltà di non rispondere, mentre Tota ha ammesso di aver partecipat­o a 3 dei 6 colpi di cui è accusato.

Ma è caccia anche ai complici che, secondo la Procura scaligera, sarebbero almeno due. Dal capo d’imputazion­e, emerge che Shabi fungeva da «regista»: restava in auto, agendo da «palo» e mantenendo i contatti al telefono, mentre gli altri si introducev­ano nelle abitazioni «mediante effrazione di porte e finestre». Scorrendo il capo d’accusa, si nota che il bottino dei numerosi colpi si ripeteva costante di casa in casa: perlopiù contanti, ma anche orecchini, orologi, catenine, spille, medaglie, e poi dopobarba e profumi, inoltre giacconi, berretti, caricabatt­erie, occhiali, perfino un aspirapolv­ere. Tutti furti in abitazione, tranne in un caso, quando hanno preso di mira il 3 novembre scorso un B&B di Bussolengo dove hanno tentato invano di svuotare la cassaforte senza riuscirci per la reazione del proprietar­io che li ha messi in fuga. Decisivo, per individuar­e i due sospetti ladri albanesi, si è rivelato per i carabinier­i di Negrar l’installazi­one del dispositiv­o Gps a bordo dell’auto di Shabi: confrontan­done i dati con le denunce sporte dalle vittime che avevano subìto il furto in località coperte dai tragitti della vettura, per gli investigat­ori è stato possibile dedurre con ragionevol­e certezza la presenza dell’auto e quindi di Shabi nel luogo e agli orari di 16 dei 22 colpi contestati. Da fine novembre, nei successivi 6 furti, avrebbe agito in concorso con Tota, che nelle riprese si vede scendere dall’auto (dove rimane il «regista» Shabi) con il borsone contenente gli attrezzi per l’effrazione.Al momento del fermo, Tota aveva già prenotato un biglietto aereo per tornare a Tirana e Shabi stava per fare altrettant­o: «Dobbiamo “lavorare” bene in questi giorni - diceva quest’ultimo nelle intercetta­zioni - così vengo con te in Albania».

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Procura La pm Beatrice Zanotti

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