Morti da smog il primato delle città venete
Per l’Università di Utrecht la pianura padana è la più pericolosa d’Europa. A Vicenza i dati peggiori
Quarti in Europa, terzi in Italia e primi in Veneto per morti da smog. Ad assegnare a Vicenza il (triste) primato di città veneta con il valore più alto è uno studio europeo pubblicato in questi giorni.
Quarti in Europa, terzi in Italia e primi in Veneto per morti da smog. Cioè per decessi che hanno come concausa la presenza di polveri sottili nell’aria. Un tema che attanaglia tutta la pianura padana e che assegna a Vicenza il (triste) primato di città veneta con il valore più alto: 167 perdite di vite umane correlate allo smog.
A mettere in fila le città di molte zone d’Europa ci ha pensato uno studio pubblicato sulla rivista scientifica «The Lancet Planetary Health» e condotta dai ricercatori dell’università olandese di Utrecht, del Global Health Institute di Barcellona e dello svizzero Tropical and Public Health.
Lo studio di fatto certifica quel che si sa da tempo, ormai, è cioè che la pianura padana è la zona con i più alti tassi di inquinamento atmosferico in tutta Europa. Secondo i dati pubblicati – e riferiti al 2015 – la classifica pone nei primi quattro posti tre città del nord Italia: Brescia (prima), Bergamo (seconda) e Vicenza quarta, preceduta dalla città ceca di Karviná. Gli altri capoluoghi veneti non stanno molto meglio, visto che Verona è 11esima, Treviso 14esima, Padova 15esima e Venezia occupa la 23esima posizione. Ma la città del Palladio svetta in particolare per il livello medio di polveri sottili Pm 2,5 registrate nell’arco dell’anno: 26,5 microgrammi per metro cubo d’aria contro un limite di 25 microgrammi fissato dall’Unione europea e di appena 10 microgrammi secondo i dettami dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Le polveri derivano dalle attività umane, in primis dagli impianti termici delle abitazioni e dai trasporti, e in questo campo neppure la pandemia da Covid-19 ha aiutato, visto che proprio a causa dell’emergenza sanitaria è stato sospeso in Veneto lo stop ai veicoli di categoria euro 4 alimentati a gasolio, la cui introduzione che era prevista a partire dall’11 gennaio scorso. Sono state le stesse Regioni del Nord a chiedere la deroga al Ministero che - visto l’alto numero di restrizioni a causa della pandemia - ha deciso che non era il caso di introdurne di nuove.
Ma torniamo allo studio. Secondo i ricercatori dei tre istituti europei, il problema con le polveri così sottili riguarda il fatto che contengono «un misto di elementi solidi e liquidi sospesi in aria che includono anche metalli e materia organica» e che proprio per la loro dimensione riescono a penetrare con facilità nei polmoni. Cioè vengono respirati da tutti, con la conseguenza di aggravare situazioni patologiche, malattie, allergie.
Dunque i decessi: 124 sono i morti che si potrebbero evitare se venissero rispettati i dettami dell’Oms e 167 se si arrivasse ai valori dell’ultima città in classifica, ovvero la capitale islandese Reykjavík, che registra una media annuale di 3,3 microgrammi di Pm2,5 per metro cubo d’aria.
Già nel 2019 uno studio realizzato da «Adapt.ev», società patrocinata dall’università Iuav di Venezia, e presentato al tavolo tecnico zonale della Provincia di Vicenza aveva stimato che ogni anno nel Vicentino 837 decessi hanno come con-causa l’inquinamento atmosferico, con il capoluogo che da solo immette nell’aria ogni anno oltre 100 tonnellate di polveri sottili.
«Siamo consapevoli della situazione – dichiara l’assessore all’Ambiente di Vicenza, Simona Siotto, una volta appresi i dettami dello studio scientifico – ma è il risultato del fatto che il tema ambientale per troppi anni è stato trascurato. Servono misure coordinate e integrate su ogni settore per cambiare la rotta, oltre che incentivi importanti a livello nazionale che possano spingere i cittadini verso scelte concrete di tutela ambientale».
Siotto Misure coordinate per cambiare rotta