Ex popolari, in 31 mila si rivolgono alle liquidazioni: «I soldi non ci sono»
Le relazioni dei commissari: «baciate» per un miliardo, azioni di responsabilità a rilento
Banche venete, alla fine sono 31 mila le richieste di esser ammessi tra i creditori delle liquidazioni. Ma i commissari dicono che non ci saranno soldi, oltre a quelli da restituire allo Stato e a Intesa Sanpaolo. In tutto 18 mila richieste su Banca Popolare di Vicenza, scremate dalle 76 mila comunicazioni iniziali e dalle 21.600 ad agosto 2020, con valutazioni completate per metà; e 13 mila su Veneto Banca, dove le valutazioni dovrebbero chiudersi entro metà 2021. A tre anni e mezzo dalla liquidazione delle ex popolari venete, sono questi i numeri di quanti, compresi gli azionisti azzerati, stanno tentando di recuperare i soldi perduti inserendosi tra i creditori delle due liquidazioni, secondo gli ultimi aggiornamenti dati dai commissari nelle informative pubblicate la scorsa settimana.
Numeri che tornano di rilievo, dopo che quindici giorni fa a Treviso, nell’udienza preliminare del processo penale per il crac di Veneto Banca, il giudice Gianluigi Zulian ha escluso la chiamata in causa per i danni civili di Intesa, confermando l’esclusione del decreto di liquidazione, allineandosi alla decisione presa a Vicenza e sconfessando invece quella di tre anni fa del Gup di Roma, Lorenzo Ferri.
Il punto è che la liquidazione, via legale principe indicata dal decreto del 2017, soldi non ne darà ai soci azzerati. I commissari (Giustino Di Cecco, Claudio Ferrario e Francesco Schiavone Panni per Bpvi, Giuliana Scognamiglio, Alessandro Leproux e Giuseppe Vidau per Veneto Banca) lo dicono nelle relazioni. E ciò sulla base di tre anni di attività di vendita di asset e di recupero dei crediti ceduti a Sga-Amco, che portano a concludere che «non sono ravvisabili concrete prospettive di soddisfacimento dei creditori», diversi da Stato e Intesa.
In ballo il finanziamento che le liquidazioni devono restituire a Intesa (come sta già avvenendo, riferiscono le relazioni) per lo sbilancio derivato dalla vendita di tre anni fa (3,2 miliardi per banca); a cui si sono aggiunti i 957 milioni di crediti in bonis ad alto rischio, poi deterioratisi, che Intesa ha restituito in tre anni alle liquidazioni (621 milioni a Bpvi, 335 a Veneto Banca, dati che paiono suggerire differenti qualità dei crediti nelle due banche) e regolati sempre con un prestito all’1% annuo. In tutto fanno 7,3 miliardi da restituire, a cui si aggiungono i 4,7 complessivi per le due banche di contributi per capitale e prepensionamenti che lo Stato ha trasferito a Intesa con la liquidazione, e che dovrà recuperare dalle procedure. In tutto oltre 12 miliardi, che le liquidazioni dovranno restituire prima di occuparsi dei creditori chirografari, quelli senza privilegi. Per quanto si venda e recuperi, ovvio che per i creditori in fondo alla coda, compresi i soci azzerati, alla fine di una procedura di anni è probabile che non resterà nulla. Anche perché da un lato i commissari avvertono che il valore dei crediti recuperabili è stato ridotto, in via provvisoria, di 3,8 miliardi totali sulla base delle stime degli incassi fatte da Amco, e dall’altro che la crisi Covid, tra lockdown e chiusure di tribunali e uffici pubblici, peseranno «negativamente su tempi e valori di realizzo».
Le relazioni quantificano poi le «baciate» ancora da disinnescare dalle Lca, tra cause in tribunale e trattative sul recupero dei prestiti rimasti. La «bomba» è di quasi un miliardo: 740 milioni in Bpvi, 238 in Veneto Banca. Numeri che, oltre a delineare fenomeni di portata diversa nei due istituti, danno forse la dimensione concreta del fenomeno, oltre i tira e molla nei processi penali.
Infine altre due informazioni rilevanti. Se entrambe le liquidazioni stanno valutando le cause nei confronti delle società di revisione (Kpmg per Bpvi, Pwc per Veneto Banca), con i commissari di Veneto Banca che dicono di aver ravvisato «elementi idonei», fortune alterne hanno invece le azioni di responsabilità verso i passati amministratori, aperte davanti al Tribunale delle imprese di Venezia a fine 2016, a banche ancora attive. Se quella Bpvi va avanti, quella di Veneto Banca è stata interrotta per la seconda volta, per la morte di una serie di convenuti, e i liquidatori la stanno riavviando. Ma intanto la relazione informa come il giudice debba ancora sciogliere riserve su richieste formulate nell’udienza del 3 aprile 2019.