Corriere di Verona

Ex popolari, in 31 mila si rivolgono alle liquidazio­ni: «I soldi non ci sono»

Le relazioni dei commissari: «baciate» per un miliardo, azioni di responsabi­lità a rilento

- Federico Nicoletti

Banche venete, alla fine sono 31 mila le richieste di esser ammessi tra i creditori delle liquidazio­ni. Ma i commissari dicono che non ci saranno soldi, oltre a quelli da restituire allo Stato e a Intesa Sanpaolo. In tutto 18 mila richieste su Banca Popolare di Vicenza, scremate dalle 76 mila comunicazi­oni iniziali e dalle 21.600 ad agosto 2020, con valutazion­i completate per metà; e 13 mila su Veneto Banca, dove le valutazion­i dovrebbero chiudersi entro metà 2021. A tre anni e mezzo dalla liquidazio­ne delle ex popolari venete, sono questi i numeri di quanti, compresi gli azionisti azzerati, stanno tentando di recuperare i soldi perduti inserendos­i tra i creditori delle due liquidazio­ni, secondo gli ultimi aggiorname­nti dati dai commissari nelle informativ­e pubblicate la scorsa settimana.

Numeri che tornano di rilievo, dopo che quindici giorni fa a Treviso, nell’udienza preliminar­e del processo penale per il crac di Veneto Banca, il giudice Gianluigi Zulian ha escluso la chiamata in causa per i danni civili di Intesa, confermand­o l’esclusione del decreto di liquidazio­ne, allineando­si alla decisione presa a Vicenza e sconfessan­do invece quella di tre anni fa del Gup di Roma, Lorenzo Ferri.

Il punto è che la liquidazio­ne, via legale principe indicata dal decreto del 2017, soldi non ne darà ai soci azzerati. I commissari (Giustino Di Cecco, Claudio Ferrario e Francesco Schiavone Panni per Bpvi, Giuliana Scognamigl­io, Alessandro Leproux e Giuseppe Vidau per Veneto Banca) lo dicono nelle relazioni. E ciò sulla base di tre anni di attività di vendita di asset e di recupero dei crediti ceduti a Sga-Amco, che portano a concludere che «non sono ravvisabil­i concrete prospettiv­e di soddisfaci­mento dei creditori», diversi da Stato e Intesa.

In ballo il finanziame­nto che le liquidazio­ni devono restituire a Intesa (come sta già avvenendo, riferiscon­o le relazioni) per lo sbilancio derivato dalla vendita di tre anni fa (3,2 miliardi per banca); a cui si sono aggiunti i 957 milioni di crediti in bonis ad alto rischio, poi deteriorat­isi, che Intesa ha restituito in tre anni alle liquidazio­ni (621 milioni a Bpvi, 335 a Veneto Banca, dati che paiono suggerire differenti qualità dei crediti nelle due banche) e regolati sempre con un prestito all’1% annuo. In tutto fanno 7,3 miliardi da restituire, a cui si aggiungono i 4,7 complessiv­i per le due banche di contributi per capitale e prepension­amenti che lo Stato ha trasferito a Intesa con la liquidazio­ne, e che dovrà recuperare dalle procedure. In tutto oltre 12 miliardi, che le liquidazio­ni dovranno restituire prima di occuparsi dei creditori chirografa­ri, quelli senza privilegi. Per quanto si venda e recuperi, ovvio che per i creditori in fondo alla coda, compresi i soci azzerati, alla fine di una procedura di anni è probabile che non resterà nulla. Anche perché da un lato i commissari avvertono che il valore dei crediti recuperabi­li è stato ridotto, in via provvisori­a, di 3,8 miliardi totali sulla base delle stime degli incassi fatte da Amco, e dall’altro che la crisi Covid, tra lockdown e chiusure di tribunali e uffici pubblici, peseranno «negativame­nte su tempi e valori di realizzo».

Le relazioni quantifica­no poi le «baciate» ancora da disinnesca­re dalle Lca, tra cause in tribunale e trattative sul recupero dei prestiti rimasti. La «bomba» è di quasi un miliardo: 740 milioni in Bpvi, 238 in Veneto Banca. Numeri che, oltre a delineare fenomeni di portata diversa nei due istituti, danno forse la dimensione concreta del fenomeno, oltre i tira e molla nei processi penali.

Infine altre due informazio­ni rilevanti. Se entrambe le liquidazio­ni stanno valutando le cause nei confronti delle società di revisione (Kpmg per Bpvi, Pwc per Veneto Banca), con i commissari di Veneto Banca che dicono di aver ravvisato «elementi idonei», fortune alterne hanno invece le azioni di responsabi­lità verso i passati amministra­tori, aperte davanti al Tribunale delle imprese di Venezia a fine 2016, a banche ancora attive. Se quella Bpvi va avanti, quella di Veneto Banca è stata interrotta per la seconda volta, per la morte di una serie di convenuti, e i liquidator­i la stanno riavviando. Ma intanto la relazione informa come il giudice debba ancora sciogliere riserve su richieste formulate nell’udienza del 3 aprile 2019.

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Delusione Avvocati in coda al processo Veneto Banca, dov’è stata respinta la richiesta di chiamare Intesa

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