Vaccini extra, Arcuri chiama Zaia Verifiche sui lotti e sul metodo: il commissario vuole capire come ha fatto la Regione a trovare altre dosi. «L’ok spetta a Roma»
Il commissario vuole capire come ha fatto il governatore a trovare le dosi aggiuntive Pfizer, ultima parola al ministro
«Mi ha chiamato il commissario Arcuri per avere alcune informazioni rispetto alle offerte di vaccini che ci sono state sottoposte». Così il governatore Zaia. Verifiche sui lotti e sui metodi. «L’ok spetta al ministero».
Si registrano importanti passi in avanti nella contrattazione da parte della Regione di 27 milioni di dosi di vaccino contro il Covid ulteriori rispetto alle forniture già concordate dallo Stato italiano, per il tramite dell’Ue, con Pfizer, AstraZeneca e Moderna, le case farmaceutiche i cui sieri sono stati autorizzati dalle agenzie regolatrici Ema e Aifa.
«Mi ha chiamato il commissario Domenico Arcuri per avere alcune informazioni rispetto alle offerte che ci sono state sottoposte - spiega il presidente della Regione Luca Zaia -. Gli ho ribadito la disponibilità di due lotti, il primo da 12 milioni di dosi ed il secondo da 15 milioni di dosi, e l’ho messo in contatto con il direttore generale della nostra Sanità, Luciano Flor, a cui la struttura commissariale chiede alcune verifiche sui lotti». La provenienza delle fiale (che pare siano in entrambi i casi riferibili a Pfizer), la loro sicurezza e affidabilità, sono infatti elementi essenziali per il prosieguo della trattativa che, se andasse a buon fine, certo segnerebbe una svolta per la campagna vaccinale. «Ribadisco che gli intermediari con cui stiamo parlando sono affidabili - continua Zaia - con loro abbiamo già intrattenuto rapporti commerciali in passato e chi si stupisce della loro esistenza forse non conosce il settore della sanità e della farmaceutica e i suoi attori. In ogni caso, nelle bozze di contratto è prevista la possibilità di affidare ad un soggetto terzo, Aifa o la struttura commissariale, tutte le verifiche del caso».
L’operazione dunque prosegue anche se non è ancora chiaro a chi spetti il via libera definitivo. Aifa, a cui la Regione si era rivolta il 4 febbraio scorso, ha indicato nel commissario Arcuri la persona più indicata, dal momento che la vicenda investe più l’approvvigionamento e la logistica dei vaccini che questioni di natura scientifica e farmaceutica.
Anche dalla struttura commissariale, però, avrebbero rimpallato Palazzo Balbi, sostenendo che l’ultima parola spetta alla politica, e quindi al ministero della Salute, visto che si tratta di incidere su delicati equilibri internazionali, andando in qualche modo a superare gli accordi siglati dall’Italia in sede europea. «Noi rimaniamo sempre in attesa dell’autorizzazione, in mancanza della quale non possiamo firmare - avverte Zaia -. Io credo che di fronte ad un’opportunità del genere un Paese come l’Italia, che patisce la carenza di vaccini, non possa girarsi dall’altra parte. Il Veneto non è egoista, lavoriamo insieme allo Stato e alle altre Regioni, noi vogliamo vaccini per tutti e se avremo le nostre dosi siamo pronti a mettere le altre a disposizione di chi le vorrà. Non abbiamo alcuna intenzione di strapagare alcunché, con le implicazioni etiche che ne discendono. I prezzi su cui ci attestiamo sono gli stessi concordati dall’Ue con le case farmaceutiche».
Pare che i contratti firmati dalla Commissione Von Der Leyen con Pfizer, AstraZeneca e Moderna (che giusto ieri ha annunciato ritardi nelle forniture di febbraio) vietino forniture parallele agli Stati dell’Ue ma non alle Regioni che quindi potrebbero procedere a patto, per l’appunto, di essere autorizzate dalle autorità nazionali. L’idea di Arcuri sarebbe che gli eventuali acquisti fatti in parallelo dalle singole Regioni potrebbero essere poi scalati dalle forniture nazionali, così che se il Veneto comprasse da questi intermediari 4 milioni di dosi (tante ne ha chieste), riceverebbe in futuro dallo Stato 4 milioni di dosi in meno rispetto a quelle concordate, e queste verrebbero redistribuite tra le altre Regioni. Un’ipotesi che Zaia accoglie di buon grado perché ne deriverebbe comunque un vantaggio enorme, «il risparmio di tempo. Se così fosse non dovremmo sottostare alla “tirannia” delle forniture settimanali, con continui tagli e ritardi, ma potremmo vaccinare in poche settimane milioni di persone». Questo, ovviamente, a patto che lo Stato garantisca la copertura finanziaria, pagando le dosi «extra» esattamente come avrebbe pagato quelle inserite nell’accordo Ue.
Chiude Zaia: «Rendere il Veneto Covid-free al più presto è la nostra sfida più importante. Solo così potremo ripartire. I vaccini si trovano, se si cercano (anche ieri indiscrezioni si rincorrevano su trattative della Germania per 150 milioni di dosi, ndr.)».