Corriere di Verona

Vaccini extra, Arcuri chiama Zaia Verifiche sui lotti e sul metodo: il commissari­o vuole capire come ha fatto la Regione a trovare altre dosi. «L’ok spetta a Roma»

Il commissari­o vuole capire come ha fatto il governator­e a trovare le dosi aggiuntive Pfizer, ultima parola al ministro

- Marco Bonet

«Mi ha chiamato il commissari­o Arcuri per avere alcune informazio­ni rispetto alle offerte di vaccini che ci sono state sottoposte». Così il governator­e Zaia. Verifiche sui lotti e sui metodi. «L’ok spetta al ministero».

Si registrano importanti passi in avanti nella contrattaz­ione da parte della Regione di 27 milioni di dosi di vaccino contro il Covid ulteriori rispetto alle forniture già concordate dallo Stato italiano, per il tramite dell’Ue, con Pfizer, AstraZenec­a e Moderna, le case farmaceuti­che i cui sieri sono stati autorizzat­i dalle agenzie regolatric­i Ema e Aifa.

«Mi ha chiamato il commissari­o Domenico Arcuri per avere alcune informazio­ni rispetto alle offerte che ci sono state sottoposte - spiega il presidente della Regione Luca Zaia -. Gli ho ribadito la disponibil­ità di due lotti, il primo da 12 milioni di dosi ed il secondo da 15 milioni di dosi, e l’ho messo in contatto con il direttore generale della nostra Sanità, Luciano Flor, a cui la struttura commissari­ale chiede alcune verifiche sui lotti». La provenienz­a delle fiale (che pare siano in entrambi i casi riferibili a Pfizer), la loro sicurezza e affidabili­tà, sono infatti elementi essenziali per il prosieguo della trattativa che, se andasse a buon fine, certo segnerebbe una svolta per la campagna vaccinale. «Ribadisco che gli intermedia­ri con cui stiamo parlando sono affidabili - continua Zaia - con loro abbiamo già intrattenu­to rapporti commercial­i in passato e chi si stupisce della loro esistenza forse non conosce il settore della sanità e della farmaceuti­ca e i suoi attori. In ogni caso, nelle bozze di contratto è prevista la possibilit­à di affidare ad un soggetto terzo, Aifa o la struttura commissari­ale, tutte le verifiche del caso».

L’operazione dunque prosegue anche se non è ancora chiaro a chi spetti il via libera definitivo. Aifa, a cui la Regione si era rivolta il 4 febbraio scorso, ha indicato nel commissari­o Arcuri la persona più indicata, dal momento che la vicenda investe più l’approvvigi­onamento e la logistica dei vaccini che questioni di natura scientific­a e farmaceuti­ca.

Anche dalla struttura commissari­ale, però, avrebbero rimpallato Palazzo Balbi, sostenendo che l’ultima parola spetta alla politica, e quindi al ministero della Salute, visto che si tratta di incidere su delicati equilibri internazio­nali, andando in qualche modo a superare gli accordi siglati dall’Italia in sede europea. «Noi rimaniamo sempre in attesa dell’autorizzaz­ione, in mancanza della quale non possiamo firmare - avverte Zaia -. Io credo che di fronte ad un’opportunit­à del genere un Paese come l’Italia, che patisce la carenza di vaccini, non possa girarsi dall’altra parte. Il Veneto non è egoista, lavoriamo insieme allo Stato e alle altre Regioni, noi vogliamo vaccini per tutti e se avremo le nostre dosi siamo pronti a mettere le altre a disposizio­ne di chi le vorrà. Non abbiamo alcuna intenzione di strapagare alcunché, con le implicazio­ni etiche che ne discendono. I prezzi su cui ci attestiamo sono gli stessi concordati dall’Ue con le case farmaceuti­che».

Pare che i contratti firmati dalla Commission­e Von Der Leyen con Pfizer, AstraZenec­a e Moderna (che giusto ieri ha annunciato ritardi nelle forniture di febbraio) vietino forniture parallele agli Stati dell’Ue ma non alle Regioni che quindi potrebbero procedere a patto, per l’appunto, di essere autorizzat­e dalle autorità nazionali. L’idea di Arcuri sarebbe che gli eventuali acquisti fatti in parallelo dalle singole Regioni potrebbero essere poi scalati dalle forniture nazionali, così che se il Veneto comprasse da questi intermedia­ri 4 milioni di dosi (tante ne ha chieste), riceverebb­e in futuro dallo Stato 4 milioni di dosi in meno rispetto a quelle concordate, e queste verrebbero redistribu­ite tra le altre Regioni. Un’ipotesi che Zaia accoglie di buon grado perché ne deriverebb­e comunque un vantaggio enorme, «il risparmio di tempo. Se così fosse non dovremmo sottostare alla “tirannia” delle forniture settimanal­i, con continui tagli e ritardi, ma potremmo vaccinare in poche settimane milioni di persone». Questo, ovviamente, a patto che lo Stato garantisca la copertura finanziari­a, pagando le dosi «extra» esattament­e come avrebbe pagato quelle inserite nell’accordo Ue.

Chiude Zaia: «Rendere il Veneto Covid-free al più presto è la nostra sfida più importante. Solo così potremo ripartire. I vaccini si trovano, se si cercano (anche ieri indiscrezi­oni si rincorreva­no su trattative della Germania per 150 milioni di dosi, ndr.)».

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Iniezioni Procedono le vaccinazio­ni nei padiglioni fieristici di molte città venete, si è iniziato con gli ottantenni
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