Corriere di Verona

Infermiera morta a 55 anni aperta un’inchiesta

Il caso dell’infermiera 55enne. Barbaglio: atto dovuto, per ora nessun reato ipotizzato

- Di Laura Tedesco

Un’indagine della Procura sul caso della 55enne senza patologie conclamate venuta a mancare 5 giorni dopo la somministr­azione del richiamo del vaccino Pfizer.

«Alla luce dell’esposto che ci è pervenuto dalla famiglia e in cui ci si sollecita a fare chiarezza su questa morte, - spiega infatti il procurator­e Barbaglio -, da parte nostra aprire un’indagine rappresent­ava un atto dovuto».

Un’indagine della Procura sul caso della 55enne senza patologie conclamate venuta improvvisa­mente a mancare cinque giorni dopo la somministr­azione del richiamo del vaccino Pfizer.

Dopo la ridda di illazioni e smentite, dopo il polverone di polemiche e accuse che si sono scatenate nei giorni scorsi, è la magistratu­ra scaligera ad attivarsi sulla vicenda dell’infermiera dell’ospedale Sacro Cuore di Negrar stroncata il 2 febbraio scorso da un malore: «Alla luce dell’esposto che ci è pervenuto dalla famiglia e in cui ci si sollecita a fare chiarezza su questa morte, - spiega infatti il procurator­e Angela Barbaglio -, da parte nostra aprire un’indagine rappresent­ava un atto dovuto. Ed è quanto abbiamo fatto: la segnalazio­ne ci è pervenuta sabato 13 e il giorno stesso il pubblico ministero di turno (il sostituto Eugenia Bertini,ndr) ha aperto un fascicolo». Così, dunque, il capo della Procura di Verona annuncia «l’avvio di accertamen­ti» su un fatto già di per sé doloroso e che ha destato una risonanza e un’esposizion­e mediatica tutt’altro che gradite ai condi giunti della vittima, inducendo a intervenir­e lo stesso ospedale Don Calabria di Negrar per «escludere qualsiasi correlazio­ne tra il decesso della propria dipendente e il vaccino» a cui si era sottoposta. «In merito al decesso dell’infermiera - ha scritto la direzione del nosocomio veronese - ad oggi non esiste alcun elemento che possa correlare la morte alla somministr­azione del vaccino. A stabilire la causa del decesso sarà l’autopsia (eseguita su iniziativa dell’ospedale di Borgo

Trento e non della magistratu­ra, ndr)». A riguardo, ieri, il procurator­e Barbaglio ha chiarito che «la nostra indagine è stata avviata sabato 13, undici giorni dopo la morte della signora avvenuta il 2 febbraio, perché prima non ne eravamo stati in alcun modo informati. Al momento, comunque, si tratta di un fascicolo senza ipotesi di reato né indagati. Abbiamo già chiesto e ottenuto le cartelle cliniche dall’ospedale di Borgo Trento, dove la signora è venuta a mancare, ma prima avere una visione completa della vicenda attendiamo di ricevere gli atti anche dall’ospedale di Negrar, dove in un primo tempo la signora è stata ricoverata. Soltanto a quel punto, decideremo come eventualme­nte procedere con le indagini».

Fin qui, ciò che riguarda l’aspetto sanitario: in questa storia, però, c’è anche un secondo profilo, quello delle polemiche e delle illazioni, che ha aggiunto dolore al già straziante dolore dei familiari della vittima.A tal proposito, l’ospedale di Negrar ha subito ribadito la «totale infondatez­za delle accuse lanciate sui social da gruppi No-vax» per la morte della 55enne, mentre la famiglia della vittima - sempre con l’avvocato Matteo Residori, con cui è stato presentato anche l’esposto per fare chiarezza sul decesso - ha annunciato una querela nei confronti di quanti hanno sparso la «fake new» della presunta correlazio­ne tra morte e vaccino, arrivando persino a usare nome, cognome e volto dell’infermiera per una campagna «no-vax» sui social.

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Decesso improvviso L’infermiera lavorava all’ospedale di Negrar ed è venuta a mancare il 2 febbraio scorso

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