Corriere di Verona

Dalle scommesse alla marijuana la triste parabola di Gigi Sartor

L’ex terzino di Hellas, Juve e Inter arrestato a Parma: «Stavolta ho sbagliato, non ho scuse»

- Piva

Luigi Sartor, trevigiano ex enfant prodige del calcio italiano, dopo una carriera in serie A tra le altre con Juve e Inter, è agli arresti. Coltivava marijuana.

Quando il Padova lo vende alla Juve diventa «Mister miliardo». Mille milioni, anche se si parla ancora di lire, sono un cifrone anche per il circo del pallone: perché il ragazzo ha 17 anni; perché è un terzino, pur col destro educatissi­mo; infine perché siamo nel ‘92 e, con quei soldi, si può mettere in banca più di un sogno. Ieri sera, Luigi «Gigi» Sartor, agli arresti domiciliar­i nella casa di Parma, città che ha fatto sua dopo averla conosciuta grazie al calcio, ha confidato all’avvocato che lo rappresent­a il desiderio di pentimento: «Ho sbagliato, senza alibi. La prego di chiedere scusa, anche se quel che ho fatto non ammette scuse. Mi scuso però con le persone che mi vogliono bene, con quelle che mi hanno sempre sostenuto in questi anni, con la mia famiglia e con le mie figlie, perché, a differenza delle altre volte, ho sbagliato».

Sartor, venerdì scorso, è stato arrestato dalla guardia di finanza di Parma, che lo controllav­a da tempo. L’ex enfant prodige passato da Juventus, Inter, Roma, Parma, Genoa e, guardando alle venete, il citato Padova, il Vicenza di Francesco Guidolin che lo ha (ri)lanciato, e pure il Verona, per gli ultimi scatti prima del crepuscolo nella C di Terni, è stato pizzicato con un amico dentro un casolare a Lesignano Palmia, apennino parmense, mentre curava amorevolme­nte un centinaio di piantine di cannabis. «Mi ha invitato a non negare i fatti di cui è accusato», dice l’avvocato Liborio Cataliotti. Il perché che racconta Sartor e il suo doppio abisso è in quel «stavolta» ho sbagliato.

L’altra volta si chiama calcio scommesse. L’ex azzurro nato a Treviso è tra i pezzi da novanta nella lista di 131 tra calciatori, ex calciatori, dirigenti e allenatori cui la procura di Cremona contesta i reati di frode sportiva e, per alcuni, anche associazio­ne a delinquere. Tra 2008 e 2011, dice il procurator­e

Roberto De Martino, tantissime partite di serie A, B e Lega Pro sono state truccate per favorire scommettit­ori clandestin­i. L’inchista viene allo scoperto a fine 2011. Cinque anni dopo, l’avviso di chiusura delle indagini contiene i nomi di Antonio Conte, indagato per frode sportiva nel periodo in cui è sulla panchina del Siena, poi Beppe Signori, Cristiano Doni, Stefano Bettarini, Nicola Ventola... Sartor e un amico commercial­ista di Parma, Daniele Ragone, avrebbero fatto parte di un gruppo di scommettit­ori, quello che passerà alla storia come il «gruppo bolognese», collegato a un’associazio­ne di Singapore dedita alle scommesse clandestin­e.

Il terzino ha il telefono intercetta­to. La procura lo «segue» mentre, il 27 febbraio 2011, va a prendere a Malpensa il braccio destro del capo della banda asiatica, tal Hock Kheng Pho. Per i magistrati, la coppia va a Bologna, a casa di Signori, con l’obbiettivo di truccare partite su cui scommetter­e attraverso alcuni siti asiatici di settore. Poh, ad esempio, è l’uomo che versa 300 mila euro per comprare il risultato di BresciaLec­ce del 27 febbario 2011, una della tante partite finite nel calderone di «Last Bet», così si chiamava l’inchiesta. Sul match scommette Antonio Bellavista, ex capitano del Bari e altro degli indagati, proprio su dritta di Sartor. Una telefonata intercetta­ta tra Bellavista e «Gigi» diventa il manifesto o quasi dell’indagine. Il 20 marzo 2011 si gioca Inter-Lecce a San Siro. Gli «zingari», altro gruppo di scommettit­ori che tramerebbe nell’ombra e con cui è in contatto l’ex barese ed ex Hellas, garantisce: tutto combinato. La parita finirà con più di tre gol, quindi chi punta sull’Over 3,5 vince. Invece va che l’Inter vince 2-1, quelli di Singapore ci rimettono 300 mila euro. Il presunto tramite per gli indonesian­i, Sartor, richiama Bellavista: «Dall’altra parte mi stanno facendo un po’ di paura». Secondo i pm cremonesi, i soldi delle scommesse confluivan­o a Panama, in società costituite ad hoc, o in conti a Londra e in Svizzera: da qui l’accusa di riciclaggi­o.

Gigi Sartor, arrestato il 19 dicembre 2011, fa 14 giorni di carcere e altri 45 ai domiciliar­i. All’inchiesta segue il processo. Dura quattro anni, «Last Beat», che ha l’ultimo capitolo in aula a luglio 2019: il tribunale di Bologna dichiara estinta l’accusa di associazio­ne a delinquere per quello che era stato «mister miliardo» e per altri 25 imputati. Lui, il 17 luglio, si sfoga con il Corriere dello Sport: «Sono stato arrestato otto anni fa, e tutto per un dubbio. Non è stato dimostrato nulla e ora sono qui a brindare, si fa per dire, alla prescrizio­ne. Avrei affrontato tranquilla­mente il processo, ma quanto avrei dovuto aspettare? Dieci anni? Quindici? Mi hanno rovinato la vita. Non sono qui a difendermi. Sono qui per dire: è questa la giustizia?».

Ieri, ancora all’avvocato Cataliotti, Sartor ha dettato parole che hanno tutt’altro segno: «Dopo anni di lotta contro le falsità dette su di me e un processo per il calcio scommesse che mi ha, inevitabil­mente, rovinato come uomo, in tutti i miei lati, ma non nella dignità di sapere che non avevo fatto nulla di male, il discorso oggi è diverso... Si può sbagliare, ma questo non dovevo farlo». Fino a dicembre, l’ex azzurro è stato dipendente di un pub sulla via Emilia, poi basta. Di quel locale per cinque anni era stato gestore: «Dopo era diventato complicato e l’ho ceduto». I finanzieri della tenenza di Fornovo di Taro tenevano d’occhio «Gigi» e Marco Mantovani, rappresent­ante di Parma, l’altro arrestato, già fa agosto. Mantovani aveva le chiavi del casolare abbandonat­o, che di notte emanava bagliori sospetti: quelli delle lampade usate per accelerare la crescita della marijuana. I due sarebbero stati pedinati e «osservati» dai militari nei vari andirivien­i per accudire le piantine. Il 15 gennaio i finanzieri li fermano in auto, simulando un controllo anti-Covid: guida Mantovani e l’abitacolo «profuma» di stupefacen­te. Venerdì scorso scatta il blitz e scattano le manette. Sabato il giudice convalida l’arresto: il calciatore si avvale della facoltà di non rispondere.

«Tra dieci anni - ancora al Corriere dello Sport - sarò sempre Gigi Sartor, quello delle scommesse». Forse andrà diversamen­te. Oggi, a 45 anni, resta l’unico ad aver vinto tre Coppa Uefa con tre maglie diverse. Francesco Guidolin è il tecnico che, dal Vicenza, ha rilanciato il giovane Sartor, in ombra nella Juventus: «Mi spiace per lui. Io ho conosciuto un bravo ragazzo».

Ho lottato contro le falsità dette su di me con le scommesse, stavolta è diverso

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