Corriere di Verona

Morti, a Verona anno nero: più 25%

Crollo di nati e matrimoni, ma si conferma prima città del Veneto per abitanti

- Orsato

Nel solo comune di Verona, l’anno della pandemia, è costato oltre il 25% di morti in più, una cifra pari a 737 persone. È l’aumento che, dal primo gennaio al 31 dicembre 2020, si è visto rispetto alla media degli ultimi anni: se in media, dal 2014 al 2019 sono morti circa 2.800 veronesi l’anno, nel 2020 i decessi sono stati 3.510. I dati arrivano dal bilancio dell’ufficio comunale di statistico, che anticipano quelli che saranno i numeri dell’Istat.

Nel solo comune di Verona, l’anno della pandemia, è costato oltre il 26% di morti in più, una cifra pari a 737 persone. È l’aumento che, dal primo gennaio al 31 dicembre 2020, si è visto rispetto alla media degli ultimi anni: se in media, dal 2014 al 2019 sono morti circa 2.800 veronesi l’anno, nel 2020 i decessi sono stati 3.510. Non solo, la correlazio­ne diventa ancora più evidente se si va a guardare i singoli mesi dell’anno: ce ne sono solo due leggerment­e sotto la media, febbraio (a riprova che, a differenza di altre province italiane, il coronaviru­s non circolava ancora) e agosto (a confermare il fatto che, in effetti, in piena estate c’è stata una pausa della pandemia). In entrambi i casi la mortalità è stata del -2,6. Ma nei quattro mesi caratteriz­zati dalle due ondate le cifre cambiano. A cominciare da marzo (il primo del mese sono avvenuti i primi due decessi all’ospedale di Borgo Roma), +37,7%. Aprile: +58,4%. Poi calo progressiv­o, fino a novembre, dove la mortalità ha ricomincia­to a salire: +72,6%. Fino al dato, terrifican­te, di dicembre: +124,2%, ossia oltre il doppio dei morti della media. È stato il mese «nero» a Verona, con centinaia di decessi negli ospedali e nelle case di riposo e con le celle mortuarie intasate, al punto che in tutti gli ospedali (e al cimitero monumental­e) sono stati portati dei camion frigo per contenere le salme. I dati arrivano dal bilancio dell’ufficio comunale di statistico, che anticipano quelli che saranno i numeri dell’Istat. Come già raccontato dal Corriere di Verona a gennaio, Verona si conferma la prima città del Veneto, staccando ulteriorme­nte Venezia. La popolazion­e è di 258.688 persone, 1.097 in meno rispetto al 2019, per un calo dello 0,4%. Nonostante il calo dell’immigrazio­ne, aumentano leggerment­e gli stranieri, 380 in più rispetto l’anno scorso. Ma è soprattutt­o sul fronte delle nuove famiglie che si hanno i dati più eclatanti. Nel 2020 Verona ha toccato il minimo di sempre dei nuovi nati, solo 1.741, 216 in meno (l’11%) rispetto all’anno scorso e per quasi un terso (506) figli di cittadini stranieri. Crollano a picco i matrimoni: 500, di cui solo 142 religiosi (questi meno della metà rispetto al 2019; quasi un decimo rispetto al 1990), mentre le unioni civili, praticamen­te, manco esistono: sedici cerimonie in un anno. In compenso, aumentano le famiglie: sono 124.204, lo 0,5% in più rispetto allo scorso anno. Questo significa che un numero sempre più ampio di persone vivono da sole: 55.028, per la precisione. Quasi la metà delle famiglie, 44 su 100, sono composte una sola persone. Solo in venti famiglie su cento, inoltre, vive una persona sotto i18 anni d’età. Mediamente ogni donna ha 1,1 figlio, l’età media alla nascita è di 34 anni per le mamme; 37,1 per i papà. Non desta meraviglia, dunque, che l’età media schizzi in alto: 49,2 anni l’età media dei cittadini italiani, 34,8 quella dei cittadini stranieri. Il quartiere più «anziano» risulta essere Avesa (ufficialme­nte una frazione), seguita da Borgo Trento, quelli più «giovani» Veronetta e Borgo Roma.

In un anno in cui l’impatto demografic­o del coronaviru­s è stato devastante, c’è comunque un dato positivo: al netto di tutto, verone conta un saldo migratorio di +672 residenti. Ciò significa che più persone si sono trasferite in città piuttosto che lasciarla. «Un trend in controtend­enza rispetto ad altre grandi città italiane — spiega il sindaco Federico Sboarina —. Ciò conferma la capacità attrattiva della nostra città, che rimane dinamica e che, anche durante la pandemia, ha sempre assicurato ai cittadini tutti i servizi mantenendo­ne alta la qualità».

Il sindaco

«Ribadita la capacità attrattiva della nostra città che rimane dinamica»

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