Il Covid uccide Basso luminare che curava i bimbi malati di tumore
Aveva 73 anni, cordoglio e attestazioni di stima da tutto il Veneto. Il sindaco Giordani: intitoliamogli la nuova Pediatria
PADOVA - Schietto, autorevole ed estremamente sicuro di sé. Tanto che, in una delle sue ultime video-interviste, rilasciata a fine marzo dell’anno scorso al quotidiano digitale «Padovaoggi», ostentava una tranquillità ai limiti del fatalismo. «E’ giusto essere prudenti - diceva - mantenersi distanti dalle altre persone e lavarsi molto spesso le mani. Ma la mascherina no. L’ho portata per venticinque anni in reparto, però adesso non la porto. Anche perché il virus non viaggia per l’aria».
Di fronte alla prima ondata della pandemia, pure un luminare della sua fama sembrava non aver ancora una posizione così rigida come quella di altri suoi colleghi. E proprio il destino, a distanza di circa undici mesi da quella chiacchierata in piazza dei Signori, nel cuore della città del Santo, ha voluto che il Covid, nella notte tra lunedì e ieri, si portasse via anche il professor Giuseppe Basso, per tutti Beppe, 73 anni, già direttore della Clinica di Oncoematologia Pediatrica dell’Azienda Ospedaliera di Padova nonché presidente della Fondazione Città della Speranza, ossia la onlus che, dal 1994, si occupa della raccolta dei fondi per aiutare i bambini malati di tumore. Basso, che lascia la moglie Stefania e il figlio piccolo Lodovico, era ricoverato dal 15 gennaio nel reparto di Terapia Intensiva dell’ospedale di via Giustiniani. E dopo qualche segnale di ripresa, il suo quadro clinico è andato peggiorando ogni giorno di più. E come avviene per molte persone della sua stessa età che restano intubate per diverse settimane, il coronavirus non gli ha lasciato scampo.
Sui social, appena si è diffusa la notizia, si sono moltiplicate manifestazioni di cordoglio, in particolare da parte dei suoi ex pazienti e dei loro genitori, a cui il professore (in pensione dal 2018 e, da allora, direttore dell’Italian Institute for Genomic Medicine di Torino) aveva restituito vita e sorriso. Quelle stesse manifestazioni, all’epoca di solidarietà e vicinanza, che erano giunte a centinaia da tutta Italia quando, una ventina di giorni fa, si era saputo del suo ricovero: «Prof, tu sei un leone! E quindi - gli avevano scritto alcuni ex bimbi malati, oggi diventati uomini non puoi mollare! Abbiamo ancora bisogno di te!». E chissà se gli avranno dedicato almeno un pensiero pure Lino e Rita Bottaro, il padre e la madre della 17enne Eleonora, morta di leucemia ad agosto 2016 dopo che proprio i genitori, scontrandosi con il professor Basso e condannati in primo grado dal tribunale di Padova a giugno 2019 per omicidio colposo (la sentenza d’appello è fissata per il 21 aprile prossimo), si erano rifiutati di sottoporla alla chemioterapia, convinti che la loro figlia sarebbe potuta guarire tramite il metodo Hamer (non riconosciuto a livello scientifico) a base di vitamine, cortisone e psicoterapia. «Sono profondamente addolorato per la scomparsa del professor Basso - è intervenuto il sindaco del capoluogo euganeo Sergio Giordani - che ho conosciuto e apprezzato non solo per le sue indiscutibili qualità professionali, ma anche per l’umanità e l’empatia che l’hanno reso uno dei medici più amati dell’intero Paese. E proprio per questo, mi piacerebbe che la nuova Pediatria (progettata nell’ala est dell’ospedale di via Giustiniani, ndr) fosse intitolata a lui». Il rettore dell’Università di Padova, Rosario Rizzuto, gli ha invece fatto eco così: «Purtroppo il Covid ci ha portato via pure Beppe Basso, per molti anni pediatra oncologo del nostro ateneo, scienziato di valore e medico appassionato che, con competenza e determinazione, ha curato giovanissimi pazienti che hanno trovato in lui terapie efficaci e un sorriso amico». Mentre il presidente della Regione, Luca Zaia, ha ricordato: «Il professor Basso ha salvato migliaia di giovani vite. E i bimbi per i quali non è riuscito a fare il miracolo, adesso lo accolgono in paradiso». E infine, la presidente padovana del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati: «Con la sua ironia, il professor Basso ha saputo accompagnare anche nelle fasi più difficili della malattia i tanti giovanissimi che in lui hanno trovato una speranza». La data del funerale, che sarà preceduto dal tradizionale rito dell’alzabara nel cortile dell’Università, non è ancora stata resa nota.
Rizzuto Scienziato di valore, in lui i bimbi trovavano cure efficaci e un sorriso