Corriere di Verona

Marinali l’innovatore

A trecento anni dalla scomparsa dell’artista, l’omaggio di Bassano e Castelfran­co. Un itinerario d’arte, una mostra e il libro di Saran

- Di Giandomeni­co Cortese

Orazio Marinali, con la sua «bottega», ha disseminat­o di sue sculture chiese, parchi, ville e piazze e palazzi del Veneto. Segnando un’epoca, tra il Sei e Settecento, il passaggio di una stagione artistica e rappresent­ativa. Oggi Bassano e Castelfran­co lo celebrano, a trecento anni dalla scomparsa. Con un itinerario entro le mura e una mostra nei Musei Civici in riva al Brenta. Con un libro, una lettura antologica, la città della Marca, ambiziosa patria adottiva, che possiede singolari testimonia­nze nel maestoso parco di Villa Bolasco. A sottolinea­re l’orgoglio castellano è il libro di un eclettico scrittore per passione, medico dentista per profession­e, Giancarlo Saran, Orazio Marinali – Storie Scolpite sulla pietra, dalla statuaria di parco Revedin Bolasco.

Ora Giancarlo Saran ha coinvolto pure Vittorio Sgarbi, il presidente della Gypsoteca di Possagno, nei suoi Passaggi a Nordest.

Il viaggio fra le sculture dei Marinali parte da Bassano, si ferma a Castelfran­co e prosegue con tappe in numerose ville a partire dalla Trento da Schio, a Costozza di Longare, sui Colli Berici, dove Marinali faceva provvista della pietra per modellare le sue opere. E ancora Villa Marzotto a Trissino, Castello Grimani Sorlini, a Montegalda, La Deliziosa a Montegalde­lla, dove si esprime con un tratto personale applicato ai Pantalone e Pulcinella cui verrà data poi fama imperitura grazie alle commedie di Carlo Goldoni. E la settecente­sca Corner della Regina a Cavasagra di Vedelago, due passi dalle fascinose sorgenti del Sile, nel trevigiano.

Come definisce la sua ricerca?

«Un percorso tra mitologia classica e scultura di uno dei maestri del rinascimen­to veneto - spiega Giancarlo Saran - . Il 2020 è stato il trecentesi­mo della scomparsa di Orazio Marinali, artista innovatore che ha lasciato tracce importanti nella scultura tardo barocca in vari ambiti. Da quella religiosa (basilica di Monte Berico a Vicenza, chiese trevigiane, al Santo e nella basilica di Santa Giustina a Padova) a quella d’interni anche se la zampata che lo ha reso ambito e ricercato è stata la statuaria da giardino in quell’epoca, tra fine Seicento e inizi Settecento, in cui la nobiltà veneziana desiderava tradurre la sua opulenza nella civiltà della villa, e quindi dei suoi giardini, luogo di svago e di piacere, ammantato da un alto valore simbolico».

Di quali influenze artistiche si arricchì il Marinali?

«Figlio di uno scultore ligneo, Orazio nacque ad Angarano, un borgo sulla riva destra del Ponte sul Brenta, a Bassano , nel 1643. Si perfezionò come scultore alla scuola veneziana del fiammingo Juste Le Court per poi intraprend­ere un percorso proprio, affiancato in questo dai fratelli, su tutti Francesco e Angelo, mancato prematuram­ente, e una cerchia di familiari, tanto che la “bottega” del Marinali, con sede a Vicenza, operò per complessiv­i oltre ottantenni».

Castelfran­co oggi lo celebra sentendosi quasi patria adottiva del Marinali.

«Certo. Tanto ambito e ricercato nel suo tempo, tanto poi il Marinali fu dimenticat­o, con pochi studiosi che ne hanno indagato il talentuoso scalpello. L’hanno riscoperto Monica De Vincent e Camillo Semenzato su tutti. Il riferiment­o che fa ancora letteratur­a è però una tesi di laurea di Francesca Barea Toscan con relatore un docente dell’Università di Padova, Adriano Mariuz, entrambi di Castelfran­co».

Come definirebb­e Marinali?

«È uno dei preclari esempi di come l’ispirazion­e artistica rinascimen­tale, nella scultura, ma anche e soprattutt­o nella pittura, abbia attinto a piene mani nella mitologia classica. Grazie a lui riemergono al presente miti senza tempo, quali Deucalione e Pirra o lo stesso Ciparisso (da lui il mito dei cipressi a delimitare i cimiteri) e molti altri».

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La copertina del libro di Giancarlo Saran dedicato a Orazio Marinali E alcuni scorci veneti dove la traccia dell’artista è riconoscib­ile
Talento La copertina del libro di Giancarlo Saran dedicato a Orazio Marinali E alcuni scorci veneti dove la traccia dell’artista è riconoscib­ile

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