Variante Delta, dall’1% all’11% dei tamponi «E solo in un mese»
La «brasiliana» passa dal 2% al 22%, l’inglese scende al 60%. E l’istituto Zooprofilattico scopre in due vicentini la nuova mutazione colombiana
Nel giro di un mese la variante Delta, o indiana, è esplosa nel Veneto. Il 23 maggio era stata individuata nell’1,5% dei tamponi positivi al Covid-19 dai ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie (IZV), che nell’ultima ricognizione condotta il 21 e il 22 giugno l’hanno rilevata nell’11,11% del campione, tra Padova e Treviso. «La sua crescita sembra per ora minore rispetto alle attese — dice però Antonia Ricci, direttore generale dell’IZV — benché segni 9.61% punti percentuali in più. Va tenuto presente anche il numero ridotto di campioni sequenziati, 27, perché ormai i contagi sono molto pochi. Sappiamo che la Delta tende ad aumentare, l’importante è che lo faccia lentamente, arginata da un contact tracing pressante operato dalle Usl, dal contenimento dei focolai e dalla tipizzazione del virus. Lo screening prosegue infatti con 30mila tamponi al giorno, un terzo dei quali molecolari, per il sequenziamento».
Anche la presenza delle altre varianti sta cambiando. Quella inglese (o Alfa), prevalente, è crollata da una frequenza del 94.2% all’attuale 60%. Per contro, la brasiliana (o Gamma) è lievitata da un 2% scarso al 22,22% nelle province di Venezia, Padova, Vicenza e Verona. Lo Zooprofilattico «raccomanda un attento monitoraggio della sua diffusione, perché si caratterizza per mutazioni che possono avere un impatto sulla capacità neutralizzante anticorpale». «Comunque non ci preoccupa eccessivamente — chiarisce Ricci — le ultime possono essere fluttuazioni giornaliere. E’ presente da tempo nel Veneto e se avesse dovuto crescere in maniera esponenziale, lo avrebbe fatto nei mesi scorsi». Nessuna traccia delle varianti sudafricana, nigeriana, egiziana e camerunense riscontrate nei precedenti monitoraggi. In compenso ne è emersa una nuova: la colombiana, che ha colpito due residenti nel Vicentino, tra loro legati. «In Colombia si è rapidamente diffusa — recita il report dell’IZV — ad oggi non ci sono informazioni precise sulle sue caratteristiche, ma le mutazioni individuate potrebbero ridurre l’efficacia della vaccinazione o dell’immunità acquisita in seguito a infezione naturale».
«Stiamo sequenziando tutti i tamponi positivi, che in questo momento sono circa l’1% del totale — riassume Ricci — facciamo parte di una rete di laboratori creata dall’Istituto superiore di Sanità e che deposita le sequenze del Covid in una piattaforma nazionale. Stiamo aumentando molto la capacità di tipizzare il virus e a noi si è affiancata la Microbiologia di Mestre». E, per alcuni casi, quella di Padova.
Tornando alla variante Delta, ha infettato tre lavoratori rientrati dall’Uzbekistan (ieri l’ispezione dello Spisal nell’azienda in cui lavorano per il tracciamento dei contatti), un’operatrice di un centro estivo di Taggì tornata dalla Spagna e la bambina con disabilità che segue. L’Usl Euganea sottoporrà a tampone tutti gli animatori e i bambini iscritti al camp, in tutto 24 persone. Per quanto riguarda il cluster del villaggio Isamar, a Isola Verde, l’Usl Serenissima ha eseguito 500 test, non rilevando nuovi casi. La persona trovata positiva mercoledì con test rapido è risultata negativa al molecolare. Infine il focolaio legato alla 49enne in Rianimazione a Padova: l’Usl Euganea eseguirà altri 549 tamponi su personale e utenti della «Padova Nuoto», dove lavora il marito (anche lui infetto come il figlio undicenne), e su 159 persone del quartiere San Paolo, teatro del centro estivo frequentato da una tredicenne contagiata dalla signora.