Sparatoria di Santa Lucia, i giudici: la guardia giurata non fu rapinata
(la.ted.) «Ho puntato la Beretta alle ruote di quell’auto in fuga per riprendermi i soldi che mi erano stati strappati con la violenza». Si era difeso così il 47enne Luca Diaspro, la guardia giurata che all’epoca del fatto era finita ai domiciliari per aver «tentato di uccidere» l’11 giugno 2019 il veronese di etnia rom Toni Hudorovic in via Villafranca a Santa Lucia. Ora la posizione di Diaspro,che è assistito dall’avvocato Valentina Lombardo, è al vaglio del gup per l’imputazione più lieve di lesioni, mentre nel frattempo Hudorovic, difeso dal legale Massimo Dal Ben, era finito sotto accusa con la moglie davanti al Tribunale collegiale. Alla scorsa udienza l’accusa era stata modificata dal pm da truffa a rapina, «per aver adoperato violenza nei confronti di
Diaspro ripartendo a bordo dell’auto condotta dalla moglie Alda, urtando così la guardia giurata che cercava di fermarli portandosi sul lato sinistro dell’auto, e inseriva prima il braccio sinistro nel finestrino del conducente e poi cercava di aprire una portiera». Accusa, quella di rapina, da cui ieri il collegio ha assolto Hudorovic e la moglie «perché il fatto non sussiste» dopo che nella requisitoria il pm aveva chiesto in mattinata 2 anni per il marito e 15 mesi per la moglie. Inoltre i giudici hanno inviato gli atti in Procura per valutare l’ipotesi di truffa: in aula, infatti, lo stesso Hudorovic aveva dichiarato «è vero, ho cercato di truffare Diaspro come già avevo fatto con altre persone, però non l’ho colpito. Ho anche registrato tutto, lo faccio sempre per tutelarmi».