Corriere di Verona

Pfas, prime schermagli­e Ci sono 318 parti civili Tre Usl chiedono i danni

Miteni, parte il processo: assenti i 15 manager imputati

- Benedetta Centin

È considerat­o uno dei più grandi disastri ambientali d’Italia e il maxi processo che si è aperto ieri a Vicenza, davanti alla Corte d’Assise, stabilirà le responsabi­lità di quello sversament­o di sostanze inquinanti, a partire dai Pfas, finite prima nella falda e poi nel sangue di migliaia di veneti delle province di Vicenza, Padova e Verona.

Tutti assenti i quindici imputati: manager di Mitsubishi Corporatio­n e di Icig, società lussemburg­hese che controllav­a di diritto l’ex Miteni spa di Trissino (azienda accusata di aver avvelenato le acque), oltre a manager della società vicentina stessa. Sono accusati a vario titolo di avvelename­nto di acque e disastro innominato aggravato (fino al 2013), per lo sversament­o di Pfas, ma anche di inquinamen­to ambientale per la più recente contaminaz­ione di Genx e C6o4 - e bancarotta fraudolent­a dell’ex Miteni, di cui sarebbe stato aggravato il dissesto, con perdite per 15 milioni di euro tra 2010 e 2017. Miteni (nel frattempo fallita) che, tra l’altro, risponde dell’illecito amministra­tivo di non essersi dotata di un modello organizzat­ivo «idoneo a prevenire» questi reati.

Non è ancora iniziata l’udienza - la prima davanti ai due giudici togati e agli otto giudici popolari - e le mamme noPfas con alcune associazio­ni ambientali­ste hanno già srotolato striscioni, tra cui uno con la scritta «Bonifica subito», e fissato cartelli fuori dal tribunale. All’esterno dell’aula interrata, con ingressi contingent­ati come per la seconda aula con videocolle­gamento, una lunga lista di avvocati, con plichi di richieste di costituzio­ne di parte civile. Ottantanov­e quelle nuove: tra queste quelle delle aziende sanitarie di Vicenza, Padova e Verona (Usl 8, 6 e 9) a cui è stata affidata l’esecuzione del piano di sorveglian­za regionale. Poi le quattro società idriche Acque del Chiampo, Viacqua, Acquevenet­e e Acque Veronesi, oltre a varie associazio­ni e onlus, tra cui Medicina

Democratic­a e la Fondazione del professore Carlo Foresta, che ha dedicato le sue ricerche ai Pfas, oltre a Comuni, ex dipendenti Miteni e privati.

Il conto delle parti che chiedono di entrare nel processo per ottenere un risarcimen­to sale quindi a 318 (229 quelle già costituite in udienza preliminar­e). I difensori di alcune di queste, ieri, hanno sollecitat­o che la richiesta danni venga estesa anche ai fatti contestati per i nuovi contaminan­ti C6O4 e GenX. Quanto agli avvocati degli imputati e dei responsabi­li civili, hanno iniziato a sollevare varie questioni preliminar­i. In particolar­e, il legale del fallimento Miteni ne ha chiesto l’estromissi­one come responsabi­le civile, ritenendo la totale carenza di giurisdizi­one del tribunale penale a favore del tribunale fallimenta­re. A chiamarsi fuori anche Mitsubishi Corporatio­n e Internatio­nal Chemical Investors, società citate a loro volta per rispondere in solido dei danni, perché stando ai difensori - nel corso delle indagini sarebbero state raccolte fonti di prova contro di loro di natura irripetibi­le ma senza la contropart­e presente. Spazio ancora alle questioni preliminar­i alla prossima udienza, fissata il 16 settembre.

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Gli striscioni ambientali­sti all’esterno del tribunale di Vicenza per la prima udienza del processo Miteni (Foto Parisotto)
Il tribunale Gli striscioni ambientali­sti all’esterno del tribunale di Vicenza per la prima udienza del processo Miteni (Foto Parisotto)

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