Veneto al test licenziamenti «Ora anche un’intesa locale»
Via allo sblocco selettivo: «Non ci sarà una fiammata di uscite»
Lavoro, anche per il Veneto è scattato, da ieri, il test dello sblocco selettivo dei licenziamenti. Un passo, che supera il divieto generalizzato imposto con la crisi Covid, sospeso tra l’ottimismo di chi vuole far leva sulla ripresa in atto e i timori di chi, invece, rileva ancora troppe crisi in atto. I dati su cui ragionare sono attesi tra qualche settimana: a inizio agosto quelli dell’Inps, già a metà luglio un report di Veneto Lavoro. A dirsi «moderatamente ottimista» rispetto alla paventata fiammata di licenziamenti è il direttore veneto Inps, Antonio Pone. Che aveva già tentato nei mesi scorsi di stimare i lavoratori a rischio, partendo dal dato della cassa integrazione a zero ore. «In Veneto, già a settembre 2020, era sotto il 10% del totale, con altre riduzioni nei mesi successivi - dice Pone. Non aspetto impatti estesi».
La stima a febbraio parlava di 7-8.000 persone. Ma il contesto è migliorato ancora. Il report Inps sulla Cig di giugno, vede le ore autorizzate di ordinaria attestate, a maggio in Veneto, a 1,1 milioni, il 95% in meno della cifra-monstre di oltre 26 milioni del 2020. La Cig in deroga, per le aziende più piccole vede richiesti 7 milioni di ore rispetto agli oltre 17 di un anno fa (-60%) i fondi di solidarietà 13,7 contro 47,7 (-71%).«Tra gennaio e maggio il ‘tiraggio’ (l’uso reale delle ore autorizzate, ndr) è diminuito ancora sotto il 50%», dice Pone.
«Il crollo nella Cig c’è ed è fuori discussione che la ripresa sia in moto. Vedremo già in autunno, se si tratti di vera ripresa o di una ’bolla’ - dice Alfio Calvagna, il sindacalista Cisl presidente del comitato regioripresa nale Inps -. Poi ci sono comparti come il tessile, abbigliamento, calzaturiero dove la crisi non è finita e si parla di cinquemila posti a rischio tra i terzisti dell’artigianato».
Impressioni, ovviamente. Che però in parte spiegano anche le posizioni in Veneto, sull’accordo tra sindacati e categorie di martedì, a Roma, che ha fissato i paletti definitivi della riapertura ai licenziamenti. Con le 13 settimane di cassa Covid senza le quote a carico delle aziende, per chi le abbia esaurite, il ricorso alle quali fa scattare lo stop ai licenziamenti. Vi si aggiungono altre 17 settimane di Cig gratuita, tra luglio e ottobre, per le aziende della moda, anche qui con lo stop ai licenziamenti, che fa rientrare il comparto nello schema previsto anche per le piccole imprese e quelle del terziario. Situazione di blocco ai licenziamenti che gli artigiani valutano con realismo: «Specie i comparti della moda in crisi, fanno i conti su come mantenere le maestranze legate alle imprese, evitando la diaspora verso altri settori, ritrovandosi sguarnite alla - dicono presidente e direttore di Cna Veneto, Alessandro Conte Matteo Ribon -. Ma c’è da pensare anche a schemi di sostegno per imprese e Made in Italy e a politiche attive di formazione, per non ritrovarci con gli stessi problemi tra qualche mese».
Sul fronte degli accordi sindacati-imprese, il segretario regionale della Cisl, Gianfranco Refosco, vede le 13 settimane in più di Cig come «importante strumento di gestione e soluzione per le crisi aziendali gestite dai tavoli regionali» (32 i casi, con 6.500 addetti e altri 1.500 dell’indotto, secondo stime Cisl). Ma Refosco chiede anche un’iniziativa forte a livello regionale. Avanzando l’idea alla Regione di convocare sindacati e imprese «su politiche attive e formazione continua».
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In migliaia, la platea dei lavoratori potenzialmente interessati dallo sblocco dei licenziamenti, stimato sulla base della CIg a zero ore
Refosco C’è un lavoro da fare con le categorie sulle misure alternative per dare in regione indicazioni congiunte
Carraro L’avviso comune contiene già gli impegni per le aziende Ma pronti ad una ratifica territoriale
E poi c’è la questione indicata dall’avviso comune di usare tutti gli strumenti disponibili (Cig, contratti solidarietà difensivi ed espansivi, intese di riduzione d’orario) prima di giungere ai licenziamenti nei casi di crisi o ristrutturazione. «C’è un importante lavoro da fare con le parti datoriali sul territorio - sostiene Refosco -, per declinare l’avviso comune in indicazioni congiunte tese a indirizzare la contrattazione nelle singole crisi».
Linea su cui apre Confindustria. «Il memorandum contiene già gli impegni per le aziende associate - dice il presidente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro -. Vedo però che è consuetudine la ratifica a livello territoriale. Siamo pronti a farlo». E sul fronte licenziamenti: «Dal nostro termometro il problema sarà ben più trovare personale a tutti i livelli; centrale sarà la formazione. E poi c’è il fattore critico della difficoltà e dei prezzi degli approvvigionamenti». Al punto dal fermare gli impianti? «Misuro il caso della mia azienda, dove lo stabilimento di Rovigo ha dovuto fermarsi per sette giorni nelle scorse settimane dice Carraro -. E di tante aziende costrette a rivedere i piani di recuperare tenendo aperto ad agosto». «Bene l’intesa, ma che non fa che riprendere una scala di interventi da sempre attuati nelle imprese - aggiunge il vicepresidente di Confindustria Vicenza, Alberto Favero -. A Vicenza vedo prevalere la ripresa e c’è difficoltà a trovare tecnici. Al punto che vedo con favore l’allargare la ricerca delle figure ad una ricognizione al livello nazionale».