Corriere di Verona

L’atleta delle Fiamme Gialle, 22 anni, è riserva nel canottaggi­o. «Ma è tutta esperienza»

- Matteo Sorio

Remare per credere. «Ho iniziato a credere nel canotaggio a dieci anni. Il primo allenatore è stato mio padre Marco. Tanti allenament­i sul lago, dove abbiamo casa, e d’estate le uscite alle sei e mezzo di mattina per evitare motoscafi e traghetti».

Dalla Canottieri Bardolino a quelle Fiamme Gialle con cui fa la valigia per Tokyo, Clara Guerra ha 22 anni, quattordic­i titoli italiani nel curriculum e un ruolo di riserva nel canottaggi­o femminile che tra dieci giorni parte per il Giappone. «Ci siamo qualificat­e ai Giochi il 31 agosto 2019 nel 4 di coppia, arrivando seconde nella finale B dei Mondiali di Linz, in Austria. Poi c’è stato il Covid. Il tempo intercorso tra allora e oggi è servito per le selezioni». Di quella squadra Ondoli si sposta sul doppio, Serafini e Terrazzi non partono, Guerra invece sarà il jolly. «La forma è ottima ma alla fine è stato deciso che a Tokyo sarò la riserva, non solo del quattro di coppia ma anche del doppio senior, del doppio senza e del doppio pesi leggeri. Un po’ dispiace non essere “titolare” ma penso positivo. Sono le mie prime Olimpiadi, se serve dovrò essere pronta a subentrare e davanti c’è ancora tanto tempo per crescere». Della serie: i Giochi da bordocampo, a scaldare braccia e gambe, rompendo comunque il ghiaccio con quel sogno che parte da lontano. «Da piccola vedevo Rossano Galtarossa della Canottieri Padova, il mio modello, bravissimo e competente, atleta incredibil­e capace di andare sul podio in quattro Olimpiadi. Un altro grande esempio è Josefa Idem per la sua perseveran­za, otto Olimpiadi in carriera. Oggi il mio ragazzo, Catello Amarante, è passato da poco ad allenare. Sono riferiment­i che mi accompagna­no nel lavoro quotidiano».

Un lavoro che ha spinto Guerra lontano da casa. Prima a Piacenza, nella Canottieri Nino Bixio, tecnico Marco Savino, poi in Puglia, alla Pro Monopoli di Daniele Barone, infine tre anni fa l’ingresso nelle Fiamme Gialle con Rocco Pecoraro. «Con le Fiamme posso fare di questo sport la mia vita. L’anno lo passiamo in raduno a Sabaudia. La sede del canotaggio è lì vicino». Guerra nasce singolista. Il climax, tre anni fa, con l’argento mondiale e il bronzo europeo nei pesi leggeri. La barca multipla è il suo habitat dal 2019, quand’è scattata la chiamata per aiutare il 4 di coppia, barca difficilis­sima per tecnica e sintesi in acqua, a meritarsi Tokyo. «Da singolista passi la maggior parte del tempo da sola, tutti i giorni, tu e la tua tabella di lavoro. La routine su barca multipla prevede due allenament­i al giorno tranne la domenica, d’inverno anche tre: sessioni da minimo due e ore mezza, intensità molto elevata, mattina in barca e al pomeriggio il lavoro a secco in palestra. Durante il lockdown eravamo chiusi in casa con il vogatore». E anche quello è servito, alla fine, anche se mettere la barca in bacino è decisament­e un’altra cosa. Intanto Guerra sta anche studiando, dividendo l’impegno sui libri con quello ai remi. «Scienze motorie, mi laureo a febbraio».

Prima della tesi, però, c’è Tokyo. «Per il canottaggi­o femminile poter puntare all’ingresso in finale sarebbe già un grandissim­o risultato, nella squadra maschile magari c’è qualche equipaggio che può puntare alla medaglia. Il Covid renderà la mia prima Olimpiade un po’ strana, lo so. Vedremo che atmosfera ci sarà. Andarci, per me, è già un grande passo».

Gli obiettivi «Puntare all’ingresso in finale sarebbe un gran risultato e se servirà dovrò essere pronta»

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Ai remi Clara Guerra impegnata nel singolo con la maglia azzurra

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