Ma l’impianto resta aperto nessun bagnante se ne va «Non sanno che è morto?»
La sorpresa di tutti per l’arrivo di carabinieri e cronisti
L’impianto SAN PIETRO IN GU (PADOVA) “Conca Verde» di San Pietro in Gu è un paradiso per bambini: una piscina con scivoli circolari, una vasca da 25 metri per il nuoto libero, un’altra piccola con l’acqua alta 50 centimetri per i più piccoli, quella centrale da un metro e venti per i «medi», i bambini che in acqua se la cavano ma non sono ancora autonomi. E poi campi da calcetto, beach volley, tennis.
Ieri l’impianto sportivo era pieno di gente. Tutti hanno assistito alla concitazione del momento in cui Christian è stato soccorso, tanti hanno visto da vicino l’angoscia dei genitori che si erano solo distratti un momento, una distrazione per la quale proveranno il senso di colpa a vita, anche se tutti sanno che i bambini sono imprevedibili e perderli d’occhio è un attimo. Però nessuno ieri si è scomposto. Le centinaia di persone in acqua o stese sui lettini del grande parco sono rimaste dov’erano, e dopo che il piccolo è stato prelevato dall’elicottero del Suem sono rimasti in piscina come se nulla fosse. L’impianto è rimasto aperto anche quando, alle 15, si è diffusa la notizia che il piccolo era morto. Impossibile non averlo saputo, nell’era di Internet e dei Social network, nell’epoca in cui tutti sono con il telefonino in mano per buona parte della giornata. Anche perché la morte di un bambino in piscina è la prima notizia dei siti e viene rilanciata subito dai Social. E’ così perché è l’incubo delle mamme e i papà, è così perché quando i bambini crescono ci mettono un secondo a mettersi nei guai. Però ieri nessuno si è scomposto di molto. Alle 16 alla chetichella dopo una giornata al sole le prime famiglie hanno iniziato ad andarsene via da «Conca Verde» tranquille, forse un po’ stupite di trovare fuori, sul piazzale antistante l’impianto, giornalisti e telecamere. I responsabili della piscina hanno preso uno dei ragazzi della sicurezza e l’hanno messo fuori a tenere a bada i cronisti. Questo mentre alcune mamme e nonne fuori, giunte a prendere figli e nipoti, si stupivano del perché la piscina non avesse chiuso. «Se non si chiude quando accadono queste tragedie, non capisco davvero quando questa decisione debba essere presa — si chiede una nonna che era venuta a riprendere i nipoti —. Non lo sanno che è morto un bambino? Lo so io che ho 70 anni e l’ho letto su Facebook».
Lentamente tutti se ne sono andati verso le 17.30, quando è arrivata la stazione mobile dei carabinieri, incaricata di mettere sotto sequestro la piscina. E a quel punto, piano piano, tutti hanno capito che la giornata dei divertimenti era davvero finita.
Il sindaco Siamo tutti sconvolti, non sappiamo capacitarci della tragedia
Una nonna «Mi chiedo quando si debba sospendere l’attività se non davanti a un dramma»