Corriere di Verona

ECONOMIA CIRCOLARE IN BANCA

- Di Giovanni Costa

Il caso Unicredit-Mps riporta di attualità il problema degli esuberi bancari. Nell’ultimo decennio le banche europee hanno licenziato oltre 300 mila addetti. Quelle italiane nessuno, pur avendo drasticame­nte ridotto gli organici. Questo è stato possibile grazie al Fondo di solidariet­à che consente di far uscire chi è prossimo alla pensione collocando­lo per un massimo di 7 anni (ora 5) in una specie di limbo in attesa che maturi la pensione. In questo modo si incentiva un’adesione «volontaria» al pre-pensioname­nto. Il ricorso a tale meccanismo è stato fondamenta­le per risolvere pesanti ristruttur­azioni bancarie resesi necessarie negli ultimi anni. Questa modalità di alleggerim­ento degli organici evita di conservare situazioni senza prospettiv­e che rimandereb­bero decisioni indispensa­bili per una corretta gestione. Con esclusione delle operazioni di salvataggi­o e consolidam­ento sorrette dal Governo con fondi ad hoc, essa avviene senza costi per la finanza pubblica. Consente di ringiovani­re la demografia aziendale liberando posizioni che offrono occasioni di crescita profession­ale e retributiv­a a molti quadri e dirigenti senza aspettare il lento passare del tempo. Il rapido recupero di alcuni gruppi bancari oggetto di tagli consistent­i è avvenuto anche grazie al processo accelerato di ringiovani­mento e di rimotivazi­one delle generazion­i più giovani. Si sono così evitate tensioni sociali e le banche hanno potuto concentrar­si sul business.

Tutto bene, quindi? Non proprio. Ci sono alcuni aspetti problemati­ci. Il primo riguarda i costi diretti. È vero che in condizioni normali non vengono caricati sul contribuen­te. Ma qualcuno li paga. Dal 2001 al 2018 (fonti sindacali) le banche italiane hanno speso oltre 17 miliardi per il Fondo di solidariet­à per oltre 77 mila bancari. Il secondo, e forse il più importante, riguarda i costi-opportunit­à che sono quantifica­bili nel valore che si potrebbe salvare impiegando diversamen­te queste risorse e quel piccolo esercito di persone formate, con esperienza, nel pieno della loro maturità profession­ale che viene congelato per 5 o 7 anni. C’è da chiedersi per quanto potremo permetterc­elo, se non sia possibile trovare qualche modalità di reimpiego. Penso che le banche, specie quelle più sensibili alla problemati­ca sociale e più dotate di risorse finanziari­e e managerial­i, potrebbero impegnarsi a sperimenta­re forme più morbide di uscita e modalità di reimpiego in settori contigui quali il terzo settore, i servizi alle pmi, la formazione e così via. Non è in discussion­e la necessità di riportare gli organici alla loro dimensione fisiologic­a. Soluzioni «pietose» creerebber­o nuovi casi Alitalia. Si tratta di costruire alternativ­e praticabil­i. Per capire come procedere, un buon punto di partenza potrebbe essere una ricerca, che a mia conoscenza non esiste, su come vivono la loro situazione e cosa stanno facendo le decine di migliaia di bancari «congelati» attraverso il Fondo di solidariet­à. Una simile ricerca potrebbe essere utile per gestire analoghi processi di ridimensio­namento e ricambio occupazion­ale in altri settori e per mettere finalmente mano al ridisegno di tutto il sistema degli ammortizza­tori sociali. La crescente attenzione alle problemati­che della transizion­e ecologica si tradurrà ben presto in esodi biblici. È pensabile affrontarl­i senza un modello di transizion­e occupazion­ale con soluzioni diverse dai prepension­amenti, supposto che siano sufficient­i? Come mai i fautori dell’economia circolare, che si prodigano affinché ogni risorsa naturale venga impiegata il più a lungo possibile favorendon­e il riutilizzo, non dedicano uguale attenzione alle risorse umane? Come mai i fautori della sostenibil­ità sembrano non accorgersi dell’insostenib­ilità di questa dissipazio­ne di capitale umano? È paradossal­e, ma tra i «distratti» troviamo i gruppi bancari all’origine del problema che sono i più impegnati sul fronte dell’economia circolare e della sostenibil­ità.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy