Il figlio è violento: chiede aiuto 9 volte
Lo aveva riaccolto dopo che lui era stato denunciato dalla compagna maltrattata
Dopo i maltrattamenti alla convivente incinta, quelli ai danni della mamma che lo aveva riaccolto in casa. Dopo essere stato allontanato dalla compagna e dalle loro due creature, ora dovrà starsene alla larga anche dall’anziana madre che lo stava ospitando. Quest’ultima per 9 volte nel giro di poche settimane ha richiesto l’intervento di polizia e carabinieri contro il figlio violento. In nessun caso, però, la pensionata veronese ha voluto sporgere denuncia. Ora è stato allontanato.
Dopo i maltrattamenti alla convivente incinta, quelli ai danni della mamma che lo aveva riaccolto in casa. Dopo essere stato allontanato dalla compagna e dalle loro due creature, ora dovrà starsene alla larga anche dall’anziana madre che lo stava ospitando.
Quest’ultima per 9 volte nel giro di poche settimane ha richiesto l’intervento di polizia e carabinieri contro il figlio violento. In nessun caso, però, la pensionata veronese ha voluto sporgere denuncia nei confronti del 35enne: lo aveva ripreso dopo che era stato denunciato e allontanato dalla compagna per maltrattamenti in famiglia. Se non lo avesse ospitato lei, era il timore della donna, dove sarebbe potuto andare? Così, esasperata ma anche impaurita dalla crescente aggressività del figlio che quando beveva non riusciva a controllarsi, in questi mesi di problematica convivenza forzata ha continuato a sopportare. Sperava che sarebbe cambiato, che potesse mettere la testa a posto. Quando si verificavano le aggressioni più pesanti, chiamava le forze dell’ordine. «No, non lo denuncio, non posso» rispondeva ogni volta. L’ultimo raptus di violenza di cui si è trovata vittima due domeniche fa, l’ha finalmente indotta a implorare i poliziotti: «Portatelo via». Ha chiesto di allontanarlo, di condurlo via da quell’abitazione dove lei lo aveva riaccolto ma che lui aveva trasformato in un inferno domestico. Così è stato:
l’appello dell’anziana è stato accolto con prontezza dai magistrati scaligeri e, su richiesta della pm Elisabetta Labate,il gip Raffaele Ferraro ha emesso la misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento e comunicazione con la madre. Dovrà lasciarla in pace e starle lontano, altrimenti rischia il carcere. Ieri, interrogato dalla gip Paola Vacca, ha promesso che tenterà di curare la sua dipendenza dall’alcol. A costargli l’ordine di allontanamento, è stato lo scatto violento contro la madre dell’1 agosto, l’ennesimo di una interminabile catena di episodi-fotocopia: era l’ora di pranzo di domenica quando la pensionata aveva dovuto allertare la Questura dopo essere stata colpita dal figlio con il telefonino. Al loro arrivo gli agenti avevano visto un evidente gonfiore all’altezza dell’arcata sopraccigliare della madre, mentre lo schermo cellulare del 35enne era danneggiato. «Non sporgo denuncia - ha detto la donna - ma vi chiedo di allontanarlo da qui». A quel punto, sono partite le indagini e dagli archivi delle forze dell’ordine è emersa la lunga scia di segnalazioni da parte dell’anziana contro il figlio aggressivo e manesco: le annotazioni di 112 e 113 descrivono insulti, sputi, parolacce, rottura di suppellettili, muri e porte presi a calci, maltrattamenti, perfino minacce di morte. Incapace di sopportare un simile incubo quotidiano, la donna in due casi avrebbe addirittura tentato gesti autolesionistici ingerendo pericolosi mix di farmaci. Entrambe le volte, fortunatamente, era stata condotta in tempo al pronto soccorso e salvata: ai medici, aveva spiegato di aver «agito in modo impulsivo, in preda a un momento di sconforto dopo l’ennessima aggressione del figlio». Ogni volta, nonostante tutto, lo ha perdonato. Lo ha fatto anche dopo il raptus di due domeniche fa, quando ha chiesto ai poliziotti di portarlo via: due giorni dopo, si era detta già disponibile a riaccoglierlo, di averne chiesto l’allontanamento in un momento di sconforto. «Un atteggiamento ambivalente», viene definito dal gip quello della madre che non se la sente di «lasciarlo senza punti di riferimento dopo la separazione dalla partner». Per il giudice però «la situazione di maltrattamenti ai danni della madre sussiste» e il «rischio di reiterazione è più che concreto». Inoltre «emerge chiaramente come rabbia e aggressività dell’indagato scaturiscano dai rapporti con la compagna separata e dal divieto di poter incontrare le figlie minori»: per anni infatti avrebbe maltrattato la convivente, perfino quando era in gravidanza. Fatti che lo vedono tuttora al banco degli imputati.
Le accuse È già sotto processo per le botte alla partner, ora è indagato per quelle alla madre