Si separa dal marito «in odore di mafia» ma il nome della donna resta nella black list
Dopo l’interdittiva, lei aveva posto fine al matrimonio: al Tar non basta
Si era separata dal marito ritenuto «in odore di mafia» dopo essere stata raggiunta il 18 maggio 2018 dall’interdittiva spiccata dalla Prefettura di Verona ai danni dell’azienda di cui il consorte «colluso» l’avrebbe resa prestanome. Ma la separazione dal coniuge non è bastata alla donna per uscire dalla famigerata «black list». Ancora un buco nell’acqua davanti ai giudici per uno dei componenti (o ex tali) della famiglia Diesi. Considerati vicini alla malavita organizzata, più volte in questi anni sono stati destinatari di interdittive antimafia: i loro ricorsi sono sempre stati respinti. Un epilogo appena andato in scena al Tar del Veneto anche per la moglie (o ex) di uno dei fratelli Diesi: quest’ultima, nel maggio 2018, risultava la prestanome di una delle due aziende con sede a Castagnaro, nella Bassa, la Veneta Autotrasporti Srl e la S.G. Petroli Srl, interdette in quanto «riconducibili - motivò la prefettura scaligera - a una famiglia di imprenditori di origine siciliana, già colpita in passato da altri provvedimenti interdittivi emessi dalle prefetture di Milano e Rovigo». La famiglia Diesi, originaria di Roccamena (Palermo), è da sempre attiva nei settori dell’edilizia e del movimento terra. Nomi di spicco sono quelli
dei due fratelli Franco Salvatore e Giuseppe, secondo gli inquirenti in rapporti con imprenditori vicini a Cosa Nostra e ‘Ndrangheta. Secondo quanto accertato, la S.G. Petroli, che gestiva tre distributori di carburante, sarebbe stata intestata alla moglie di Franco Salvatore (già socia in precedenza insieme al marito della Co.ge.t., poi colpita da un’informativa della Prefettura milanese). Le due aziende di Castagnaro avrebbero condiviso le sedi, inoltre la moglie di Franco Salvatore sarebbe risultata in stretti rapporti con la titolare (prestanome) della Veneta Autotrasporti. L’avvocato della S.G. Petroli, Roberto D’Agostino all’epoca aveva precisato che «nessun componente della famiglia Diesi è stato mai condannato per associazione mafiosa o reati collegati». Fatto sta che la moglie di Franco Salvatore, Giovanna Saltaformaggio, dopo quell’interdittiva veronese aveva chiesto alla Prefettura rodigina di essere inserita nella «white list» con la sua tabaccheria in piazza a Badia, come esercizio «non soggetto a infiltrazioni mafiose». Un’istanza-beffa, visto che si è ritrovata colpita da un’altra informativa: un provvedimento scattato nel maggio del 2020 e da lei impugnato al Tar del Veneto. Oltre all’inserimento nella black list, la donna chiedeva di annullare anche il provvedimento di revoca della gestione della Rivendita ordinaria di generi di monopolio. Nel suo ricorso, si evidenzia come «l’interdittiva Prefettura di Verona del 15 maggio 2018 riguarderebbe direttamente la ricorrente, ma sarebbe stata emessa con riferimento alla società della quale lei sarebbe mera prestanome, perché aveva accondisceso alle richieste del marito che, visti i numerosi precedenti di polizia, non avrebbe mai potuto ottenere le concessioni». Inoltre «nel corso del matrimonio la ricorrente a seguito del ricevimento della notifica dell’interdittiva impugnata avrebbe cessato di fatto il rapporto coniugale», per cui «sarebbe quindi venuta meno qualsivoglia illecita influenza della famiglia nell’attività imprenditoriale della ricorrente». Ragioni che i giudici hanno respinto: «Non risulta scrivono - che la ricorrente abbia in qualche modo interrotto i rapporti di cointeresse economico, rinunciando ai ruoli societari ricoperti».
L’impugnazione La ricorrente: «Cessato il rapporto coniugale, è venuta meno l’influenza illecita»
La sentenza I giudici: «Non risulta che lei abbia interrotto i rapporti di cointeresse economico»