Ramagli modella la Scaligera «Velocità e profondità come marchio di fabbrica»
L’obiettivo: «Entrare nei playoff, lottare fino in fondo»
Alessandro Ramagli, la sua nuova Scaligera è fatta, con Penna e Caroti in regia, Anderson, Grant, Rosselli e Udom esterni, Johnson, Candussi, Pini e Nonkovic in area: che basket giocherete?
«Siamo una squadra che può alzare il ritmo: Rosselli è un passatore quasi da football americano, Anderson ha sempre saputo giocare in velocità, un marchio di fabbrica di Grant è il correre da ferro a ferro, Johnson è un lungo che può addirittura condurre il contropiede. Fondamentale sarà anche essere semplici su due concetti principali, basilari: la palla dentro e, sfruttando la duttilità dei lunghi, l’alternanza tra gioco profondo e non».
Con Johnson animale d’area, per Candussi diventerà meno pressante avere impatto nel pitturato?
«Avere impatto sotto mette Candussi in confort quindi lui deve continuare ad andare vicino a canestro. Johnson lo sa già fare ma al college giocava spesso anche da ala piccola con eccellenti intuizioni di passaggio e confidenza perimetrale. Ricordo poi che Grant per fisico sa essere competitivo pure da ala forte. Insomma possiamo essere una squadra molto poco prevedibile».
In play Penna e Caroti, il secondo confermato, il primo ché è legatissimo a lei dopo le esperienze a Bologna e Udine...
«Penna è uno con gli attributi, già lo dimostrò a Bologna quando ci fece vincere una gara 4 decisiva a Casale Monferrato dopo che Spissu s’era fatto male. Anche Caroti è uno così. Sono due play giovani, perfettibili ma veraci e devono cavalcare questo loro carattere: starà a me inibirli se e quand’è il caso».
Obiettivo di Verona nella prossima A2?
«C’è un progetto triennale e oggi vogliamo entrare nei playoff. A me questa squadra garba, e ho la sensazione che ci credo più io di altri. Partiamo dalle retrovie ma ci sono tutti i presupposti per divertirsi».
È una Scaligera più giovane rispetto all’ultima versione, età media 25,8 anni, Grant, Udom, Penna e Caroti i più «freschi» con Rosselli e Anderson a fare da senatori…
«Ci sono due o tre giocatori la cui crescita determinerà sostanzialmente quella del gruppo. Siamo ripartiti dalla voglia di riscatto di Caroti e Pini. Cercavamo un pivot straniero ma tramontata l’idea abbiamo pensato che non c’era italiano migliore di Candussi per ricostruire. Sull’esterna Grant è uno di grande prospettiva mentre in Udom credo tantissimo: è moderno, può fare anche tre ruoli».
I capi-cordata?
«Per Grant e Udom il fratello maggiore sarà Rosselli, cui non potremo chiedere 30’ a gara. E poi c’è Anderson: consistenza, presenza, conoscenza cestistica, esperienza a livelli più alti. Lui e Rosselli sono le nostre polizze assicurative».
Tornando su Johnson?
«È un’ala forte di energia, rimbalzi, presenza fisica, anche un po’ di sana follia. A Capo d’Orlando aveva licenze talvolta eccessive: quando sai che da te e l’altro Usa dipendono vittoria o sconfitta non è facile capire come e quanto selezionare i propri tiri. Noi gli chiederemo di avere lo stesso impatto a rimbalzo e di migliorare il gioco perimetrale».