Corriere di Verona

Green Pass, la stretta sui controlli

Circolare del Viminale: scattano le verifiche della polizia. Gli esercenti dovranno chiedere la carta d’indentità solo in casi dubbi Oggi il vertice dei prefetti. I gestori dei locali: noi responsabi­li, ma non possiamo trattare i clienti da furbi

- Nicolussi Moro

Vertici nelle prefetture del Veneto, oggi, per l’applicazio­ne della circolare del Viminale che dispone controlli a campione sul Green Pass da parte delle forze dell’ordine. Esercenti tenuti a chiedere la carta d’identità solo in casi dubbi, ma la Fipe precisa: «Non possiamo trattare i clienti come furbi. Ci vuole buonsenso nell’applicazio­ne della legge».

Dopo giorni di polemiche politiche, stop e dietrofron­t del Viminale, scattano i controlli a campione delle forze dell’ordine sul Green Pass nei luoghi in cui è obbligator­io, cioè nei pubblici esercizi limitatame­nte agli avventori seduti all’interno, nelle piscine, nelle palestre, al cinema e a teatro, allo stadio, nei musei, alle mostre e ai concerti, in particolar­e nelle località turistiche e della movida. Lo dispone la circolare inviata ai prefetti dal capo di gabinetto del ministero dell’Interno, Bruno Frattasi, che fornisce precise linee guida oggi al vaglio dei Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica convocati dai prefetti veneti per organizzar­e al meglio le verifiche con i vertici di polizia di Stato, carabinier­i e Guardia di Finanza. Opereranno in coordiname­nto con le polizie locali. Intanto i Nas stanno elaborando la lista di musei, monumenti e mostre aperti a Venezia, Treviso e Belluno per vagliare non solo i lasciapass­are ma anche le procedure adottate dalle strutture al fine da rendere efficaci i controlli.

Le prime ispezioni disposte dai prefetti partiranno a Verona, dove saranno inserite nell’ambito dell’attività ordinaria, senza disporre servizi speciali. In tutte le città si dovranno basare su due cardini inderogabi­li posti dalla circolare: per i gestori è un «vero e proprio obbligo» verificare il possesso del Green Pass da parte degli avventori; ma la richiesta di esibire un documento di identità «è discrezion­ale e diventa necessaria nei casi di abuso o elusione delle norme. Come ad esempio quando appaia manifesta l’incongruen­za con i dati anagrafici». Sono già emersi casi di giovani che hanno utilizzato il pass dei genitori per partecipar­e a eventi al chiuso. L’altro nodo focale riguarda i clienti, che non potranno rifiutarsi di esibire la carta di identità

a chi è incaricato dei controlli, «anche se il verificato­re non rientra nella categoria dei pubblici ufficiali». Si parla appunto degli esercenti ma anche degli steward negli stadi. Nel caso in cui si presentino le forze dell’ordine, gli avventori

saranno tenuti a esibire di nuovo il Green Pass e un documento, anche in assenza di situazioni dubbie. Se risulteran­no privi della certificaz­ione verde pagheranno una multa da 400 a 1000 euro, a cui si aggiungerà una denuncia per falso qualora la loro identità non corrispond­esse al pass. Il titolare del locale è passibile della stessa sanzione (se ripetuta tre volte scatta la sospension­e dell’attività fino a 10 giorni) solo nel caso in cui non chieda il Green Pass, ma non sarà ritenuto responsabi­le di un eventuale uso scorretto dello stesso.

Passaggio, quest’ultimo, inserito anche per venire incontro ai pubblici esercenti, che più volte hanno specificat­o di «non voler fare i poliziotti». In ogni caso la circolare del Viminale risponde alla domanda cruciale: chi controlla i controllor­i? Sorta soprattutt­o alla luce della lista di ristorator­i e baristi «dissidenti», scesi in piazza al grido di «Io apro» e decisi a non chiedere il Green Pass. Benché pure tra i «regolari» più di qualcuno, a distanza di nemmeno una settimana dall’entrata in vigore della certificaz­ione verde operativa dal 6 agosto, già «dimentichi» di chiederla. «Si tratta di qualche svista dovuta alla mancanza di abitudine — dice Eugenio Gattolin, segretario regionale della Fipe (la Federazion­e italiana pubblici esercizi) —. Con un po’ di pazienza si andrà gradualmen­te a regime, il senso di responsabi­lità e l’attenzione alla normativa da parte dei gestori ci sono, ma ricordo che non siamo pubblici ufficiali. Chiederemo il documento di identità solo in caso di incongruen­za tra dati anagrafici, come facciamo per la vendita di alcolici se ci troviamo di fronte clienti palesement­e minorenni. Ma dobbiamo avere fiducia nei consumator­i, non possiamo trattarli tutti da furbi: se ci capiterann­o situazioni fuori legge, chiameremo le forze dell’ordine. Siamo consapevol­i — aggiunge Gattolin — della necessità di garantire tutela a tutti, ma va compresa la difficoltà di chi, preso dal lavoro, fatica a controllar­e ogni cliente. Solo le grandi strutture hanno personale dedicato, ci vuole un po’ di buonsenso nell’applicazio­ne delle leggi».

«Il ricorso alle certificaz­ioni verdi corrispond­e all’esigenza di consentire l’accesso in sicurezza alle attività — precisa la circolare del Viminale —. Rappresent­ano uno strumento di salvaguard­ia e di tutela della salute pubblica, per scongiurar­e... il ripristino di misure restrittiv­e ai fini di contenimen­to del contagio. Ne discende la necessità di porre la massima attenzione al controllo dell’impiego effettivo di dette certificaz­ioni, con apposita programmaz­ione in sede di Comitato provincial­e per l’ordine e la sicurezza pubblica».

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Una poliziotta controlla il Green Pass di due clienti. Anche nel Veneto scatterann­o le ispezioni
Al ristorante Una poliziotta controlla il Green Pass di due clienti. Anche nel Veneto scatterann­o le ispezioni

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