Green Pass, la stretta sui controlli
Circolare del Viminale: scattano le verifiche della polizia. Gli esercenti dovranno chiedere la carta d’indentità solo in casi dubbi Oggi il vertice dei prefetti. I gestori dei locali: noi responsabili, ma non possiamo trattare i clienti da furbi
Vertici nelle prefetture del Veneto, oggi, per l’applicazione della circolare del Viminale che dispone controlli a campione sul Green Pass da parte delle forze dell’ordine. Esercenti tenuti a chiedere la carta d’identità solo in casi dubbi, ma la Fipe precisa: «Non possiamo trattare i clienti come furbi. Ci vuole buonsenso nell’applicazione della legge».
Dopo giorni di polemiche politiche, stop e dietrofront del Viminale, scattano i controlli a campione delle forze dell’ordine sul Green Pass nei luoghi in cui è obbligatorio, cioè nei pubblici esercizi limitatamente agli avventori seduti all’interno, nelle piscine, nelle palestre, al cinema e a teatro, allo stadio, nei musei, alle mostre e ai concerti, in particolare nelle località turistiche e della movida. Lo dispone la circolare inviata ai prefetti dal capo di gabinetto del ministero dell’Interno, Bruno Frattasi, che fornisce precise linee guida oggi al vaglio dei Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica convocati dai prefetti veneti per organizzare al meglio le verifiche con i vertici di polizia di Stato, carabinieri e Guardia di Finanza. Opereranno in coordinamento con le polizie locali. Intanto i Nas stanno elaborando la lista di musei, monumenti e mostre aperti a Venezia, Treviso e Belluno per vagliare non solo i lasciapassare ma anche le procedure adottate dalle strutture al fine da rendere efficaci i controlli.
Le prime ispezioni disposte dai prefetti partiranno a Verona, dove saranno inserite nell’ambito dell’attività ordinaria, senza disporre servizi speciali. In tutte le città si dovranno basare su due cardini inderogabili posti dalla circolare: per i gestori è un «vero e proprio obbligo» verificare il possesso del Green Pass da parte degli avventori; ma la richiesta di esibire un documento di identità «è discrezionale e diventa necessaria nei casi di abuso o elusione delle norme. Come ad esempio quando appaia manifesta l’incongruenza con i dati anagrafici». Sono già emersi casi di giovani che hanno utilizzato il pass dei genitori per partecipare a eventi al chiuso. L’altro nodo focale riguarda i clienti, che non potranno rifiutarsi di esibire la carta di identità
a chi è incaricato dei controlli, «anche se il verificatore non rientra nella categoria dei pubblici ufficiali». Si parla appunto degli esercenti ma anche degli steward negli stadi. Nel caso in cui si presentino le forze dell’ordine, gli avventori
saranno tenuti a esibire di nuovo il Green Pass e un documento, anche in assenza di situazioni dubbie. Se risulteranno privi della certificazione verde pagheranno una multa da 400 a 1000 euro, a cui si aggiungerà una denuncia per falso qualora la loro identità non corrispondesse al pass. Il titolare del locale è passibile della stessa sanzione (se ripetuta tre volte scatta la sospensione dell’attività fino a 10 giorni) solo nel caso in cui non chieda il Green Pass, ma non sarà ritenuto responsabile di un eventuale uso scorretto dello stesso.
Passaggio, quest’ultimo, inserito anche per venire incontro ai pubblici esercenti, che più volte hanno specificato di «non voler fare i poliziotti». In ogni caso la circolare del Viminale risponde alla domanda cruciale: chi controlla i controllori? Sorta soprattutto alla luce della lista di ristoratori e baristi «dissidenti», scesi in piazza al grido di «Io apro» e decisi a non chiedere il Green Pass. Benché pure tra i «regolari» più di qualcuno, a distanza di nemmeno una settimana dall’entrata in vigore della certificazione verde operativa dal 6 agosto, già «dimentichi» di chiederla. «Si tratta di qualche svista dovuta alla mancanza di abitudine — dice Eugenio Gattolin, segretario regionale della Fipe (la Federazione italiana pubblici esercizi) —. Con un po’ di pazienza si andrà gradualmente a regime, il senso di responsabilità e l’attenzione alla normativa da parte dei gestori ci sono, ma ricordo che non siamo pubblici ufficiali. Chiederemo il documento di identità solo in caso di incongruenza tra dati anagrafici, come facciamo per la vendita di alcolici se ci troviamo di fronte clienti palesemente minorenni. Ma dobbiamo avere fiducia nei consumatori, non possiamo trattarli tutti da furbi: se ci capiteranno situazioni fuori legge, chiameremo le forze dell’ordine. Siamo consapevoli — aggiunge Gattolin — della necessità di garantire tutela a tutti, ma va compresa la difficoltà di chi, preso dal lavoro, fatica a controllare ogni cliente. Solo le grandi strutture hanno personale dedicato, ci vuole un po’ di buonsenso nell’applicazione delle leggi».
«Il ricorso alle certificazioni verdi corrisponde all’esigenza di consentire l’accesso in sicurezza alle attività — precisa la circolare del Viminale —. Rappresentano uno strumento di salvaguardia e di tutela della salute pubblica, per scongiurare... il ripristino di misure restrittive ai fini di contenimento del contagio. Ne discende la necessità di porre la massima attenzione al controllo dell’impiego effettivo di dette certificazioni, con apposita programmazione in sede di Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica».