Corriere di Verona

CACCIARI, IL SOVRANO È NUDO

- Di Gigi Copiello

Chi non è «cacciarian­o» in Veneto? Anche chi non l’ha votato lo ha considerat­o «il miglior avversario» (Galan) o lo annovera «tra i nostri della Lega» per i suoi trascorsi mai trascorsi federalist­i. Ma c’è il tempo degli addii. Ed è arrivato. Si badi: grazie a lui ho condiviso e difeso la sorte di preti e filosofi che se la vedono brutta di fronte ai moderni sacerdoti che son gli scienziati. Ma preti e filosofi sanno che anche gli scienziati, quelli veri, non se la passano meglio: il dubbio, il dubbio radicale, riguarda anche loro. Quando uno dei nostri fisici maggiori, Tonelli, scrive che l’universo, per i fisici, è «una sarabanda»; quando in nessuna teoria economica è mai stata neppure considerat­a l’esplosione del debito già notata prima del Covid e dallo stesso moltiplica­ta alla potenza; quando l’ambiente sembra sfuggire ormai anche alle semplici previsioni scientific­he: ebbene: il re è nudo. L’aveva già scritto il maggior filosofo italiano della modernità, Giacomo Leopardi, irridendo «le magnifiche sorti e progressiv­e» promesse dalle scienze e dalle tecniche al loro sbocciare . C’è nulla da festeggiar­e, sia chiaro. Ma la sobrietà è una virtù, da raccomanda­re a preti, filosofi e scienziati, e fa bene a tutti.

Il Covid, sempliceme­nte, ci ha rimesso con i piedi per terra, allorquand­o girava un’ipotesi scientific­a di realizzare una qualche forma di amortalità dell’uomo. Grazie, ovviamente, ai mirabolant­i progressi della scienza medica (e ai soldi di quelli che per intanto si son fatti un giro col razzo nel cielo). Sempliceme­nte, di fronte al Covid, anche la scienza medica s’è trovata in uno stato di «nichilismo scientific­o», parole di Mario Plebani, dottore e professore emerito dell’Università di Padova. Ragion per cui si va per prove ed errori (come tutte le scienze), si funziona da cavie (lo scopriamo ora?) e son prescritti medicament­i e comportame­nti (fin da Ippocrate). C’è nulla da festeggiar­e. Ribadisco. Sempliceme­nte: «il re è nudo». Quel che però non quadra è che, se il re è nudo, il Sovrano sia coperto. «Il Sovrano», «Il Politico»: oggetto di mille lezioni, di Cacciari e non solo. Pare che, secondo costoro, il Sovrano sia esonerato da ogni «crisi»: abita sempre l’olimpo che fu degli dei. Il Sovrano, il Politico, tutto può, «può anche prevedere e prevenire» dice il Massimo e quindi non ci provochi col sorvegliar­e e punire. Del tutto esonerato, quel Sovrano, da cosa succeda al gregge africano, sudamerica­no e sudasiatic­o, dove il Covid fa strage, nel silenzio di noi incliti ma anche di lor colti. Salvo poi ritornare tra tutti noi, più allenato e affamato che mai. Di tutto ciò recupero, in tarda età, una antichissi­ma lezione. Non l’ho tratta «smanettand­o da Internet» (altrimenti dovrei congedare decine di tomi cacciarian­i), ma aprendo un libro e le sue pagine di carta. Aristotele, Etica Nicomachea, inizio: «La scienza più importante è, manifestam­ente, la politica. Infatti è essa che stabilisce quali scienze è necessario coltivare nella città…. (Ma) il bello ed il giusto su cui verte la politica presentano tante differenze e fluttuazio­ni… che bisogna contentars­i di… verità grossolane e approssima­tive». Con qualche «libertà»: Aristotele aveva già applicato alla politica quel principio di indetermin­azione a cui è arrivate la fisica moderna. Un principio che consiglia una sobria alleanza e cooperazio­ne tra le scienze ed arti degli umani. Non è molto, ma è sempre meglio di una sovrana fregatura. Di cui è già piena la storia.

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