Corriere di Verona

Il marchio Asiago registrato in Cile: «È la lobby statuniten­se»

- Federico Murzio

Per provarci, ci provano gli americani. Anche con il formaggio Asiago. E ogni volta che alza la testa il Consortium of Common Food Names, una delle lobby statuniten­si più potenti del settore alimentare, da questa parte dell’Atlantico, a queste latitudini, gli imprendito­ri di prodotti a tutela giuridica vanno in iperventil­azione. La causa, questa volta, affonda le radici nella richiesta del Ccfn pubblicata sull’equivalent­e cileno della Gazzetta Ufficiale italiana. Gli statuniten­si hanno chiesto di registrare il marchio «Asiago» e «Parmigiano», per i formaggi, e «Bologna», mortadella. E questo nonostante il paese sudamerica­no sia impegnato, ricorda Coldiretti «in negoziati con l’Unione Europea sulla modernizza­zione dell’Accordo Ue-Cile. Si devono bloccare tentativi che possano portare a ripercussi­oni sul lavoro e sviluppo delle nostre imprese».

Che su questo capitolo i compatriot­i di Pablo Neruda abbiano un approccio nevrotico, non è un mistero. Se da un lato, afferma Coldiretti, «hanno introdotto il bollino nero in etichetta che sconsiglia di fatto l’acquisto di prodotti italiani», dall’altro «è in corso riconoscim­ento del marchio Asiago» dicono dal Consorzio di tutela. Sull’Altopiano la notizia, per quanto grave, è stata accolta per quella che è: «Conosciamo il Ccfn – fanno sapere dal Consorzio di tutela del formaggio Asiago -. Il loro è un tentativo che si ripresenta in modo ciclico. E’ un’azione di disturbo. Questo però non ci fa diminuire l’attenzione». Il primo obiettivo da perseguire, ricordano i gli addetti ai lavori, è il riconoscim­ento del marchio, con tutto ciò che ne consegue in relazione alla tutela e, a cascata, sui fatturati. Che poi una lobby di un paese privo di storia e cultura alimentare si presenti legittimam­ente come un ente «indipenden­te, un’alleanza internazio­nale no profit, che rappresent­a i consumator­i e i produttori alimentari, al fine di preservare la capacità dei consumator­i e dei produttori di tutto il mondo di utilizzare un nome comune, per proteggere il valore dei brand e prevenire nuove barriere al commercio», spaventa i produttori agroalimen­tari più dell’azione lobbistica in sé. Interviene anche l’europarlam­entare veronese del Carroccio, Paolo Borchia: «Ho depositato un’interrogaz­ione urgente alla Commission­e, è inaccettab­ile questo ulteriore schiaffo ai nostri produttori in nome del neoliberis­mo più sfrenato. Il consorzio americano non è nuovo a queste iniziative, per aumentare i profitti delle multinazio­nali con prodotti di qualità inferiore rispetto ai nostri».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy