Acc, l’Europa frena ancora sugli aiuti «Drammatico»
«Ormai è tutto in caduta libera, soprattutto la tenuta psicologica dei lavoratori» ha affermato Michele Ferraro di Uilm Uil. E in effetti il grafico delle speranze di salvezza di Acc, fabbrica di compressori per frigoriferi di Borgo Valbelluna in crisi di liquidità, punta di nuovo e decisamente verso il basso. «La situazione è drammatica» ha commentato l’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan, a seguito della sessione straordinaria di ieri del consiglio di sorveglianza socioistituzionale di Acc, un comitato che riunisce sindaci, sindacati, Regione, parlamentari bellunesi e altri interessati alle sorti dell’impianto. «Il tempo – ha continuato la Donazzan - fattore determinante per il futuro della fabbrica, è oggi sostanzialmente scaduto. Dal primo giorno abbiamo richiamato l’attenzione del governo perché si trovasse una strada per garantire il futuro dello stabilimento, che ha tutti gli indicatori in positivo tranne uno: la parte finanziaria. Acc sta lavorando senza linee di credito. Il governo intervenga con l’Europa che ancora rimpalla». Ma che c’entra l’Europa con la crisi di liquidità dell’azienda? Un anno fa il Mise, su richiesta del commissario straordinario Maurizio Castro, aveva inviato alla Commissione Europea una richiesta per essere autorizzato a garantire, con un apposito fondo previsto dalla legge Prodi-Bis, i 12,5 milioni che le banche avrebbero erogato ad Acc. Com’è noto, il placet della Commissione Europea non è mai arrivato. Anzi, sono pervenute cinque richieste di chiarimenti, ciascuna ogni due o tre mesi e ognuna con il medesimo contenuto. L’ultima è arrivata ieri. In sostanza l’ente guidato da Ursula Von Der Leyen ha preso tempo per non rispondere. Un cattivo segno, se si pensa che la Commissione è chiamata ad esprimersi sull’ultimo strumento cui è collegata la possibile salvezza di Acc: l’articolo 37 del decreto Sostegni, che istituisce un fondo di 400 milioni per le imprese come Acc: quelle operative sotto il profilo industriale ma nei guai dal punto di vista finanziario. I sindacati non sono ottimisti. «C’è da chiedersi – dice Fiom Cgil – quale sia il peso della nostra rappresentanza politica in Europa per difendere e rilanciare le nostre aziende, specie quando sono in amministrazione straordinaria, come Acc, e cioè sotto tutela statale».