Varchi e green pass con ingressi fluidi Ma è caccia ai biglietti
Se l’anno scorso a stupire erano i varchi d’accesso e i percorsi «forzati» a senso unico, quest’anno il pubblico alla Mostra del cinema ci ha ormai fatto l’abitudine. All’ingresso dei varchi, posizionati agli accessi delle aree della Mostra, le file sono pazienti e ordinate. E per gli accreditati, il green pass è «incorporato» nel badge; il pubblico, invece, lo deve esibire anche all’ingresso in sala, insieme al Qr code del biglietto, ma quest’operazione non ha rallentato gli ingressi. Chi sullo smartphone, chi stampato su carta, chi perfino l’ha appeso al collo, del green pass non ci si lamenta. Sono i biglietti a essere il tasto dolente, con la capienza dei posti in sala ancora dimezzata per mantenere i distanziamenti. Se già l’altro ieri alcuni accreditati avevano mandato una lettera alla Biennale chiedendo trasparenza sull’assegnazione dei posti, ieri le persone continuavano a tenere d’occhio il proprio smartphone a caccia di un posto libero. Qualcuno perfino nascondendosi sotto la felpa in sala durante i primi minuti delle proiezioni. Insomma, le code «fisiche» che si vedevano prepandemia, si sono trasformate in code «virtuali» su Boxol, la piattaforma che gestisce il traffico di biglietti per le proiezioni. Sempre su Boxol, si possono prenotare anche i tamponi che si possono effettuare nei tre «hub» nelle aree della Mostra: qui c’è qualche spettatore o giornalista internazionale appena arrivato, ma fila tutto liscio. Su 9mila accreditati, sono 900 a essere sprovvisti di green pass. Il Lido ha cominciato a riempirsi davvero solo verso sera: curiosi e fan non si sono fermati neanche quest’anno dal muro di oleandri che nasconde il red carpet. I più «attrezzati» sono armati di selfie-stick, gli altri si appostano vicino alle auto. Altri ancora si fermano sulla terrazza che affaccia sulla darsena dell’Excelsior. E i divi sorridono.
Hub per tamponi Su 9mila accredidati, 900 quelli senza tessera verde